Amici e amiche di Sardegna: Isola dai mille volti ecco a voi un - TopicsExpress



          

Amici e amiche di Sardegna: Isola dai mille volti ecco a voi un nuovo episodio del racconto per alleviare il peso del lunedì :D buona lettura!!! Sobrietezza o la dittatura dello scrittore - Ivo Murgia, 2013 5 Questa volta il sorriso ebete stampato sulla faccia era il mio. Avevo dormito bene, soddisfatto. Iniziai a pensare che forse non mi era andata così male, e che nello scambio ci avessi perfino guadagnato. Vivevo in un mondo di fantasia, dove tutto era possibile, dove il futuro era tutto da scrivere, e mai frase fu più vera, e ogni cosa poteva girare a mio piacimento. E poi la Sardegna la conoscevo bene, ci avevo vissuto per quasi 40 anni, e per il momento non avevo nessuna intenzione di tornarci; anche a causa dei sardi che, come detto, dimostravano ampiamente di non meritare la terra nella quale vivevano. Sì ma non potevo usare questa straordinaria possibilità solo per andare a donne. Era il caso di limitare gli appuntamenti galanti e pensare a qualcosa di più culturale magari. Se potevo gironzolare tra i miei scritti, allora l’avrei potuto fare anche tra quelli altrui, e grazie a Dio, c’erano scrittori molto più grandi di me da visitare e coi quali scambiare due chiacchiere. Pensai subito a qualche nome tra i miei scrittori preferiti. Organizzai un incontro quello stesso pomeriggio con Henry Miller e Charles Bukowski, avevo invitato anche Michel Houellebecq, che non potè liberarsi, e Kurt Vonnegut, che ci avrebbe raggiunto più tardi. Poco dopo ero al tavolo con alcune tra le personalità più interessanti del mondo della letteratura. Chiesi subito delle loro vite e dei loro trascorsi, perché avevano iniziato a scrivere e come lavoravano. La loro risposta fu la stessa che avrei dato io: per noia, per difendersi dalle brutture del mondo e vendicarsi delle sue ingiustizie. Che dire, eravamo d’accordo su tutto. Suggellammo il comune punto di vista con una solenne bevuta, alla quale si aggiunse anche l’amico Kurt Vonnegut, che beveva un po’ meno rispetto gli altri ma era di una sagacia fuori dal comune. Adoravo il suo senso dell’umorismo e l’inesorabile fallacia umana dei suoi personaggi. Mi lasciai andare a qualche complimento cercando di non apparire troppo compiacente. Fu una serata strepitosa, dove realizzai per l’ennesima volta che gli uomini stanno bene con gli uomini, soprattutto quando ci sono visioni e gusti comuni. Forse perché avevo alzato un bel po’ il gomito, mi lanciai in una lunga dissertazione filosofica, secondo me, sul senso delle relazioni interpersonali e dei rapporti uomo donna, dando per scontato che gli altri avventori fossero interessati all’argomento. Mi apprestavo a dare lezioni di vita ad alcuni dei più grandi scrittori mai passati sulla faccia della terra… ‘L’uomo è un animale sociale’ iniziai, e già qui Bukowski mi guardò storto, ma non mi feci intimidire e continuai. ‘Non bisogna mai credere a chi dice che prima bisogna star bene con se stessi e poi con gli altri, bisogna star bene con gli altri, sempre. Abbiamo senso e ci concepiamo nella comunità degli esseri umani, solo in mezzo a loro la nostra vita ha un senso, da soli non ne ha nessuno. Il nucleo familiare non è una risposta sufficiente, serve molta più gente. A parte il fatto che io non credo molto nell’unione tra uomo e donna come rapporto duraturo, mi sembra più un costrutto culturale che una reale esigenza fisiologica e psicologica. Bisognerebbe fare figli, certamente, ma poi lasciarsi se non si ha più ragione di stare insieme. Non c’è assolutamente niente di male, si fanno dei figli e poi se non c’è più motivo di stare insieme, ci si lascia, nessun trauma. E’ una buona soluzione, non c’è niente di traumatico in questo. Anche perché gli uomini stanno bene con gli uomini e le donne con le donne. Uomini e donne sono troppo diversi per passare una vita insieme, devono continuamente scendere a compromessi o rinunciare a qualcosa e non di rado fare grandi sacrifici per