BATTAGLIA DI ARGENTORATVM (STRASBURGO) AGOSTO 1110 A.V.C. (357 - TopicsExpress



          

BATTAGLIA DI ARGENTORATVM (STRASBURGO) AGOSTO 1110 A.V.C. (357 D.C.) - I PARTE LA) « En, [...] commilitones, diu speratus praesto est dies, compellens nos omnes, elutis pristinis maculis, Romanae maiestatis reddere proprium decus. » (IT) « Eccovi, [...] o commilitoni, il giorno da lungo atteso, che ci spinge a lavare le antiche macchie per ridare alla maestà romana la gloria che le è propria. » (Discorso di Giuliano alle truppe, da Ammiano Marcellino, Storie, xvi.12.31, traduzione di Antonio Selem) La battaglia di Strasburgo, nota anche come battaglia di Argentoratum dal nome latino di Strasburgo, fu combattuta nellagosto 357 d.C. tra lesercito dellImpero romano guidato dal cesare Giuliano e la confederazione delle tribù degli Alemanni guidate dal re supremo Cnodomario. Il decisivo scontro di Strasburgo costituì il culmine della campagna condotta da Giuliano tra il 355 d.C. e il 357 d.C. per debellare le incursioni in Gallia dei barbari e ripristinare la linea difensiva dei forti lungo il Reno, gravemente danneggiata durante la guerra civile del 350 d.C. - 353 d.C. tra lusurpatore Magnenzio e limperatore Costanzo II. Sebbene affrontassero un nemico tre volte più numeroso, i soldati di Giuliano ottennero una vittoria completa dopo un duro scontro e, soffrendo perdite trascurabili, respinsero gli Alemanni oltre il Reno, infliggendo loro gravi perdite. Lesercito di manovra di Giuliano, il suo comitatus, era piccolo ma molto ben addestrato: la battaglia fu vinta grazie alla forza e alla resistenza della fanteria romana, la quale fu in grado di sopperire alla pessima prestazione della cavalleria. Negli anni successivi a questa vittoria, Giuliano poté riparare e rinforzare le guarnigioni dei forti sul Reno e imporre la condizione di tributari alle tribù germaniche al di là del confine. Fonti La più dettagliata e affidabile fonte per la campagna gallica di Giuliano (355 d.C. – 360 d.C. ) e per la battaglia di Strasburgo è la Res gestae (Storie) di Ammiano Marcellino, uno storico contemporaneo ai fatti. Ammiano era un soldato di carriera greco, che entrò nellesercito romano nel 350 d.C. e vi servì almeno fino al 363 d.C.. Inquadrato come protector domesticus (ufficiale superiore cadetto), servì nello stato maggiore del magister equitum Ursicino e poi sotto Giuliano stesso nella sua campagna sasanide. Fece esperienza anche del fronte gallico, in quanto fu coinvolto nella soppressione della ribellione di Claudio Silvano nel 355 d.C. . Le sue esperienze negli stati maggiori degli eserciti dellepoca lo fanno una fonte affidabile e preziosa, ma fu anche un grande ammiratore di Giuliano, tanto che la sua narrazione scade talvolta nellelogio, con una tendenza a eccedere nelle lodi per le azioni di Giuliano e nellostilità verso i suoi nemici. Il retore Libanio, contemporaneo dei fatti, pronunciò una orazione funebre per Giuliano nel 363 d.C. , che contiene alcuni particolari che mancano nella descrizione di Ammiano e che Libanio seppe da collaboratori dellimperatore. Ma lopera di Libanio, proprio in quanto elogio delle azioni di Giuliano, non è un racconto storico e la sua affidabilità per quanto riguarda gli eventi della campagna è limitata: in caso di contrasto, la versione di Ammiano è da preferire. Nel tardo V secolo, lo storico Zosimo compose una cronaca, intitolata Storia nuova, in cui descrive sia la campagna di Giuliano che la battaglia di Strasburgo, ma in maniera sommaria e aggiungendo poco al racconto di Ammiano. Limportanza principale di Zosimo, in questo contesto, è che la sua descrizione della rivolta di Magnenzio (350 d.C. - 353 d.C.) è sopravvissuta, mentre la porzione di opera di Ammiano che la descriveva è andata persa. Antefatti Alemanni Durante il III secolo, le piccole tribù della frammentata