BRA’ Territorio, bene comune: il caso - TopicsExpress



          

BRA’ Territorio, bene comune: il caso Cuneo Il 27 Settembre 2013 l’IPCC , Gruppo intergovernativo dell’ONU sui cambiamenti climatici presenterà il suo ultimo rapporto, dal quale emerge che “la Terra ha le ore contate”. Se entro dieci anni non si interverrà sul clima si rischia la catastrofe. 800 milioni persone resteranno senza risorse idriche adeguate a causa dello scioglimento accelerato dei ghiacciai. Entro la fine del secolo i mari subiranno un innalzamento da 24 a 80 sm. secondo i quattro scenari previsti dagli scienziati(da 2 a 4 gradi di aumento della temperatura della terra). Questi cambiamenti catastrofici, con una probabilità del 95% sono da addebitare a comportamenti umani. Ma nell’ultimo vertice di Copenhagen del 2009, invece che a una riduzione delle emissioni di CO2 (sotto 421 ppm, limite massima compatibile), si è giunti ad un aumento delle emissioni serra. Una componente dei cambiamenti climatici è sicuramente da addebitare al consumo di territorio, in termini di riduzione delle superfici verdi e coltivabili, alla loro impermeabilizzazione legata all’abnorme aumento dell’asfalto e del cemento. In Italia secondo l’ISPRA si consumano 100 ha al giorno a fini edificatori, negli ultimi 40 anni si sono consumati 5 milioni di ha e la superficie cementificata è passata dal 2% al 6,7 %. COME E’ POTUTO AVVENIRE QUESTO SCEMPIO??? 1) “Il 13 Febbraio del 1963, è una data fondamentale nella storia del nostro Paese. Quel giorno “Il Popolo”, quotidiano ufficiale della Dc scrisse che nello schema di nuova legge urbanistica presentato dal Ministro dei Lavori pubblici Fiorentino Sullo non era in alcun modo impegnata la responsabilità della Democrazia cristiana”. Finì così, ma lo capimmo molti anni dopo, la possibilità di sottrarre le nostre città alla prepotenza della speculazione finanziaria, che aveva avuto il via libera alla fine della seconda guerra mondiale. A dare carattere definitivo alla sconfitta contribuì il colpo di Stato dell’Estate del 1964, il cosiddetto Piano Solo, ordito dagli ambienti politici e padronali atterriti dalla proposta di riforma urbanistica. Da allora qualsiasi tentativo di normare nell’interesse collettivo il regime dei suoli suscitava la cosiddetta sindrome Sullo, che si può riassumere nel concetto “volete togliere la casa agli italiani”. Successivamente con i governi centro- sinistra si ebbero ancora tentativi riformatori. Furono approvate solo leggi parziali, come quella sull’edilizia economica e popolare (Sullo L.167 del 62’). la Legge Ponte n°765 del 67’ (ponte verso una riforma urbanistica mai realizzata), che limitò l’edificazione nei comuni privi di strumento urbanistico, il decreto Mancini del 68’ sui limiti inderogabili di densità abitativa, la Legge Bucalossi del 76 sulle concessioni edilizie onerose. Ma il colpo di grazia venne dato dalla sentenza n° 5 del 25 Gennaio del 1980 della Corte costituzionale, che dichiarò illegittime le norme della Bucalossi che regolavano gli espropri per pubblica utilità, dichiarò infondata la separazione della proprietà dallo ius aedificandi e chiese al legislatore come si potesse definire l’equo indennizzo in caso di espropriazione, quesito cui non venne mai data una risposta. Seguì ancora, come estremo tentativo di arginamento, la Legge Galasso del 1985, che imponeva alle Regioni i Piani Paesaggistici. Tale legge non venne quasi mai applicata e qui si aprirebbe un capitolo dolorosissimo sulla dolosa inadeguatezza delle Regioni e di tutto il confuso processo di decentramento regionale, culminato con la Riforma dell’Art. 5 del 2000, sempre ad opera del famigerato Bassanini. LA DEVASTAZIONE CONTEMPORANEA La devastazione finale è stata realizzata con altri più recenti e decisivi provvedimenti. La Legge Tremonti bis del 2001 (n° 383: Norme per incentivare l’emersione dell’economia sommersa) ha introdotto la detassazione del reddito d’impresa per chi lo reinvesta in azienda, determinando il proliferare di migliaia di capannoni inutilizzati, che hanno invaso intere regioni. Ancora più devastante, direi quasi da soluzione finale, è