Alcune considerazioni La versione Bush, è quindi da ritenersi - TopicsExpress



          

Alcune considerazioni La versione Bush, è quindi da ritenersi palesemente insostenibile al pari di tutte le più classiche ricostruzioni mendaci delle inchieste ufficiali. E pur se sostenuta con forza da tutte le fazioni politiche del mondo, risulta veramente povera di contenuti credibili, una situazione anomala a cui ormai ci siamo abituati Da Ustica allo sterminio della famiglia Kennedy infatti, la verità è emersa sempre ed esclusivamente fuori dai canali ufficiali. Basta comprare un libro scolastico che descrive l’omicidio di J.F.K. per trovare ancora scritto che il suo assassino è Larry Oswald quando tutte le ricerche indipendenti hanno dimostrato l’esatto opposto oltre ogni ragionevole dubbio. Pertanto i mandanti degli attentati contro le nazioni, vanno cercati all’interno della solita cupola dei poteri forti che preme per realizzare il progetto secolare del nuovo ordine mondiale, la globalizzazione. La potenza militare americana viene utilizzata come una invincibile clava dall’oligarchia plutocratica che controlla il globo contro gli interessi del suo stesso popolo. Un complotto interno quindi, che ricalca in modo inquietante la filosofia “false flag” già utilizzata dagli alti ufficiali americani nell’Operazione Northwoods del ’62, quando cioè vennero compiuti atti terroristici contro civili americani, solo per poterne attribuire la colpa ai cubani e potere così giustificare la guerra. Questa tesi prende le mosse da un esame degli interessi in gioco. E nonostante l’amministrazione Bush sia sembrata cadere letteralmente dalle nuvole di fronte agli attentati alle Torri e al Pentagono, un preciso piano di guerra per attaccare l’Afghanistan era stato messo sulla scrivania di Bush proprio il 10 di settembre , in attesa del suo ritorno dalla Florida. Una curiosa circostanza, che ricorda molto da vicino quanto avvenne il 21 novembre 1963. 24 ore prima che John Kennedy venisse assassinato infatti, comparve sulla sua scrivania un provvedimento che intendeva invertire l’ordine di ritiro graduale delle truppe dal Vietnam dato dallo stesso Kennedy poco tempo prima. Il provvedimento in questione, venne firmato dal Presidente Johnson durante il suo primo giorno in carica. Afghanistan e oro nero La guerra contro i Talebani dell’Afghanistan è stata davvero provvidenziale per i signori del petrolio che hanno finalm-Âte potuto mettere le mani sull’oro nero e le riserve di gas naturale di questa nazione. Stranamente infatti, le conseguenze del terrorismo “sembrano” aiutare sempre i poteri forti, che loro “malgrado” arrivano sempre dopo le bombe e i carri armati per firmare gli accordi per lo sfruttamento di tutte le risorse del globo. E per dare solo un’idea della posta in gioco, basta ricordare che la stima delle riserve del Caspio ammonta a circa 263 mila miliardi di piedi cubici di gas naturale e di 60 miliardi di barili di petrolio, pari al 65% delle riserve mondiali. Alcuni dei bambini uccisi dalle bombe del presidente massone e petroliere W. Bush Alcuni dei bambini uccisi dalle bombe del presidente massone e petroliere W. Bush Risorse che adesso fanno finalmente parte del mercato, o meglio, che ci vengono vendute dalle multinazionali del petrolio (in realtà controllate dai banchieri) che ingrassano i propri introiti alle spalle della popolazione afgana che muore di fame. Già nel ’94, la società petrolifera Unocal Corp. elaborò un progetto per lo sfruttamento di quelle risorse che era destinato a fare da preambolo alla guerra. L’allora vice-presidente John Maresca presentò infatti una relazione al Congresso Usa che si svolse nel ’98, nella stessa veniva affermato quanto segue: “ Noi dell’ Unocal – afferma Maresca – riteniamo che il fattore centrale nella progettazione di questi oleodotti dovrebbe essere la posizione dei futuri mercati energetici che verosimilmente assorbiranno questa nuova produzione. L’India e, sopratutto, la Cina. La costruzione dell’ oleodotto attraverso l’Afghanistan, unico itinerario possibile, che abbiamo proposto, non potrà cominciare finché non si sarà insediato un governo riconosciuto che goda della fiducia dei governi, dei finanziatori e della nostra compagnia”. Al documento di programmazione economica seguiva in allegato un progetto per la realizzazione di un importante gasdotto che, attraversando Afghanistan e Pakistan, si sarebbe dovuto allacciare alla rete indiana di distribuzione. E sta di fatto, che appena i Talebani presero Kabul (era il 1996), i loro capi volarono alla volta del Texas dove li stavano aspettando il governatore Bush e i dirigenti della Unocal per un summit . Poi, nel 2001 si è verificato l’attacco al Word Trade Center che tutti conosciamo e