Germania libera (la Germania al di là delle frontiere imperiali) si coagularono in confederazioni vaste e blande: i Franchi nella Germania nord-occidentale, gli Alemanni nella Germania sud-occidentale e i Burgundi in quella centrale. Sebbene impegnate da guerre intestine, queste confederazioni erano in grado di mobilitare grandi forze e avrebbero potuto presentare per lImpero romano una minaccia più seria di quanto non avessero fatto precedentemente. La confederazione delle tribù alemanniche ebbe origine nella valle del Meno, nella Germania centrale, per poi spostarsi negli Agri decumates (allincirca il moderno stato del Baden-Württemberg in Germania sud-occidentale), una regione che aveva fatto parte per 150 anni della provincia romana della Germania superiore e che era stata abbandonata dai Romani nel III secolo. Qui, sulla sponda orientale del Reno, gli Alemanni fondarono una serie di comunità note come pagi, di estensione e numero incerto, che probabilmente cambiarono col tempo. Più pagi formavano, normalmente combinati a coppie, dei regni (regna), che si ritiene fossero permanenti ed ereditari. Lo storico romano Ammiano Marcellino descrive i sovrani alemannici con vari termini: reges excelsiores ante alios (re eccelsi), reges proximi (re del vicinato), reguli (piccoli re) e regales (principi). Forse si tratta di una gerarchia formale, o forse si tratta di definizioni che si sovrappongono. Pare che nel 357 d.C. ci fossero due re eccelsi (Cnodomario e Vestralpo), che forse fungevano da presidenti della confederazione, e altri 5/6 reges; i territori della confederazione si stendevano lungo il Reno. È possibile che i reguli fossero i sovrani di uno dei due pagi che formavano un regnum. Dal punto di vista sociale, sotto alla famiglia reale cerano i nobili, chiamati optimates dai Romani, e i guerrieri (detti armati dai Romani), che erano divisi nella classe dei guerrieri professionali e nella leva degli uomini liberi. Ciascun nobile era in grado di radunare circa 50 guerrieri. In totale, la popolazione germanica in Alemannia in questa epoca è stata stimata pari a 120.000-150.000 persone, una cifra molto piccola in rapporto ai circa 10 milioni che abitavano la Gallia. Malgrado ciò, la società alemannica, basata su clan in lotta fra loro, era molto adatta ad addestrare dei buoni armati; si stima che in totale gli Alemanni fossero in grado di far scendere in campo 30-40.000 guerrieri. Invasione della Gallia Nel gennaio 350 d.C. , lImpero romano era governato da due figli di Costantino I: laugusto Costante I regnava sullOccidente, il suo collega Costanzo II era signore dellOriente. In quel mese, però, Costante fu rovesciato e ucciso dallusurpatore Magnenzio, un laetus originario della Gallia che era diventato comes (comandante) delle legioni degli Herculiani e degli Ioviani. Allepoca Costanzo era impegnato in Oriente in una lunga guerra contro i Sasanidi dello scià Sapore II, con i quali concluse una tregua non appena seppe della ribellione di Magnenzio. Limperatore condusse il proprio comitatus in Illiria, dove assunse anche il comando del comitatus locale, trovandosi così alla testa di un esercito di circa 60.000 uomini. Magnenzio raccolse un esercito composto dal comitatus della Gallia e probabilmente da alcuni foederati franchi e sassoni e marciò sullIllirico per attaccare Costanzo. I Franchi e gli Alemanni stanziati sulla frontiera del Reno colsero allora lopportunità loro concessa dallassenza delle migliori truppe romane impegnate nella guerra civile e travolsero gran parte della Gallia orientale e della Rezia. Libanio afferma che furono istigati a compiere questa invasione da alcune lettere inviate da Costanzo, il cui scopo era di creare un diversivo alle spalle di Magnenzio. I barbari conquistarono molti dei forti romani lungo il Reno, distrussero le loro fortificazioni e stabilirono