Alla domanda:"Sei felice?” rispondevo: “Non lo so, ma non mi - TopicsExpress



          

Alla domanda:"Sei felice?” rispondevo: “Non lo so, ma non mi lamento”... Dopo un po’ che stavo lì in silenzio a esaminare i miei comportamenti, ho pensato che era vero. Vivevo nella paura. E vivere nella paura è sempre stata la condizione di chi è sottomesso. Paura del domani. Paura di non essere pronto. Di non essere all’altezza. Forse uno degli errori più grandi facevo era quello di prepararmi al peggio. Era la paura di non essere in grado di reggere una situazione brutta, la paura di perdere il controllo, o di trovarmi spiazzato e soffrire troppo, che mi portava ad allenarmi costantemente al pensiero di una catastrofe in arrivo. Per quello mi concentravo su cose brutte che potevano succedere. Qualche disgrazia, qualche tragedia. Io alla fine non dovevo trovarmi impreparato. Costruivo delle barriere, delle difese, dei cuscinetti per attuire l’eventuale botta, l’eventuale scontro con la realtà. Ecco perché alla domanda: “Sei felice?” rispondevo: “Non lo so, ma non mi lamento”. Perché, visto che mi aspettavo sempre la catastrofe, il fatto che ancora non fosse successa doveva rendermi felice. Quindi per me il significato della parola felicità era: mancanza di dolore. E mentre mi concentravo sul male, probabilmente il bene, il meglio, il bello mi passavano a fianco e io non me ne accorgevo. Ero troppo concentrato sul peggio, sul male, sul brutto. -Fabio Volo
Posted on: Fri, 21 Jun 2013 09:10:00 +0000

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