Antibiotici ai bambini, lItalia esagera. Colpa dei medici e - TopicsExpress



          

Antibiotici ai bambini, lItalia esagera. Colpa dei medici e anche dei genitori A Milano il 32° congresso di antibioticoterapia fa il punto sulla situazione nazionale, sulla resistenza antimicrobica e sugli immunostimolanti. Gli esperti: non usarli per linfluenza, non interrompere la terapia prescritta anche se i sintomi dellinfezione spariscono, buttare le confezioni a fine cura. Scuola, famiglia numerosa e fumo passivo tra i fattori di rischio Gli esperti consigliano di evitare luso eccessivo di antibiotici per i bambini ROMA - Infezioni respiratorie ricorrenti, uso inappropriato degli antibiotici, immunostimolanti e tubercolosi: sono i temi caldi al centro del 32° Congresso nazionale di antibioticoterapia in età pediatrica, in corso a Milano fino al 15 novembre. I maggiori esperti nel campo dellinfettivologia pediatrica discutono delle più recenti scoperte ed analisi nel campo dellantibioticoterapia, delle malattie infettive pediatriche e sulle strategie di prevenzione. Il consumo di antibiotici. Dai dati del progetto Arpec, uno studio di sorveglianza finanziato dallUnione europea, lEuropa appare spaccata a metà nel corretto utilizzo degli antibiotici, soprattutto quando si parla di bambini. Se al Nord Europa (Inghilterra, Germania e Belgio) questi farmaci si utilizzano meno e meglio (circa il 30%), più indietro rimangono Paesi come Italia (38%), Grecia (40%) e Spagna (37,7%). In età pediatrica gli antibiotici sono i farmaci più utilizzati, soprattutto a livello ambulatoriale. L88,7% delle prescrizioni antibiotiche in questa età sono effettuate in ambito ambulatoriale dal pediatra (61,2%) o dal medico di famiglia (27,5%) e, di queste, la gran parte interessano bambini in età pre-scolare. Un elemento di estrema importanza è quello della resistenza antimicrobica, che rappresenta un problema mondiale di sanità pubblica perché i superbatteri resistenti ai farmaci causano circa 400 mila infezioni e 25 mila morti ogni anno solo in Europa. Inoltre, questo fenomeno comporta un surplus di spese per i servizi sanitari pubblici e perdite di produttività per almeno 1,5 miliardi di euro. Nelle diverse strutture sanitarie, poi, la resistenza antimicrobica costituisce una minaccia particolarmente grave, che si manifesta sotto forma di infezioni contratte in seguito a un ricovero in ospedale: basti pensare che, solo nellUnione Europea, circa 4 milioni di pazienti soffre ogni anno di uninfezione connessa alle cure medico-sanitarie. Come usarli. Uno dei problemi maggiori è rappresentato dal fai-da-te dei genitori che, quando il bambino si ammala, danno spontaneamente un antibiotico con dosaggi non ottimali e appena i sintomi migliorano interrompono la terapia. Gli antibiotici - sottolinea Susanna Esposito, presidente della Società italiana di infettivologia pediatrica (SITIP) - sono farmaci preziosi, molto utili in presenza di specifiche infezioni, ma che non funzionano o addirittura possono essere dannosi qualora non vengano utilizzati in modo corretto. E quindi molto importante che siano somministrati solo quando li prescrive il pediatra, dopo aver fatto unattenta diagnosi. Non servono per linfluenza. Va ricordato, poi, che gli antibiotici non sono sempre la soluzione al problema: funzionano solo ed esclusivamente verso le infezioni batteriche, non in caso di semplice raffreddore o influenza. Nelle infezioni virali, come linfluenza di cui si parla tanto in questo periodo, gli antibiotici non sono utili - chiarisce Esposito - e possono soltanto favorire il rischio di comparsa di infezioni causate da batteri resistenti allantibiotico somministrato. In questi casi è possibile aiutare il bambino a sentirsi meglio utilizzando farmaci che alleviano i sintomi, mentre la malattia