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AUGURI A MARISA TOMEI CHE OGGI COMPIE 49 ANNI, A JEFF BRIDGES E ALLA NOSTRA AMICA WILMA LABATE CHE NE COMPIONO 64. Cittadina americana e italiana, Marisa Tomei nasce a Brooklyn, figlia di un insegnante di inglese e di un avvocato. Fin da quando era bambina subisce le lezioni di dizione della madre che le correggeva continuamente la sua cadenza pesantemente brooklyniana. Dopo aver studiato alla Edward R. Murrow High School, si iscrive alla Boston University che però lascerà per studiare recitazione alla Mark Twain JHS for the Gifted & Talented, e per lavorare come co-protagonista nella soap opera As the World Turns, dal 1983 al 1985. Il debutto cinematografico avviene con il film di Garry Marshall Flamingo Kid (1984), accanto a Matt Dillon ed Hector Elizondo, poi passa al telefilm I Robinson, apparendo anche nello spin-off del serial, Denise, che vedeva come protagonista Lisa Bonet. Sarà al centro di un film in Playing for Keeps (1986) di Bob e Harvey Weinstein, mentre indosserà i panni della figlia di Sylvester Stallone e Ornella Muti nel film di John Landis Oscar - Un fidanzato per due figlie (1991). Dopo lerotico Zandalee (1991), entra nel megacast del biografico Charlot (1992) di Richard Attenborough, seguito dal suo più grande successo, la commedia Mio cugino Vincenzo (1992) di Jonathan Lynn. Ed è proprio affiancata a un Joe Pesci in versione avvocato con la voce di Leo Gullotta, che vincerà lOscar come miglior attrice non protagonista. Ovviamente, le malelingue corrono: si dice che Jack Palance, incaricato di premiare la categoria, fosse talmente miope da non riuscire a leggere il nome giusto e che in realtà, il premio non toccasse a Marisa Tomei, ma a Vanessa Redgrave (nominata per Casa Howard), e che da allora la Tomei stia provando a meritarselo davvero. I film Equinox (1993) di Alan Rudolph e Only You - Amore a prima vista (1994) di Norman Jewison sono le mediocri pellicole che seguiranno nella sua carriera, fra cui spicca però la bella interpretazione di Cronisti dassalto (1994) di Ron Howard, dove tiene testa ad attori da 90 come Robert Duvall e Glenn Close. Diretta da Mira Nair in La famiglia Perez (1995), viene scelta poi da Nick Cassavetes per Una donna molto speciale (1996) e da Michael Winterbottom per il drammatico Benvenuti a Sarajevo (1997), anche se convince totalmente il pubblico americano come spasimante di Mel Gibson in What Women Want (Quello che le donne vogliono), film di Nancy Meyers del 2000. Fidanzata con lattore Dana Ashbrook dal 1999, lo lascia per stare assieme a Frank Pugliese. Il periodo coincide con luscita del bellissimo In the bedroom (2001) dove interpreta ottimamente il ruolo di Nathalie, una donna separata e con figli, che intreccia una relazione con un universitario, sarà così perfetta da essere nominata allOscar e al Golden Globe come miglior attrice non protagonista, sfatando così la leggenda legata alla sua precedente premiazione. Da allora continua a presenziare in commedie come Qualcuno come te (2001) e Terapia durto (2002), dando però il suo meglio in teatro dove, da anni, decreta un buonissimo successo di pubblico e di critica. Lattrice, infatti, fa parte della Naked Angles Theater Company e del Blue Light Theater Company di New York, con i quali ha portato in scena la Salomè di Oscar Wilde, diretta da Estelle Parsons, riuscendo a calcare persino Broadway e ad avere come coo-protagonisti Al Pacino, Dianne Wiest e David Strathairn. Conquistata dal remake di Alfie (2004), così come dal drammatico Factotum (2005) con un ritrovato Matt Dillon, continua la sua strada per la commedia, recitando assieme a John Travolta in Svalvolati on the road (2007), per poi partecipare a due grandi successi come Onora il padre e la madre (2007) di Sidney Lumet e The wrestler di Darren Aronofsky (2008). Del 2010 è invece Cyrus, diretto da Jay e Mark Duplass, ruolo per cui sembra essere perfetta. Lanno successivo, oltre a far parte del cast nella commedia romantica Crazy, Stupid, love, viene scelta da George Clooney per il drammatico Le idi di Marzo, presentato a Venezia 2011 con ottimo successo di critica. Figlio darte, Jeff Bridges aveva solo quatto mesi quando esordì al cinema nella pellicola N.N. Vigilata speciale (1951) con John Cromwell, in una scena in cui era tenuto in braccio dallattrice Jane Greer (che poi ritrovò nel 1984 in Due vite in gioco). Cresciuto nellambiente hollywoodiano, frequentava ancora la Palisades High School quando debuttò accanto a suo padre in tre episodi del telefilm The Lloyd Bridges Show (1962-1963). Una volta diplomato, si iscrive alla University High School di Los Angeles e, uscito da lì, entra