“Prova a prendermi” alla torinese Per otto mesi incubo degli - TopicsExpress



          

“Prova a prendermi” alla torinese Per otto mesi incubo degli albergatori «Da piccolo dicevano che ero un genio. Nel bene e nel male», racconta Maurizio Perrone. «Ho usato la parte sbagliata di me e adesso voglio chiedere scusa. Quando avrò un lavoro risarcirò tutti» VIDEO Come nel film di Di Caprio Dormiva e spariva senza pagare: si è costituito alla Polizia GIUSEPPE LEGATO TORINO TI CONSIGLIAMO: + “L’iPhone 5 in cambio del tuo telefono” Preso il “re” delle truffe su Internet + Il falsario del film “Prova a prendermi”: proteggetevi da Facebook Sembra uscito dal film «Prova a prendermi», con quell’aria da furbetto stampata in faccia mentre racconta un anno da fantasma a truffare gli alberghi di mezzo Nord Italia. Non è bello come Leonardo Di Caprio e - se è per questo - non si spacciava né per medico né per pilota della Pan Am come nella celebre pellicola del 2002. Nel suo mondo di bugie, cosi ben costruito manco fosse un copione cinematografico, era uno specialista in connessioni aziendali su fibra ottica. Quello che ha fatto non è merito di Spielberg che pure con quel film vinse due Oscar, ma è tutto frutto del suo talento deviato: «Mia nonna mi chiamava Machiavelli. Diceva che ero un genio. Nel bene e nel male. Purtroppo per un anno ho usato la parte sbagliata di me e adesso voglio chiedere scusa a tutti». Quarantenne Maurizio Perrone, nato a Candiolo, 40 anni, ex fresatore, incensurato, per otto mesi - da dicembre 2012 a luglio 2013 - ha letteralmente frodato una trentina di alberghi: da Albenga a Torino, da Nichelino ad Aosta, da Vercelli ad Alessandria, da Bruzolo a Fiorenzuola. In sette mesi 35 hotel, 110 notti consecutive e lui sempre lì, a raccontare balle. Senza lavoro se n’era inventato un altro per sopravvivere alla grande: dormiva e mangiava gratis. Poi spariva e ricominciava daccapo. Nel 2011 aveva perso il lavoro e la casa, venduto l’automobile, troncato i contatti con il mondo. Sprofondato nell’abisso della disoccupazione, inghiottito dalla crisi. I genitori sono morti nel 2002, non ha fratelli, zii, fidanzate, cugini: «Mi sentivo un fantasma e ho iniziato a vivere come se lo fossi davvero». Un fantasma Non avendo un posto dove andare a dormire ha iniziato a scrivere mail agli hotel. Dagli Internet Point «che mi facevano credito», si fingeva dirigente di aziende del settore telefonico: «Domani arriverà un nostro addetto che deve svolgere dei lavori di manutenzione nelle vicinanze. Si fermerà sette giorni. Si gradirebbe pagamento a fine permanenza». Scriveva cosi, Perrone che poi, puntualmente, due giorni prima del check-out, usciva al mattino e non tornava più in albergo. Non saldava, non pagava nulla. Un altro hotel lo stava già aspettando. Liguria, Piemonte, Emilia, Valle d’Aosta. «Mi muovevo in treno, raccontavo al controllore che avevo perso i documenti e che l’indomani avrei dovuto prendere servizio al lavoro. Dicevo che sarebbe stato il mio primo giorno. Nove volte su dieci mi hanno fatto viaggiare gratis. Quando non ci riuscivo, collezionavo multe mai pagate». Ha voluto raccontare la sua storia alla «Stampa» perché - dice - ha chiuso con questa vita. Non vuole più truffare nessuno, vuole onorare i propri debiti. L’autodenuncia «Quando avrò un lavoro - promette - pagherò tutti». Sabato mattina, «vedendo che l’inverno avanzava», ha capito che non ce l’avrebbe fatta più ad andare avanti cosi. Quando gli hanno rubato lo zaino con i documenti alla stazione di Porta Nuova, consapevole di essere scoperto, si è rivolto alla Polfer. «Per me - dice - è stata una vera liberazione». Lo ha accolto il sostituto commissario Maurizio Muscarello, trent’anni sulla strada a fare lo «sbirro» per parlare con la gente e per annusare i malandrini. Gli sono bastati pochi minuti per capire che quell’uomo nascondeva qualcosa. Digitando il nome sul terminale è uscita la lista di protesti per insolvenza presentate da otto alberghi. I poliziotti glieli hanno notificati, ma non lo hanno abbandonato a se stesso quando lui, candidamente, gli ha detto: «Voglio cambiare vita. Volevo essere smascherato. Ecco perché sono venuto da voi». Ogni giorno alle 12, si presenta in caserma. Beve un the e aspetta di sapere se ci sono altre denunce. Gli hanno dato un avvocato d’ufficio: «Pagherò tutto. Mi vergogno molto per quello che ho fatto». Da ieri sei procure - Torino, Aosta, Alessandria, Piacenza, Cuneo e Savona - si stanno occupando di lui. È indagato per truffa e sostituzione di persona.
Posted on: Sun, 27 Oct 2013 13:31:24 +0000

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