ANTONIO PORCHIA Antonio Porchia (il primo di sette figli) nasce - TopicsExpress



          

ANTONIO PORCHIA Antonio Porchia (il primo di sette figli) nasce nel villaggio di Conflenti, in provincia di Catanzaro nel 1885. Suo padre morì quando lui aveva dodici anni, e la madre decise di trasferirsi con tutta la famiglia in Argentina. La biografia di Antonio Porchia è quasi totalmente priva di eventi significativi. Porchia aveva una ristretta cerchia di amici fedeli, ma per il resto se ne stava sempre per conto proprio, nel quartiere di Buonos Aires chiamato La Boca, occupandosi del suo giardino e coltivando le sue meditazioni spirituali. Nel 1943 pubblicò a sue spese la raccolta Voci, ma il libro ricevette una attenzione pressochè nulla da parte del pubblico. Non sapendo dove sistemare le mille copie stampate, Porchia inviò i suoi volumi alla “Cooperativa delle Biblioteche popolari” che li distribuì tra tutte le piccole biblioteche del territorio. Qui i lettori iniziarono finalmente a scoprire la raccolta, cominciando a copiarne parti e farla circolare tra gli amatori. Nel 1947 ci fu il punto di svolta. Il critico letterario francese Roger Caillois (che fu anche scrittore di aforismi), durante un viaggio a Buonos Aires, scoprì per caso le Voci, rimanendo assolutamente affascinato (definì Porchia “un mistico indipendente”). Due anni più tardi, la traduzione in francese delle Voci fece guadagnare ad Antonio Porchia la fama internazionale e l’apprezzamento da parte dei surrealisti francesi come André Breton che ebbe a scrivere “Il pensiero più duttile di espressione spagnola è, per me, quello di Antonio Porchia”. Nonostante il successo del libro, Antonio Porchia continuò a restare in disparte, occupandosi delle rose del suo giardino e coltivando le sue meditazioni spirituali (a titolo di aneddoto Porchia accettò di leggere le sua Voci soltanto presso la “Società Argentina degli Scrittori” al tempo in cui Borges era il presidente. La sua voce era così calda che le sue recitazioni, incise su dischi, venivano trasmesse da un emittente radiofonica di Buenos Aires a mezzanotte, per conciliare la riflessione). Nel 1968 Antonio Porchia morì in seguito a un trauma alla testa da cui non si era più ripreso. E’ molto difficile descrivere un genere proteiforme come l’aforisma. Molti sono gli autori che hanno praticato il genere dell’aforisma cercando di de-costruirlo, di svuotarlo del suo significato originario. Forse il caso più famoso è quello di Gomez de la Serna che partendo dall’aforisma tradizionale ha inventato le Greguerias. Anche altri autori al posto del termine aforisma hanno usato denominazioni secondarie come note, lampi, schegge, frammenti, riflessioni, pensieri, battute, linee, intermezzi, frasi, idee, etc. Antonio Porchia non si sottrae a questa tendenza. Per lui le definizioni di aforismi, massime o epigrammi non sono appropriate e trova più consono per le sue forme brevi il termine di “voci” (“voces” in spagnolo). Con le sue ”voci”, Antonio Porchia compone alcuni dei componimenti più luminosi e toccanti sulla spiritualità, superando i confini della cultura occidentali per avvicinarsi alla sensibilità orientale (Porchia è stato paragonato a Lao Tzu). La modernità di Porchia non si esaurisce nell’accostamento alla mistica orientale. Ernesto Franco, nella introduzione italiana alle Voci, edita da Melangolo, citando Gilles Deleuze nel suo saggio “Logica del senso” definisce Porchia un “dolente umorista”. Scrive ancora Ernesto Franco “L’idea di linguaggio che sta sotto a tutte le “voci” è quella di un umorismo intento ad operare con l’assurdità delle significazioni il non senso delle designazioni. L’effetto che ne deriva non è quello solito della battuta – il riso o il sorriso – ma piuttosto lo spaesamento logico all’interno del fluire consueto del linguaggio quotidiano, lo scacco matto nel bel mezzo di una partita tranquilla”. L’ intera opera letteraria di Antonio Porchia consiste di solo 600 “voci” riunite in Voci e in Altre voci (come scrive Ernesto Franco, nelle edizioni successive al 1943 Porchia reintegra le “voci” che aveva eliminato nella stampa precedente, poi torna ad escluderle e a modificarle; alcune le regala agli amici; altre restano soltanto orali. Per questo è difficile stabilire la versione definitiva delle Voci.) Guardando su Ibs e Bol (i più aggiornati tra i tanti distributori di libri) Le Voci di Antonio Porchia, edite da Melangolo nel 1994, con prefazione e traduzione di Ernesto Franco sono fuori catalogo. E fuori catalogo è anche il bel libro di Vittoria Butera sulla vita e l’opera di Antonio Porchia (a cui devo lo spunto per questo articolo) “Pillole di saggezza, la vita e l’opera di Antonio Porchia“, stampato con il contributo della Provincia di Catanzaro (in fondo al libro c’è anche la prima traduzione apparsa in Italia nel 1989 ad opera di Vincenzo Capitelli). In un paese in cui si stampano 60.000 titoli all’anno, è davvero un peccato che uno dei più grandi testi spirituali della nostra epoca in forma aforistica non sia disponibile presso le librerie. A controbilanciare questo vuoto, per fortuna è online da circa un anno un sito internet su Antonio Porchia all’indirizzo antonio-porchia.net/, che si aggiunge all’ormai istituzionale sito in lingua spagnola: antonioporchia.ar/site/home.htm (per quanto riguarda i siti web in lingua italiana, su Antonio Porchia c’è poco e nulla, tranne alcune rare eccezioni. Segnalo a titolo di curiosità un bel blog sulla città di Conflenti in cui c’è la traduzione di alcune voci di Porchia in dialetto conflentese. Link) Tornando al sito in lingua francese, è online moltissima documentazione, con inediti, testi sonori, fotografie, nonchè la più ampia selezione di “voci” su internet con traduzione in francese. Vi sono anche testi critici molto importanti come quello di Robert Caillois (lo scopritore di Porchia), Roger Munier (il più importante traduttore francese delle Voci, si veda anche mio articolo nel blog), Roberto Juarroz e persino Jorge Louis Borges che scrive: “Le massime corrono il rischio di sembrare delle pure equazioni verbali. Noi siamo tentati di vederci l’opera dell’azzardo o di un arte combinatoria. Ma non nel caso di Novalis, La Rochefoucauld o Antonio Porchia. Presso di loro il lettore sente la presenza immediata di un uomo e del suo destino”. In attesa che il vuoto italiano sulle Voci venga colmato da qualche editore volenteroso (basterebbe anche una ristampa da parte di Melangolo della sua bellissima edizione con traduzione di Ernesto Franco), presento al pubblico italiano una selezione di “voci”. La traduzione è di Ernesto Franco. **
Posted on: Fri, 12 Jul 2013 22:06:14 +0000

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