«Mosca frena lEuropa dellEst» Motivi strutturali, e non solo - TopicsExpress



          

«Mosca frena lEuropa dellEst» Motivi strutturali, e non solo ciclici, spiegano il peggioramento dello scenario nellarea Le previsioni della Bers. - Secondo la Banca per la ricostruzione e lo sviluppo, il rallentamento russo si ripercuote sui Paesi vicini «TRANSIZIONE BLOCCATA» Anche nel Mediterraneo del Sud , il ridotto potenziale di crescita è attribuito allassenza di riforme che penalizzano gli investimenti Leonardo Maisano Il Sole-24 Ore - 2013-11-12 - Pag. 51 LONDRA. Dal nostro corrispondente Più che lo stato di salute preoccupa la diagnosi. Le economie emergenti dellEuropa centro-orientale - intesa nellaccezione più elastica, estesa fino allAsia centrale - rallentano oltre il previsto per ragioni che non si possono considerare cicliche. La Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, strumento di crescita non più solo per le realtà dellEst, ma anche per le nascenti democrazie del Mediterraneo del Sud, vede ragioni strutturali nella frenata che porterà le economie in transizione a chiudere il 2013 con una crescita del pil del 2%, contro il 2,7 del 2012. Una battuta darresto che supera le stime di maggio della stessa Bers e largamente radicata nel «ridotto potenziale di crescita prodotto dallassenza di riforme che frenano gli investimenti creando una disoccupazione strutturale». Non a caso il rapporto della banca fondata da Jacques Attali per imbrigliare le energie del mondo liberato dalla caduta del muro di Berlino sintitola «Stuck in transition», bloccati nella transizione. I 34 Paesi esaminati - dal Marocco alla Mongolia - hanno una distribuzione geografica varia, velocità del rallentamento diversa e pagano il prezzo della crisi globale e di quella dellEurozona in particolare. Lelemento dominante nella dinamica negativa del blocco eurorientale va però ricercato nelle relazioni con la Russia. Mosca è leconomia più grande fra quelle allesame della Bers, ogni suo sussulto si riverbera, moltiplicato, nellex impero sovietico e oltre. Nel 2013 il pil russo avanzerà dell1,3% per risalire al 2,5% nel 2014 a fronte di unespansione del 3,4% nel 2012. Nel prossimo ventennio la crescita media non andrà oltre il 2,5%, mentre nel 2000-2008 la progressione media fu del 7% allanno. Il calo nella dinamica dello sviluppo è fisiologico visto il punto di partenza della Russia nel 2000, ma il verdetto della Bers va oltre levidenza. «Riforme strutturali e una nuova cultura del business sono indispensabili per diversificare leconomia oltre gas e petrolio». La maledizione del greggio? Qualcosa di straordinariamente simile se Mosca continuerà a sperare di poter fiorire solo su un barile che questanno lha già punita con un calo del 5 per cento. Le economie della fascia centrale e dei Paesi baltici cresceranno mediamente dell1,9% nel 2014, dopo il timido 0,9 del 2013 nonostante la buona performance di Lettonia e Lituania che si confermeranno anche lanno prossimo le più reattive (in crescita fra il 3,2 e il 3,5 % nel 2013). LUcraina chiuderà lanno con una contrazione dello 0,5 e la prospettiva di avanzare dell1,5 nel 2014. LAsia centrale dovrebbe continuare a mantenere una buona performance grazie agli investimenti nel complesso energetico a differenza dellarea della cattiva performance che si registra nel Caucaso, con la sola eccezione dellAzerbaijan. Partita a sé la gioca la Turchia, potenza regionale dellarea che nonostante un rallentamento nel terzo farà segnare, secondo la Bers, una crescita del 3,7% nel 2013. Valutazioni diverse, prevalentemente politiche, pesano invece sulla cosiddetta area Semed, ovvero il Mediterraneo sud orientale. «Le economie della zona - si legge nel rapporto della Bers - continuano a vivere condizioni difficili con lesigenza di finanziamenti esterni». Il gigante è ovviamente lEgitto al centro di una seconda primavera che ha colpito lattività economica limitando la crescita del pil a un 1,9% del 2013 che dovrebbe mutare in un 3,2 nel 2014. Lincertezza politica continua a pesare anche sulla Tunisia, mentre leconomia del Marocco, impermeabile a qualsiasi rivoluzione, è progredita del 4,8% nel 2013, grazie al traino dellagricoltura che rappresenta il 13% del pil.
Posted on: Tue, 12 Nov 2013 07:49:07 +0000

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