6) DEBITO PUBBLICO e conti pubblici I Fautori dell’EURO - TopicsExpress



          

6) DEBITO PUBBLICO e conti pubblici I Fautori dell’EURO sostengono che tornare alla LIRA farà riesplodere i Tassi, e che l’introduzione dell’EURO ha consentito di ridurre l’ammontare degli interessi pagato di 60-75 miliardi, pari a 4-5% del PIL (in termini attualizzati). Hanno ragione, ovviamente, ma il ragionamento è monco. L’ingresso nell’EURO (ed ancor prima in un sistema a cambi fissi a 990 sul marco) ha avuto anche altre 2 conseguenze. In primo luogo ha frenato nettamente la dinamica del PIL reale (la cosa l’abbiamo vista negli articoli in premessa), sia per il contenimento inflattivo, sia per le ricadute sull’economia reale (sappiamo che da 15 anni cresciamo dell’1% meno della media UE, differenziale che nel 2012 si avvicinerà al 2%). Ebbene, ciò implica una contrazione del denominatore con cui si misura il debito pubblico (e quindi lo fa aumentare). In secondo luogo, il calo del PIL ha impatti sulle spese (che crescono, specie quelle di tutela) nonché sulle entrate (la Manovra Monti ne è un esempio lampante, con entrate nettamente inferiori al preventivato a causa del crollo del PIL, causato dalle stesse misure). Che significa ciò? Che dire, facciamo 2 calcoletti senza pretese. Dal 1995 ad oggi, l’Italia è passata da avere un PIL industriale che pesava il 65% di quello tedesco, al 50% attuale-. Ipotizzando che l’Italia fosse rimasta al 65%, e che la Germania avesse corso meno (non avrebbe avuto i vantaggi che ha avuto), l’Italia oggi avrebbe avuto un PIL industriale di 60-70 miliardi di Euro in più, raddoppiabili con gli impatti su export e servizi. 120-140 miliardi di PIL in più equivalgono a 60-70 miliardi di tasse in più, che sono esattamente il costo dei maggiori interessi. Ovviamente il calcolo ha limiti evidenti, ma dà un’idea sul fatto che l’EURO ha avuto anche impatti negativi indiretti su Deficit e Debito (legati a minore PIL e minore inflazione), accanto a quelli positivi diretti (minori tassi di interesse). Conclusioni? Restare nell’EURO è comunque un suicidio. Nel 2012 siamo volati oltre il 120% di Debito. Restare nell’EURO, poi, significa inflazione bassa e quel che è peggio PIL nominale con andamento disastroso. E’ evidente che anche nel 2013 il Debito salirà, visto che il denominatore avrà un andamento disastroso, e ciò avverrà anche nel caso di riduzione del deficit all’1,5-2,0%. Inoltre, Bruxelles c’ha già fatto sborsare l’equivalente del 3% del PIL di nuovo debito per salvare la Grecia, Portogallo, banche Spagnole ed Irlanda e seguirà un altro 1% (come minimo; temo assai di più). In questo contesto nel 2013, in assenza di privatizzazioni e dismissioni serie, il debito volerà e se gli spread cresceranno, si avviterà sempre più verso l’alto, con conseguenze già viste in Grecia. Se anche a fine 2013, andassero al governo in Germania formazioni a favore degli Eurobond, l’Italia (sempre che non sia fallita prima) si troverà comunque con un debito al 130% e con dinamica crescente, per cui realisticamente parlando, la permanenza nell’EURO non promette bene sul fronte del Debito Pubblico. Passiamo al ritorno alla LIRA ed ipotizziamo avvenga domani. Sappiamo che ci sarebbe un impatto immediato sul PIL (legato ad una crescita netta dell’export e della produzione, nonché a qualche ricaduta inflattiva), eviteremo di dare altre prebende a Grecia e soci (costose), mentre non ci sarebbe un impatto immediato significativo sugli interessi (se s’alzasse