fa il suo corso. E poi una volta iniziata la terapia antibiotica è importante somministrare tutte le dosi giornaliere e per il periodo di tempo indicato dal pediatra. Se la terapia viene sospesa prima del previsto, linfezione non verrà eliminata. Altra regola importante è quella di gettare gli antibiotici scaduti o che sono già stati aperti e utilizzati per uninfezione precedente. Le infezioni respiratorie ricorrenti. Da vari studi epidemiologici è emerso che dalla fine del primo anno di vita fino allinizio delletà scolare il bambino sano va incontro ad almeno 5-6 episodi di infezione respiratoria per anno, con punte che arrivano anche ad 8-9 in alcuni soggetti. Un ruolo importante è giocato da alcuni fattori ambientali. La frequenza allasilo nido o alla scuola materna, la presenza di un alto numero di familiari conviventi, specie se di tenera età, il fumo passivo, le carenti condizioni igieniche, le limitate possibilità economiche sono tutte situazioni che - spiega Esposito - sono nettamente più comuni tra coloro che presentano le infezioni respiratorie ricorrenti rispetto a coloro che sono meno interessati dal problema. Ecco perché agire su questi fattori è fondamentale. Laltro strumento è quello dei vaccini. Dice Susanna Esposito: Diversi studi hanno dimostrato che lutilizzo prima dellinizio della stagione invernale del vaccino antinfluenzale riduce lincidenza sia delle infezioni respiratorie ricorrenti, sia dellotite media acuta. Lo stesso vale per il vaccino pneumococcico che ormai è entrato nellelenco di quelli che sono fortemente raccomandati e inclusi nelle schedule vaccinali dei bambini. Ancora discusso è, invece, lutilizzo del vaccino antinfluenzale che, almeno in certi paesi, tra cui lItalia, non viene considerato di prima necessità per i bambini sani ed è consigliato solo per quelli a rischio. Immunostimolanti. Poiché il sistema immunitario dei bambini fino ai 3-4 anni non è pienamente sviluppato, diversi ricercatori hanno suggerito la possibilità di utilizzare per la prevenzione delle infezioni respiratorie specifici stimolanti dellimmunità nel periodo di massimo rischio di insorgenza, vale a dire immediatamente prima e durante il periodo invernale. Il prodotto per il quale sono disponibili le maggiori informazioni - spiega ancora lesperta - è il cosiddetto OM 85, un lisato di 8 dei batteri più frequentemente in causa nella determinazione delle infezioni respiratorie. Tra gli immunostimolanti più studiati, anche il Pidotimod per il quale sono disponibili molti dati di laboratorio, ma mancano studi clinici controllati condotti su una larga popolazione pediatrica. Individuando bene i bambini che ne hanno bisogno, gli immunostimolanti si possono somministrare con cicli di dieci giorni al mese per 3-6 mesi a seconda dei casi, afferma Esposito. Allarme tubercolosi. La città di Milano è in allerta per alcuni casi di tubercolosi emersi a fine ottobre. Sette fino ad ora quelli accertati: tre bambini di una scuola media, due di una scuola elementare della zona Nord-Est di Milano e due studenti stranieri della facoltà di Scienze Politiche dellUniversità Statale. Il primo caso a far scattare lallarme è stato quello di un bambino italiano di 11 anni. Nel 2012, sempre a Milano, si sono registrati più di 400 casi di tubercolosi. Per questo, nel corso del congresso, partirà anche il progetto per la realizzazione entro il 2014 di specifiche linee guida sulla prevenzione, diagnosi e terapia della tubercolosi in età pediatrica condivise da più società scientifiche (tra cui la Società italiana di pediatria, quella di Neonatologia e quella di Pediatria preventiva e sociale). di IRMA DARIA (13 novembre 2013) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Posted on: Thu, 14 Nov 2013 08:15:08 +0000

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