l’amministrazione Bush poté così dare “legittimamente” inizio, alla sua guerra infinita contro “il terrorismo” (i Talebani oltre ad essere una creatura della Cia furono anche soci d’affari dell’attuale Presidente Americano). Una volta finita la guerra, venne scelto Hamid Karzai come presidente del governo provvisorio afghano, un personaggio che “guarda caso” è stato anche consulente dell’Unocal per anni. Il 30 maggio 2002, il Presidente del Pakistan Musharraf e il Presidente del Turkmenistan Niyazov, si incontrarono con il primo ministro afghano Hamid Karzai ad Islamabad per sottoscrivere un accordo per la costruzione del gasdotto profetizzato dalla Unicol . La demolizione controllata delle Torri gemelle Dal punto di vista tecnico è impossibile che entrambe le torri gemelle si siano letteralmente polverizzate a seguito di un impatto aereo a cui erano state progettate per resistere. Mentre all’opinione pubblica (che ovviamente non possiede alcuna cognizioni di causa in merito), è stato fatto credere con il mero supporto delle immagini che una collisione aerea contro simili edifici sia sufficiente a provocarne il crollo. Gli esperti interpellati sulla vicenda (eccetto naturalmente quelli filogovernativi del Nist che hanno steso la relazione ufficiale) dai legali delle famiglie delle vittime (attualmente in causa contro l’amministrazione Bush) e dai ricercatori indipendenti, sostengono infatti esattamente l’opposto. Le torri gemelle, furono progettate specificatamente per resistere senza problemi a simili ipotesi. Si tratta infatti di costruzioni molto solide e particolari che vennero costruite utilizzando mastodontici piloni d’acciaio idonei a garantirne l’invulnerabilità dagli incendi e da eventuali sciagure aeree. Nessun moderno edificio al mondo dotato di tali caratteristiche è mai crollato prima d’ora a seguito delle fiamme o a causa di una collisione in volo. Pertanto non esiste nessun tipo di assicurazione che preveda il risarcimento per simili impossibili ipotesi. Esiste poi un precedente storico molto eloquente, l’impatto aereo avvenuto il 18 luglio del 1945 tra un bombardiere B-25 “Mitchell” e l’Empire State Building di New York. Il celebre edificio (spesso incluso nelle scenografie Holliwoodiane) in questione infatti, pur non essendo stato dotato di tutti gli accorgimenti tecnici e dei materiali qualitativamente superiori impiegati per le torri gemelle, resistette tranquillamente allo scontro, subendo solo la devastazione degli uffici direttamente interessati e la morte di appena 14 persone. Ciò premesso, il B-25 era molto più piccolo e lento di un poderoso Boeing 757, ma ciò non toglie il fatto che le torri gemelle siano state progettate per resistere alla massa e alla velocità sopportata dai moderni velivoli civili e militari. Il crollo in dettaglio Come può essere facilmente verificato da tutti semplicemente rivedendo le registrazioni video dei crolli, le Twin Towers non collassarono a seguito dell’urto violento, ne tanto meno a causa della temperatura sprigionata dall’esplosione del carburante ma da una catena di esplosioni che seguirono alla tragedia in rapida successione. Le immagini all’amoviola confermano la presenza degli “sbuffi” da esplosione tipici delle demolizioni controllate. Il rumore delle deflagrazioni venne infatti udito tanto dai testimoni sopravvissuti quanto dai pompieri che accorsero. Reportage come “Inganno globale” riportano fedelmente tutti i fatti in questione. Peraltro, il Kerosene brucia a 800° gradi mentre i piloni potevano sopportarne tranquillamente 1500°. I grattacieli vennero giù in “caduta libera” e quasi perfettamente in verticale alle proprie fondamenta lasciando dietro di se solo una montagna di polvere e cenere. Circostanze in realtà tipiche delle demolizioni controllate e assolutamente improbabili da trovare nei normali incendi. La tesi ufficiale Secondo la relazione fatta stilare dalla Casa bianca, le torri collassarono in quanto la struttura più solida e resistente degli edifici era stata collocata dai progettisti solo nella zona perimetrale esterna, a scapito della struttura interna dei piani, costituita principalmente da travature metalliche reticolari di scarso peso. In tali condizioni l’impatto aereo sarebbe bastato ad abbattere la parte centrale dei piani nella traiettoria di collisione e il calore del fuoco sprigionato nell’incendio avrebbe inferto il colpo mortale alla stabilità degli edifici deformando i piloni d’acciaio esterni. I piani dei grattacieli sarebbero quindi crollati ad effetto domino uno sull’altro, schiacciati da un peso sempre maggiore. La tesi del complotto Il Word Trade Center non può essere crollato solo in conseguenza dell’impatto aereo. I piloni perimetrali d’acciaio non si fondono agli 800° gradi di