dei campi permanenti sulla riva destra del fiume, che usarono come basi per le incursioni durante i quattro anni della guerra civile (350 d.C. – 353 d.C. ). Oltre 20.000 cittadini romani furono rapiti e ridotti in schiavitù; Libanio afferma che questi furono obbligati a coltivare le terre degli Alemanni, cosa che permise ai guerrieri barbari, liberi dal ciclo della mietitura, di eseguire incursioni in Gallia in gruppi più numerosi. Nel frattempo la gran parte del comitatus delle Gallie e quasi metà delle forze illiriche furono distrutte nella guerra civile: nella battaglia di Mursa Maggiore in Pannonia (351 d.C. ), una delle più sanguinose dellintera storia romana, Magnenzio perse circa 24.000 uomini (quasi due terzi del suo esercito), mentre Costanzo, sebbene vittorioso, pagò un tributo ancora più alto in caduti (circa 30.000 uomini); lo scontro finale nella battaglia di Mons Seleucus vide altre vittime. Queste gravi perdite di fanteria altamente addestrata non poterono essere facilmente o rapidamente ripianate; inoltre Costanzo doveva far fronte alla minaccia sasanide in Oriente e quindi, oltre al suo comitatus posto a Milano e alle ricostituite forze illiriche, dovette costituire un significativo comitatus in Oriente, cosa che lasciava poche truppe per la Gallia. Costanzo riuscì a spingere gli Alemanni fuori dalla Rezia nel 354 d.C. , stringendo unalleanza con i re dellAlemannia meridionale, Vadomario e Gundomado. Lanno successivo, però, il magister equitum della Gallia Claudio Silvano mise in atto una breve ribellione; Costanzo decise che era giunto il momento di mettere un membro della dinastia costantiniana in carico dellOccidente, mentre lui si dedicava allOriente. Per questo motivo si rivolse a suo cugino Giuliano, che nominò cesare dOccidente e gli conferì il comando nominale delle forze romane in Gallia, incluso un comitatus di forza ridotta. La scelta non sembrava certamente la migliore, in quanto a 23 anni Giuliano non aveva alcuna esperienza militare, avendo fino a quel momento studiato filosofia ad Atene; Costanzo, però, non aveva altra scelta, in quanto Giuliano era lunico maschio della dinastia costantiniana sopravvissuto alle purghe volute da Costanzo stesso e dai suoi fratelli per timore di rivolte. Invece quel che accadde fu che Giuliano stupì tutti dimostrando di essere un comandante militare di rare capacità. Il compito affidato a Giuliano era estremamente difficile. La guerra civile aveva lasciato la Gallia nel caos, mentre la linea difensiva sul Reno era collassata per ampi tratti. Secondo Ammiano Marcellino, i Franchi avevano assaltato Colonia Agrippina (Colonia) e lavevano rasa al suolo; Moguntiacum (Magonza), Borbetomagus (Worms), Nemetae Vangionum (Spira), Tabernae (Saverne), Saliso (Brumat) e Argentorate (Strasburgo) erano tutte in mani germaniche. Solo tre teste di ponte sul Reno erano ancora in mano romana: ununica torre nei pressi di Colonia e due forti, uno a Rigodunum (Remagen) e uno a Confluentes (Coblenza). Grossi gruppi di barbari si muovevano indisturbati nella Gallia orientale, saccheggiandola, raggiungendo persino la Senna. I gruppi di predoni erano così numerosi e così grandi che Silvano, il magister equitum di Giuliano, fu considerato coraggioso per aver condotto 8000 uomini lungo una strada cinta da alberi nel cuore della Gallia, malgrado il rischio di imboscata. Allo stesso tempo, le forze a disposizione di Giuliano erano molto limitate. Il comitatus gallico di Giuliano, ad effettivi ridotti dopo la guerra civile, era costituito da appena 13.000 uomini, un terzo della forza messa in campo da Magnenzio a Mursa Maggiore. Per di più i limitanei (le truppe frontaliere) lungo il Reno dovevano essere stati decimati a causa della caduta dei loro forti in mani germaniche, mentre le truppe che erano sopravvissute allinvasione erano state ritirate dalla