“ Angela, gioia..?” La voce di Donna Assunta vibrò - TopicsExpress



          

“ Angela, gioia..?” La voce di Donna Assunta vibrò delicatamente da dietro la porta, echeggiando nella placida quiete della camera. “È tardi, figlia mia, dobbiamo sistemare la stanza. È già matina, gioia, fra poco il vestito arriva e devi ancora fare il bagno prima della prova...” Trovato, finalmente, il coraggio e la calma per abbassare la maniglia, la Baronessa entrò con cautela, andando dritta verso la lettiga. “Bambina mia, che fai ancora stesa... - sussurrò, smuovendo lievemente il guanciale - …perchè nascondi la faccia...?” Discosta, affievolita fra le pieghe della tenda, Angela osservò la madre sedere sul letto e carezzare dolcemente il cuscino che giaceva sotto le lenzuola. Si avvicinò silenziosa fino a farsi notare, le si sedette accanto senza guardarla, illuminandone il volto con la camicia candida. Poi, con un moto pieno d’affetto e timidezza, declinò il capo sulla sua guancia, scivolando lentamente come una lacrima. Trattenne il fiato un attimo e poi ruppe in singhiozzi e risa. Tenera e nervosa, ancor più confusa dalla sorpresa, la Baronessa l’ abbracciò stretta, piena di eccitata delicatezza “Angela mia, che contentizza ho nell’ anima.- pensó, discriminandole amorevolmente i capelli sulla spalla - Una festa d’ angeli, anima mia. Un gloria di voci e canti di cappella”. Incapace di trovare l’ espressione adatta a quel sentimento melodioso che le batteva in cuore, la strinse ancor più forte fra le braccia, parandone l’ udito dai rumori e dalle grida che giungevano dall’esterno della casa: “Tuo padre fa voci sulla terrazza- disse, sorridendole per non squietarla - smania coi mastri per farti bella la villa”. E intanto, sentendo sgridare ancora il marito, non riuscí a reprimere la rabbia “ Gli prendesse una paralisi alla lingua- pensò tra sé sdegnata – Catonia i muratori per uno zampillo d’acqua…! ” Poi, riprendendo le sue cure tormentose, diede sfogo senza più ordine ai pensieri : “ Stanotte ho sognato mia mamma, te la ricordi nonna Angelina, gioia? No, non puoi ricordarla. Tu non eri ancora nata quando è morta. Però, l’avrai vista ritratta. Era così, come nel quadro della biblioteca, precisa come una stampa. Sorrideva, indicandomi la vestina con cui mi sono sposata…una tunica nera, lunga, bellissima…“ Sta tranquilla, Assunta- mi diceva, indicandomi l’abito velato - Il nero è un buon segno, sta tranquilla: quando ci si sposa, l’ abito scuro affattura ogni disgrazia…”. Subito pentita d’aver pronunciato l’improvvida scongiura davanti alla figlia, la Baronessa riprese fiato e proseguì più guardinga: “ Abbiamo parlato anche della tua nuova famiglia…Le ho raccomandato la tua prima nascitura. Dev’ essere femmina, l’ ho pregata, femmina come fosti tu per mia. “ Sta salda – mi ha riconfermata la Santarma – una mosca bianca solo mosche bianche genera...” Me lo ha promesso con questa formula sibillina e mi ha lasciata…” Ripensando alla madre, la Baronessa avvertì la commozione affiorarle sulle ciglia. Portò il fazzoletto sulla fronte accaldata, lo ripassò sulla tempia e lo ripose spiegazzato nella manica. Doveva raccomandare alla primogenita l’ ultima consegna e aveva bisogno di mantenersi calma. “ Angela - disse, accogliendo nuovamente la figlia fra le braccia - Angela, gioia, anima mia, porta pazienza, ho un’ ultima comanda...” Guardò con sospetto la porta, si alzò per incastrare il ferretto nell’ anta e ritornò rapida sulla lettiga: “ Non dobbiamo permettere che questa giornata venga insidiata da una qualunque malaugurata minaccia. Perciò, Tania, la zingara, mi ha dato qualche precauzione per la cerimonia – sussurrò cauta - Dobbiamo far scopare la tua stanza per tre volte di fila, una dietro l’altra. Non ci dev’ essere neanche un pelo, neanche un filo di paglia che incroci una mattonella. E tu, benedetta, digiunare devi a tavola…colazione senza frutta…solo pane e acqua…! ”. La botta di un’ altra bummola, finita in cocci a terra, fece sussultare sul letto Donna Assunta. Staccandosi dalla figlia, la Baronessa vide che sorrideva, divertita dalla sua smania superstiziosa. “ Angela..! - sbottò allora, risaltando in piedi e facendosi d’un tratto sbigottita e seria - Che hai da ridere, pazza ? Non lo sai che ridere sul letto ancora sfatto porta jella ?”.
Posted on: Mon, 23 Sep 2013 22:50:16 +0000

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