temperatura a cui brucia il carosene contenuto nei serbatoi dei Jumbo. Devono invece essere implose per effetto delle esplosioni a catena viste nel moviola delle immagini e udite da numerosi testimoni (compresi i pompieri), esattamente come accade nelle demolizioni controllate. Il combustibile peraltro, data la sua volatilità, deve essere stato quasi integralmente bruciato nello stesso momento dell’impatto aereo, quindi tra i piloni d’acciaio e l’esterno. Una foto della massa infuocata che ha trovato sfogo all’esterno dei grattacieli dove c’è più ossigeno. Una foto della massa infuocata che ha trovato sfogo all’esterno dei grattacieli dove c’è più ossigeno. Inoltre all’interno degli edifici, c’era molto fumo e troppo poco ossigeno per alimentare la combustione fino alla temperatura di fusione dell’acciaio (1538°). Per non parlare poi dei moderni sistemi antincendio che entrarono in azione. Se l’acciaio si fosse veramente fuso infatti anche la dinamica del crollo sarebbe stata differente. Le colonne si sarebbero piegate e afflosciate a cominciare dal lato della torre colpito, ma non spezzate e frantumate in polvere nel modo in cui si è visto. Nelle demolizioni controllate dei moderni grattacieli infatti, viene impiegato una miscela incendiaria molto particolare, la c.d. “supertermite”, l’unica cioè in grado di provocare conseguenze simili. Tracce del quale sono state trovate dai soccorritori sotto le macerie dell’edificio addirittura due settimane dopo il crollo. E alcuni servizi giornalistici ufficiali girati dopo l’accaduto, documentarono inconsapevolmente proprio questa anomala circostanza. Alcune interviste dei pompieri testimoniano il loro sgomento nel trovare pozze incandescenti con temperature superiori agli 800° ancora dopo molti giorni. Un fatto che può essere spiegato solo dall’impiego della super-termite nel Word Trade Center. Chi ce l’aveva messa? Un blocco di metallo completamente fuso fotografato da Steven Jones Un blocco di metallo completamente fuso fotografato da Steven Jones Per quanto concerne poi l’impiego di esplosivo nelle Twin Towers, le parole di Van Romero, uno dei massimi esperti in materia, sembrano non lasciare dubbi. Van Romero è docente al New Mexico Tech Institute, nonché direttore del “Energetic Materials Research and Testing Center” che studia gli effetti delle esplosioni sugli edifici. Poche ore dopo gli attentati (quindi prima che venisse imposta la versione ufficiale) affermò infatti: ” La mia opinione è che dopo l’impatto degli aerei con le torri, alcune cariche esplosive piazzate all’interno degli edifici hanno provocato il collasso delle torri” . Chi ha messo le cariche esplosive? Molti degli esperti che sostengono la versione ufficiale, additano come una castroneria la possibilità che qualcuno sia potuto entrare clandestinamente nelle torri gemelle per collocare tutto il materiale esplosivo. Costoro però sembrano soffrire di strane amnesie collettive perché trascurano sempre di rammentare che il week-end precedente all’attacco si sarebbe verificato un guasto elettrico negli edifici. Un imprevisto che consentì a numerose squadre di tecnici di uscire ed entrare nei grattacieli a telecamere spente nell’intero arco di 48 ore. Ed è infatti questa la circostanza in cui i servizi segreti avrebbero potuto piazzare le cariche esplosive. Le indagini castrate John O’Neill, vice-direttore FBI fino al luglio 2001, si dimise in segno di protesta a causa dei continui insabbiamenti da parte del Dipartimento di Stato Usa. Prima di essere stato costretto a lasciare l’incarico, stava conducendo delle indagini sulla pista Saudita dei finanziamenti alla rete di Al Qaeda. L’FBI rigettò infatti le richieste presentate da agenti di Minneapolis per poter svolgere ulteriori indagini su Moussaoui, il presunto 20° dirottatore. Due banche kuwaitiane connesse con la Harken Energy, vennero inoltre escluse dalla lista nera delle banche sospettate di aver finanziato Al Qaeda La società in questione era stata in stretti rapporti con Bush e passò alle cronache a causa degli scandali di insider trading ed altro. I media da parte loro, hanno completamente tralasciato di raccontare alle nazioni quanti legami d’affari siano intercorsi tra la famiglia Bush e la famiglia Bin Laden. Basti ricordare ad esempio che sono state entrambe azioniste di maggioranza della Carlyle Group, una società strettamente connessa al colossale business delle commesse militari. Stando poi a quanto denunciato dagli ingegneri specialisti dei vigili del fuoco Usa, nella storia delle indagini non si sarebbe mai vista una rimozione delle macerie utili agli accertamenti così frettolosa (Fire Engeneering Magazine).
Posted on: Mon, 01 Jul 2013 06:20:07 +0000

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