frontiera per proteggere le città della Gallia. Il fallimento del cesare era considerato così certo che i cinici alla corte di Costanzo sussurravano che limperatore aveva assegnato un compito impossibile da portare a termine in modo da liberarsi di un possibile pretendente al trono. Manovre di avvicinamento alla battaglia Giuliano passò linverno del 355 d.C. /356 d.C. a Vienna (Vienne), con il suo esercito. Allinizio della stagione militare del 356 d.C. , accettò il rischio di cadere in unimboscata pur di prendere una strada che attraversava una foresta folta e portare un contingente di cavalleria in aiuto di Augustodunum (Autun), che stava subendo lattacco di un grosso contingente di barbari, i quali, sorpresi dallarrivo del cesare, fuggirono. A questo punto Giuliano raccolse lintero esercito a Remi (Reims) sotto il comando del proprio magister equitum Marcello. Da lì si mosse per riprendere la principale città del basso Reno, Colonia Agrippina (Colonia), e la relativa fortezza fluviale costruita da Costantino I dallaltra parte del Reno a Divitia (Deutz, oggi un quartiere di Colonia). Dopo aver sconfitto un notevole contingente germanico che aveva teso loro unimboscata, gli uomini di Giuliano presero Colonia. Il cesare stipulò allora una pace con i Franchi, la quale gli permise di dividere in due i suoi avversari e di concentrare le proprie forze contro gli Alemanni. Per linverno 356 d.C. /357 d.C. , Giuliano scelse di acquartierare il proprio esercito a Senones (Sens), vicino Parigi, anche se si curò di distribuire alcune truppe nelle città vicine per ridurre limpatto sulla cittadina della presenza dei soldati. Un grosso gruppo di Alemanni venne a sapere che il cesare aveva a disposizione un numero limitato di soldati e lo mise sotto assedio. Le forze di Giuliano furono in grado di resistere per un mese, trascorso il quale i Germani si allontanarono; era così nettamente inferiore numericamente che fu persino impossibilitato a uscire da Sens per inseguire i nemici. Marcello, che si trovava nella vicina Reims, non fornì alcun aiuto al cesare, tanto che Ammiano Marcellino lo criticò pesantemente; fu poi rimosso dalla carica di magister equitum per ordine di Costanzo e sostituito con Severo, un rinomato ufficiale più compatibile con Giuliano. Alla corte di Costanzo, a Mediolanum (Milano), si preparò un piano per la campagna del 357 d.C. , il cui scopo era quello di intrappolare gli Alemanni nella Gallia orientale con una manovra a tenaglia: Giuliano si sarebbe dovuto muovere da Reims verso oriente, mentre la gran parte del comitatus italico di Costanzo, 25.000 uomini sotto il comando del magister peditum Barbazione, sarebbe stato inviato ad Augusta Rauracorum (Augst) in Rezia; il risultato di queste due manovre sarebbe stato laccerchiamento e la distruzione degli Alemanni nella parte meridionale della Germania prima, nella moderna Alsazia. Il grosso delle forze alemanniche, minacciato dalla manovra romana, invece di ritirarsi attraversando il Reno, reagì invadendo la valle del Rodano, tentando persino di prendere la principale città della zona, Lugdunum (Lione): solo la robustezza delle mura cittadine e la resistenza opposta dalla guarnigione, probabilmente composta da limitanei, respinsero lattacco degli Alemanni. Pur avendo raccolto un grosso bottino, i predatori alemannici erano ora intrappolati nella Gallia interna, con la strada del ritorno al Reno bloccata dagli eserciti romani. Malgrado ciò, parte delle forze germaniche riuscirono a sfuggire alla morsa. Se, infatti, nel settore di Giuliano i contingenti alemannici furono rigorosamente intercettati e distrutti da squadroni di cavalleria inviati dal cesare a preparare imboscate lungo tre strade principali, nel settore di Barbazione i Germani poterono passare senza essere disturbati per volere del magister equitum Cella, che negò la propria