anche del 2-3% la curva dei tassi, l’impatto il primo anno sarebbe solo dello 0,3-0,5%). In sintesi, un ritorno alla LIRA avrebbe certamente nel primo e secondo anno vantaggi notevoli sull’ammontare del Debito (minori sul fronte del deficit, dove la ripresa economica ed inflattiva, comunque, compenserebbe nettamente la maggior spesa per interessi). E’ ovvio che nel medio e lungo periodo, le spese per interessi avrebbero un’incidenza maggiore. Ecco perché è essenziale la gestione di un ritorno alla LIRA con una classe politica che sappia contenere e ridurre la spesa pubblica, fare le riforme e le dismissioni, contenere l’inflazione su valori decenti e ridurre tasse e burocrazia sui produttori. In questo caso non c’è partita, il ritorno alla LIRA sarebbe nettamente vantaggioso rispetto ad una permanenza nell’EURO, come da ragionamento sovrastante. 7) FINANZA – STABILITA’ E STRUMENTI DI FLESSIBILITA’ FINANZIARIA: vince la LIRA Eccoci arrivati al secondo vero vantaggio dell’EURO: entrare in un sistema più forte e stabile, dove le nostre debolezze sono compensate dalla forza altrui, e non siamo sottoposti a crisi periodiche. Questo vantaggio è stato indubbio nei fatti nel periodo 1996-2008. Dal 2008 non è più vero. Abbiamo rinunciato a TUTTI gli strumenti di flessibilità cui dispone una nazione sovrana: Banca Centrale, possibilità autonoma di stampare, fare QE e muovere i tassi. Sono i tradizionali strumenti cui dispone una nazione per gestire l’ordinario e lo straordinario. Tali strumenti vengono prontamente mossi da una nazione nel suo interesse ed al momento opportuno. Ebbene, nel passato, arrivava una sana crisi, si muovevano i tassi, c’era panico, partiva la speculazione, la Banca d’Italia stampava e difendeva la Lira, e poi alla fine svalutava. Tutti gli indicatori oscillavano, e dopo un po’ tutto tornava ad un equilibrio. Sembrava talvolta un film horror, ma aveva una sua logica. Nel caso peggiore avremo fatto default (e solo Dio sa se ciò non sarebbe stato meglio o peggio). Quanto sopra, sacrificato senza uno straccio di referendum all’EURO, moneta STATUS SYMBOL, che ci avrebbe garantito la protezione alle insidie della finanza anglosassone cattiva ed ingiusta. Ora, qualcuno può spiegare nel 2008-2012 quali protezioni reali abbiamo avuto? Niente QE, niente stampa, polemiche infinite, classi politiche nazionali che si sbranano, la Germania che si rifiuta di garantire per gli altri e chiede misure che manderebbero in recessione pure la tigre Cinese. In sintesi, non solo non siamo protetti, ma siamo pure con le mani legate, completamente privi di strumenti di flessibilità per azioni sul breve periodo, destinati alla deindustrializzazione, ad una povertà crescente, ad essere cucinati a fuoco lento, e ciliegina sulla torta, pure derisi. Ebbene, l’EURO è una costruzione alle cui spalle c’è una BABELE ed appare evidente anche a persona che di finanza capisce poco che questa crisi si risolverà solo in ultima analisi mettendo assieme destini, potere, debiti e quant’altro o con una disgregazione. Tornare ad avere tutti gli strumenti di flessibilità finanziaria (Banca centrale, Tassi, stampa, QE, etc), dà maggiori garanzie che restare nel Limbo in attesa di qualcosa (la garanzia finanziaria complessiva da parte tedesca ed OK di 17 parlamenti ad una serie di step inevitabili in caso di creazione degli Stati Uniti d’Europa) che difficilmente arriverà.
Posted on: Tue, 17 Sep 2013 23:22:39 +0000

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