a far parte della guardia costiera americana. Ma non è il mare il suo destino e lui se ne accorge subito. Con umiltà e senza sfrafottenza appare nella pellicola The Yin and the Yang od Mr. Go (1970) accanto a James Mason, poi diventa uno dei giovani attori prediletti dei registi Paul Bogart e Robert Benton che contribuiranno a far conoscere Bridges nellambiente cinematografico, non tanto come il figlio del grande Lloyd, ma per la sua generosità e affidabilità professionale che contraddistingueranno la sua ottima reputazione, nonostante i problemi con LSD e marijuana. È il 1972 quando riceve la sua prima nomination allOscar come miglior attore non protagonista nel film di Peter Bodganovich Lultimo spettacolo (1971). Un ottimo trampolino di lancio per questo volto fresco che si ritroverà improvvisamente a essere diretto dal grande John Huston in Città amara - Fat City(1972) e accanto al premio Oscar Rod Steiger ne La terra si tinse di rosso (1973). Altra candidatura lo aspetta per il bellissimo ruolo di scudiero metropolitano nel poliziesco di Michael Cimino Una calibro 20 per lo specialista (1974) accanto a Clint Eastwood. Ma la statuetta come miglior attore non protagonista va nelle mani di Robert De Niro per Il padrino - Parte II, lasciando Bridges a mani vuote. Dopo aver girato il film con Arnold Schwarzenegger Un autentico campione - Il gigante della strada (1976), ma soprattutto dopo le varie relazioni e flirt con attrici come Cybill Shepherd, Candy Clark e Valerie Perrine, si sposa con la fotografa Susan Geston il 5 giugno 1977. La Geston, incontrata sul set del film Rancho Delux (1975), sarà il più grande amore della sua vita e la sua attaccatissima compagna per quasi quarantanni, dandogli 3 figlie. Al discreto successo di Rebus per un assassinio (1979) con Anthony Perkins, Toshiro Mifune e John Huston (questa volta in veste di attore), segue il flop del maledetto I cancelli del cielo (1980) di Cimino, con Kris Kristofferson e Christopher Walken. Da doppiatore (accanto a Christopher Lee) del cartone animato The Last Unicorn (1982), diventa finalmente vincitore di un premio (il Saturn Award come migliore attore, una sorta di Oscar del cinema dai temi fantasy, horror e fantascientifici) per il suo ruolo nella pellicola di John Carpenter Starman (1984). Riconoscimento che immediatamente sarà seguito dalla candidatura allOscar come miglior attore protagonista. Accanto a Glenn Close in Doppio taglio (1985), passa a Jane Fonda nel giallo Il mattino dopo (1986) e a Francis Ford Coppola che lo dirige nel simpatico Tucker - Un uomo e il suo sogno (1988), ma Bridges ama molto di più lavorare accanto a Michelle Pfeiffer e a suo fratello Beau ne I favolosi Baker (1989). Particolarmente apprezzato da Terry Gilliam, verrà diretto dallautore nellatipico La leggenda del Re Pescatore (1991) con Robin Williams, ma anche nel fiabesco Tideland - Il mondo capovolto (2005). Passa poi a Peter Weir (Fearless - Senza paura, 1993), Ridley Scott (Lalbatross - Oltre la tempesta, 1995) e Barbra Streisand (Lamore ha due facce, 1996), fino ad approdare al ruolo migliore di tutta la sua carriera: Jeff Drugo Lebowski, barbuto protagonista de Il grande Lebowski (1997) di Joel Coen, che con calzoncini e laria da vecchio ragazzo degli Anni Settanta, si immischia in una sorta di giallo concettuale spacciato per commedia. È semplicemente fantastico. Disgraziatamente, dopo questo grande ruolo, scivolerà in personaggi meno affascinanti dentro pellicole mediocri come La dea del successo (1999) con Sharon Stone (che ritroverà anche ne Inganni pericolosi, 1999, con Nick Nolte) o K-Pax - Da un altro mondo (2001) con Kevin Spacey, oppure del tutto invisibili o (ancora peggio) di secondo piano come in Iron Man (2007) con Gwyneth Paltrow e Samuel L. Jackson. Rimangono certo perle rare la sua interpretazione del cittadino medio nel thriller Arlington Road - Linganno (1999) con Tim Robbins e quello del Presidente degli Stati Uniti in The Contender(2000) per il quale è stato nominato allOscar come miglior attore non protagonista. Di recente lo abbiamo visto nelle vesti del direttore di una rivista in Star System - Se non ci sei non esisti (2008) e subito dopo in quelli di un marine nella commedia Luomo che fissa le capre (2009) con George Clooney. Convince appieno la critica americana nel film Crazy Heart (2009) dove interpreta il ruolo di un cantante country alcolizzato e caduto in disgrazia, tanto da vincere sia il Golden Globe che lOscar come Miglior Attore. Nel 2010 è un padre disperso che approda nelluniverso cinebertico in Tron Legacy e nel 2011 è lo sceriffo Rooster Cogburn ne Il Grinta di fratelli Joel e Ethan Coen. Membro della The End