autorizzazione a preparare le imboscate ai comandanti di cavalleria Bainobaude e Valentiniano (il futuro imperatore Valentiniano I). Non di meno Giuliano li inseguì con vigore, sorprendendo un gruppo mentre attraversava il Reno, divenuto guadabile durante lestate a causa di una siccità, e uccidendone molti. I Germani stanziati sullaltra sponda del fiume non opposero resistenza al cesare, ma si rifugiarono nelle foreste e nelle paludi, permettendo a Giuliano di bruciare i loro villaggi e i raccolti non ancora mietuti: alla fine i Germani furono obbligati a chiedere la pace. A questo punto Giuliano si dedicò alla ricostruzione della fortezza di Saverne, che era stata distrutta dagli Alemanni. Saverne si trova di fronte a cavallo della strada Mettis (Metz)-Argentoratum (Strasburgo), lì dove la strada penetra tra le montagne dei Vosgi nellAlsazia settentrionale. La sua posizione strategica che le permetteva di controllare la valle del Reno spiega per quale motivo costituisse una priorità per Giuliano. Mentre i lavori di ricostruzione procedevano, lesercito di Barbazione fu attaccato appena fuori dal campo di Severo da un grosso contingente di barbari. Invece di combattere, gli uomini di Barbazione fuggirono e furono inseguiti fino ad Augst. A questo punto Barbazione, che fino a quel momento aveva collaborato malvolentieri con Giuliano, ritirò completamente il suo esercito dalla Gallia, senza chiedere il permesso a Giuliano, inviando le sue truppe negli accampamenti invernali in Italia, sebbene gli Alemanni non fossero stati né scacciati dallAlsazia né tanto meno sconfitti. Giuliano si trovò così esposto agli attacchi nemici con appena 13.000 uomini. La confederazione degli Alemanni era in quel momento sotto la direzione di due re eccellenti, Cnodomario e Vestralpo, ma il vero trascinatore era Cnodomario, di altezza, forza ed energia prodigiose, soprannominato Gigas (il gigante) dai Romani, dallaspetto formidabile con il suo elmo lampeggiante (forse ricoperto da foglie doro) e con larmatura completa da parata. Ammiano lo descrive come la mente dellinvasione della Gallia. Cnodomario non poteva ignorare lopera di fortificazione di Saverne da parte di Giuliano, in quanto questa minacciava il suo controllo dellAlsazia e bloccava la sua principale via daccesso alla Gallia interna, che ormai considerava territorio alemannico per diritto di conquista dopo averlo occupato per diversi anni, affermando persino di possedere lettere da Costanzo che garantivano agli Alemanni il diritto di occupare queste terre. Cnodomario era stato sorpreso e scoraggiato dalla vittoriosa campagna di Giuliano nel 355 d.C. – 357 d.C. , ma era stato rincuorato dal suo successo su Barbazione e dallinformazione ottenuta da un disertore che il ritiro di Barbazione aveva lasciato il cesare con una forza relativamente piccola. Avendo già sconfitto sul campo due magistri equitum romani (Decenzio e Barbazione), Cnodomario aveva perso la tradizionale paura dei barbari di affrontare i Romani in battaglie campali. I principali re degli Alemanni ordinarono ora una mobilitazione di massa per tutte le tribù membri della confederazione, raccogliendo le loro sparse formazioni; inoltre ottennero rinforzi tempestivi dalle due tribù alemanniche prossime alla Rezia pacificate da Costanzo nel 355 d.C. : i loro capi erano stati infatti spodestati con un colpo di stato dei loro optimates: Gundomado ucciso e Vadomario obbligato a rompere il trattato di pace e unirsi a Cnodomario. Infine richiesero assistenza da tribù non alemanniche, ottenendolo in parte in cambio di servizi resi in passato, in parte dietro pagamento. A Strasburgo sul Reno, a circa 32 km a sud-est di Saverne, raccolsero una forza totale di circa 35.000 uomini. Poiché era loro intenzione indurre Giuliano ad una battaglia e sconfiggerlo semplicemente con la preponderante superiorità