far funzionare la cosa. Ma se una cosa ha bisogno di tutto questo lavoro, forse è il caso di lasciarla andare, piuttosto che cercare di trattenerla con la sola forza di costrutti romantici. A tal proposito io non sottovaluterei neanche il ruolo della prostituzione. Intendiamoci, dovunque ci sia violenza, soverchie e prevaricazioni, quello non può essere certo un modello sostenibile, ma nel senso di libero scambio amoroso, al di fuori di vincoli ufficiali, allora sì, io sarei favorevole a una forma di amore libero e svincolato. Intanto in molte realtà del mondo il rapporto col sesso e col corpo è molto diverso da quello di società dove ci sono secoli di tabù religiosi sulla sessualità, e poi non è sempre vero che la donna è vittima, molte volte è lei stessa che gestisce il proprio corpo, in piena autonomia. E poi diciamoci la verità, a volte è molto più comodo un rapporto fugace di solo sesso, senza altre complicazioni, che inseguire una donna all’infinito, portarla a cena, in giro qua e là, etc. etc. insomma una mole di lavoro che non giustifica assolutamente il risultato finale. Certo un rapporto non è solo sesso, è anche scambio intellettuale e culturale, ma a volte si ha proprio voglia di solo sesso e lo scambio culturale lo si rimanda volentieri ad altri momenti’. Ripresi fiato un attimo, per scrutare i miei interlocutori, va bene che avevamo tutti bevuto, ma non volevo dire troppe cazzate. ‘E a questo punto viene sempre fuori qualcuno con la sua grande battuta fulminante: ‘Sì, sì, parli così tu perché non hai ancora trovato quella giusta!’ A parte il fatto che non so perché dovrei fare obbligatoriamente trovare quella giusta, sposarmi, fare figli, un progetto comune etc. E se putacaso uno non fosse fatto così e volesse starsene da solo o con compagnie veloci, non impegnative e senza progetto? Non per questo dovrebbe essere accusato di mancata assunzione di responsabilità, infantilismo, scarsa maturità etc. Proprio non capisco dove sia il problema. Personalmente non sto cercando la donna della vita, al limite quella giusta per questo momento e poi la donna ideale l’ho trovata molte volte ma l’ho sempre lasciata per una peggiore di lei’. Con questa battuta memorabile chiusi il mio comizio d’amore su una nuova visione dei rapporti interpersonali tra uomo e donna. Kurt Vonnegut era il più attento, Miller e Bukowski si erano un po’ distratti e commentavano tra di loro. Non me ne dispiacqui, anzi lo considerai un grande successo, continuando la discussione col grandissimo Kurt. ‘Ma come’ mi direte ‘hai la possibilità di incontrare personalità così intricate e profonde e praticamente parli solo tu?’ Già, ma le personalità intricate e profonde hanno già abbondantemente parlato nei loro libri, questo è il mio racconto e quindi parlo io, eh. La serata non era ancora finita però, c’era ancora spazio per un altro incontro. Rientrando dalle nostre parti passai a trovare Benvenuto Lobina, il grande poeta sardo, autore tra l’altro de ‘Is cantzonis’ e ‘Po cantu Biddanoa’, veri capolavori della letteratura sarda e opere tra le più alte della nostra produzione artistica. Fu un grande onore poter salutare l’uomo e l’artista e rendere omaggio alla sua poesia, modello di indiscutibile grandezza. Mi permisi di abbracciarlo, gli raccontai del premio letterario in suo nome, nel quale pure io avevo ricevuto un premio, con una poesia ispirata alla sua scrittura. Parlammo a lungo e in sardo, la lingua che aveva reso così grande e che tanti aveva ispirato dopo di lui. Lo ringraziai sentitamente per quello che aveva fatto, era troppo tardi certo, ma lui sapeva bene che questo non è un mondo per poeti e viveva ormai sereno, immortalato dalla sua opera e circondato dalla stima di chi sapeva cogliere il valore del suo lavoro. Lo abbracciai ancora prima di salutarlo e mi allontanai soddisfatto, pensando che anche in un mondo così brutto e ingiusto, c’erano stati uomini così grandi.
Posted on: Mon, 30 Sep 2013 12:31:59 +0000

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