Hunger Network, organizzazione no-profit fondata nel 1983 con lo scopo di assistere le popolazioni che soffrono la fame, è anche appassionato di pittura, fotografia e musica, infatti, come cantante ha pubblicato lalbum Be Here Soon su etichetta Ramp, fondata con lex-Doobie Brothers Michael McDonald. Essere figlio darte non è una garanzia di successo. Eppure Jeff Bridges è diventato per sua (e nostra) fortuna uno dei più capaci interpreti americani. È uno che prende di petto ogni film, così come i suoi personaggi (dal terrorizzato Michael Faraday di Arlington Road allo sfortunato capitano di Albatross - Oltre la tempesta, ma tornando indietro persino allalieno di Starman) prendono di petto gli ostacoli che si trovano indubbiamente a contrastare. È quella che io chiamo orfanite, il senso della perdita che almeno una volta nella vita ognuno di noi sente. Credo che questo sia un sentire molto forte e grandemente cinematografico, un elemento di racconto molto ricco e intenso. Non voglio dire che con questo mi piace raccontare storie di abbandono ma, trovo che la solitudine, come sentimento astratto, sia una roba da cui può scaturire tutto un raggio di altre emozioni molto intense»: è così che si è espressa Wilma Labate, descrivendo alla giornalista Beatrice Rutiloni nel 2001, il suo cinema, impregnato, a suo dire, da un sentimento che lei stessa definisce orfanite. Dignitosa e discreta regista romana, caratterizzata da una particolare lentezza narrativa e da una precisa e molto curata ambientazione, racconta di energie, amarezze, inquietudini, ribellioni, umiliazioni e amori con uno stile secco e uno sguardo profondo e insostenibile, coadiuvato da un impatto audiovisivo esclusivo. Con sguardo spigoloso, ribelle, innocente e perverso allo stesso tempo, fiero, solitario, torbido, fremente, bello, ma imperfetto, arriva anche a parlare di fascisti e comunisti, progressisti e antiprogressisti, facendo saltare in aria le stesse etichette che noi ci diamo continuamente. Dopo essersi laureata in filosofia, nel 1972, collabora con la RAI nella regia di diversi programmi televisivi, fra i quali anche fiction. Allinizio degli Anni Ottanta, si lancia nella realizzazione di documentari industriali, per poi firmare il suo primo mediometraggio nel 1990, Ciro il Piccolo, ambientato a Napoli. Per il suo primo lungometraggio dobbiamo invece aspettare due anni. È il 1992, infatti, quando dirige Enrico Brignano, Roberto Citran e Anita Ekberg nella sua opera prima Ambrogio, storia di una ragazza decisa a svolgere un lavoro considerato tipicamente maschile. Ma il suo capolavoro, resta, senza ombra di dubbio il bellissimo La mia generazione (1996) con Francesca Neri, Silvio Orlando, il suo attore prediletto Claudio Amendola, Arnaldo Ninchi, Anna Melato e Stefano Accorsi. La storia è quella di un terrorista italiano condannato che deve attraversare lItalia da Sud a Nord per passare un mese nel carcere di San Vittore di Milano, dove ha la ragazza. Anche se il vero scopo del viaggio, almeno per le Forze dellOrdine è differente... Una pellicola oggi nascosta agli occhi del pubblico, ma compatta e dolente, con unintensità, una sottigliezza psicologia e una cura nei dettagli che riprendono le lezioni di découpage classico. Tanto è vero che la stessa Labate sarà nominata ai David di Donatello come migliore regista. Con larrivo del nuovo millennio, lautrice ha un ritorno alle origini, partecipando alla realizzazione di uno dei documentari che compongono Un altro mondo è possibile (2001), che le darà loccasione di lavorare assieme ai più grandi e altisonanti nomi del cinema italiano: Ettore Scola, Franco Giraldi, Mario Monicelli, Gillo Pontecorvo, Gabriele Salvatores. Esperienza, questa che replicherà nel 2003 con Lettere dalla Palestina - sempre con Monicelli e Scola -, e Maledettamia, intervallando i lavori con la trasposizione del romanzo Ronda del Guanardo di Juan Marsé: Domenica (2001). Nel 2005 scrive la biografia di Fausto Bertinotti Il ragazzo con la maglietta a strisce, poi è ancora cinema (Signorinaeffe) di indubbia sensibilità, didascalico e anche inesorabilmente politico, dove gli orfani irrequieti diventano gli operai, incastrati in unItalia in mano ai potenti che però non smette di essere sconosciuta, strana e... bella. Nel 2012 presenta alla Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Venezia Classici il documentario collettivo Monicelli - La versione di Mario. Dura e seducente maestra del cinema europeo, Wilma Labate è una narratrice matura, colta, intima che si sa giostrare ottimamente fra qualità drammatiche e visive.
Posted on: Wed, 04 Dec 2013 07:53:30 +0000

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