numerica, provocarono il cesare inviandogli un insolente ultimatum ad evacuare immediatamente lAlsazia. Giuliano si trovava ora di fronte ad una scelta meritevole di attenta riflessione. La condotta più sicura era quella di ignorare la sfida di Cnodomario, mantenere le proprie truppe nelle basi fortificate, richiedere rinforzi ed attenderli, se necessario fino alla stagione militare dellanno dopo. Ma questa soluzione aveva alcuni problemi: il recente comportamento di Barbazione e del comitatus imperiale metteva in dubbio larrivo dei rinforzi e la loro qualità; inoltre una posizione attendista avrebbe esposto la Gallia ad una invasione di massa dei Germani proprio al tempo della mietitura. Lalternativa era quella promossa dal prefetto del pretorio per la Gallia Florenzio, il quale faceva notare che uno scontro campale con Cnodomario aveva buone probabilità di essere vittorioso e decisivo, in quanto i barbari si trovavano concentrati in un solo luogo invece che divisi in diverse bande, come loro solito Daltro canto, sebbene i Romani avessero quasi sempre vinto le battaglie in campo aperto contro i barbari in virtù della loro superiorità in fatto di equipaggiamento, organizzazione e addestramento, questa volta si trovavano in una pericolosamente netta inferiorità numerica. Cionondimeno Giuliano decise di concedere la battaglia a Cnodomario da solo. Battaglia Avversari a confronto Secondo quanto raccontato da Ammiano Marcellino, un disertore aveva informato Cnodomario che Giuliano aveva 13.000 uomini con sé a Saverne: non è però chiaro se avesse raccolto altri uomini per la battaglia. È possibile che la divisione di Severo non sia inclusa in quel conto in quanto, come raccontato in occasione della rotta di Barbazione, i suoi uomini occupavano un campo differente dal grosso delle forze. Libanio afferma che Giuliano avesse 15.000 uomini;se questo fosse vero, gli ulteriori 2000 uomini potrebbero essere quelli del contingente di Severo. Inoltre Giuliano potrebbe essere stato in grado di richiamare alcune unità di limitanei per aiutarlo; Zosimo afferma che al suo arrivo in Gallia, Giuliano iniziò una vasta leva: si trattò probabilmente di uno sforzo volto a ricostituire le unità di limitanei molto indebolite negli anni dellanarchia, piuttosto che rafforzare le unità del suo comitatus. Allo stesso tempo si è detto che la stima di 35.000 Alemanni fatta da Ammiano fosse esagerata e che in realtà essi fossero appena 15.000, tanti quanti i Romani; questa stima è basata su ipotesi speculative, tra cui quella che assume che la dimensione media di una banda di incursori alemanni (800 uomini) rappresentasse il contingente massimo esprimibile da un singolo pagus. La stima di 35.000 uomini è invece compatibile con altre due indicazioni date da Ammiano in relazione ad eserciti alemannici: un contingente di 40.000 uomini nel 378 d.C. e un esercito del 366 diviso in tre parti, una delle quali forte di 10.000 uomini. Lesercito di Giuliano, sebbene di dimensioni ridotte, comprendeva alcune delle migliori unità dellesercito romano tardo imperiale, con una notevole reputazione militare: si trattava infatti di unità di palatini, i migliori soldati romani. Una percentuale notevole delle truppe erano di origine barbarica, per lo più germanica: lanalisi dei nomi tramandati di ufficiali e soldati delle unità di auxilia palatina suggerisce che i barbari costituivano da un terzo a metà degli effettivi, contro una stima del 25% riguardo allintero esercito tardo imperiale. Di questi molti erano probabilmente Alemanni, ma la storia delle campagne galliche mostra che le sue truppe barbariche erano fieramente leali ed affidabili. Se è vero che vi furono casi isolati di disertori germanici che passarono al nemico, anche per motivi di solidarietà etnica – Ammiano racconta solo di un ufficiale, il quale avvisò i membri della propria tribù che Giuliano stava pianificando una campagna contro di loro – la maggior parte dei soldati barbari tra le file romane mostrarono di essere estremamente leali alle proprie unità, come dimostrato dalla rapidità con cui le truppe di Giuliano ingaggiarono il nemico e dalla determinazione con la quale combatterono la battaglia: tre dei quattro tribuni caduti in battaglia a Strasburgo avevano nomi barbarici. Le forze di Cnodomario erano molto meno omogenee in fatto di qualità. I suoi uomini migliori erano i professionisti del seguito dei regales (la classe di rango regale, detti ringgivers dai Germani). Si trattava principalmente di berserkr e combattenti con la spada dai capelli lunghi, ben equipaggiati dai loro ricchi padroni; allo scopo di garantirsi una rilevante velocità, indossavano intenzionalmente poca armatura, mentre i berserkr portavano gli scudi sulle spalle per usare la spada a due mani. La maggior parte degli uomini erano reclute con poco addestramento, che, come tutte le forze germaniche dellepoca, facevano affidamento su di un equipaggiamento leggero e sulla velocità. Lequipaggiamento romano era prodotto in massa nelle fabricae statali, che mettevano insieme avanzate tecnologie di forgiatura e abili artigiani. Le armi romane erano fabbricate con acciaio prodotto internamente, come il chalbys noricus, il quale, sebbene di qualità inferiore allacciaio prodotto in quel periodo in Asia centrale e in Cina, era notevolmente superiore al ferro non forgiato. Di contro, la tecnologia della forgiatura e gli artigiani esperti erano molto più rari nella Germania libera, sebbene vi siano prove che la produzione e standardizzazione dellequipaggiamento erano notevolmente aumentate dallepoca del Principato; anche luso dellacciaio era noto in Germania libera, dove si producevano spathae e stocchi in acciaio flessibile. Ma la produzione alemannica di prodotti forgiati sofisticati, come armature di metallo, elmetti e spade, era sicuramente su scala inferiore a quella dei Romani. Armi semplici come asce e coltelli erano spesso realizzati in ferro non forgiato. La protezione delle truppe romane era ottenuta tramite armature metalliche, normalmente una lorica hamata (armatura a maglia), ed elmetti, oltre agli scudi. Al contrario, gli unici a possedere armatura ed elmetto tra gli Alemanni erano solo gli appartenenti alle classi sociali superiori: la gran parte dei fanti alemannici avevano solo uno scudo, ma nessuna armatura o elmetto. Le armi da mano del fante romano erano lhasta (lancia), la spatha (spada) e il pumnal (pugnale). Tra gli Alemanni larma preferita era la lancia, mentre le spade erano probabilmente meno comuni: certamente le avevano gli optimates (i nobili) e i ringgivers. Larmamento degli Alemanni meno facoltosi non è chiaro: Ammiano Marcellino lascia intendere che molti fanti alemanni portavano la spada, mentre coloro che non lavevano erano armati di scramasax (coltelli lunghi e appuntiti) e asce. Per quanto riguarda le armi da lancio a corto raggio, il fante romano portava o una lancia lunga oppure due o tre giavellotti corti (lanceae) e mezza dozzina di plumbatae (dardi a mano), per una gittata efficace di circa 30 m. Ammiano riporta un gran numero di armi da lancio usate dagli Alamanni durante la battaglia: spicula (un lungo giavellotto simile al pilum, anche noto come angone), verruta missilia (lance corte) e ferratae arundines (probabilmente dardi e francische, asce da lancio). Tutto considerato, pare che non vi fossero grandi differenze tra i due contendenti per quanto riguarda le armi da lancio. Ammiano racconta che i fanti romani furono obbligati a tenere gli scudi sopra le loro teste per gran parte del tempo a causa della quantità di dardi e lance che pioveva su di loro….
Posted on: Wed, 06 Nov 2013 20:11:03 +0000

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