risultato il DPR 380/2001 (Testo unico per l’edilizia) redatto da Franco Bassanini (sempre lui !!!), che, abrogando il sano comandamento della Buccalossi che imponeva l’utilizzo dei proventi degli oneri di urbanizzazione al fine esclusivo di realizzare opere di urbanizzazione, assimilava gli introiti degli oneri di urbanizzazione a una qualsiasi imposta destinata a coprire anche la spesa corrente, innescando una perversa corsa all’urbanizzazione selvaggia; il resto l’hanno fatto l’abolizione dell’ICI sulla prima casa ed i continui tagli alla finanza locale. Nella stessa funesta direzione hanno operato i continui condoni (85, 94, 2003) e sanatorie, travolgendo le opportune disposizioni del Codice dei beni culturali e del Paesaggio del Gennaio 2004, che vietava l’esecuzione di lavori di qualsiasi genere su beni paesaggistici. Un ulteriore (se possibile) attentato al consumo di suolo a fini edilizi è stato realizzato con il “Piano Casa” ovvero Piano nazionale di edilizia abitativa, approvato con Legge 133 del 6 Agosto 2008, all’insegna della parola d’ordine sempre suggestiva “Padroni in casa propria”. Per non parlare dell’ultimo decreto del “Fare” del Governo Letta-Lupi, che introduce la possibilità di ristrutturazioni selvagge nei Centri Storici. Rendita fondiaria e controllo sulle Banche e poi sulle Fondazioni Bancarie, uniti ad una concezione della mobilità subalterna agli interessi della FIAT, sono stati i capisaldi del potere democristiano, che in parte si è mantenuto fino ai nostri giorni, assumendo poi le forme del Berlusconismo “Ciascuno padrone a casa propria) o di un malinteso riformismo modernizzatore della sinistra moderata, in particolare del PD ( di qui la sostanziale sovrapposizione fra le scelte urbanistiche delle amministrazioni comunali di vario colore e le connivenze nella gestione del sistema finanziario, bancario, che all’economia del mattone è collegato. ********* 3) Non stupisce quindi che i Piani Regolatori degli ultimi decenni siano tutti piani fotocopia, che prevedono sviluppi spropositati degli insediamenti abitativi, fino al 200-300%, mediamente intorno al 40-50%, come emrge anche dall’indagine di “Salviaiamo il Paesaggio” con i Censimenti sullo stato di realizzazione dei PRG, cui hanno risposto peraltro solo 10 Comuni. Le previsioni inoltre non tengono conto dell’edificando (cioè dei Volumi, che hanno già ottenuto il permesso edificatorio nel piano precedente, così come degli edifici non utilizzati e recuperabili. In questo modo, accanto allo scempio delle circonvallazioni inutili e dei pannelli solari. si realizza così un criminoso e spropositato consume del suolo, così ben evidenziato dai rilievi aerofotogrammetrici di John Aimo. I CENSIMENTI Il Forum nazionale di “Salviamo il Paesaggio”, aveva ritenuto prioritaria e propedeutica a qualunque decisione urbanistica un’analisi locale delle condizioni del territorio. A questo scopo fin dalla Primavera del 2012 aveva promosso in tutti i Comuni un CENSIMENTO rivolto ad individuare il numero di Unità immobiliari abitative e non abitative attualmente vuote e non utilizzate. Ciò al fine di valutare la possibilità di utilizzare prioritariamente, in relazione alla domanda oggettiva di abitazioni, tali edifici, incentivandone il recupero ed evitando il consumo di suolo agricolo. Il questionario si compone di 27 domande, delle quali 19 a risposta obbligatoria. Al momento hanno risposto solo alcune decine di Comuni in Italia, alcuni dei quali (10) appartenenti alla Provincia di Cuneo (Busca,,Boves, Borgo S.Dalmazzo, Vernante, Castelmagno, Rocca de Baldi Fossano, Bagnolo, Alba, Castagnito). IL CASO CUNEO Vediamo un momento le dimensioni del problema: le previsioni del Progetto Preliminare al PRG, scritto nel 2002, ipotizzavano la costruzione di 16.000 stanze, pari a 400 alloggi anno per dieci anni , per una superficie di circa 260 H pari a 400 campi da calcio e con un valore economico stimabile in 2150 milioni di Euro (in allora). In fase di controdeduzione alle osservazioni critiche della Regione (Marzo 2007) tali previsioni sono state leggermente ridimensionate, portando la capacità edificatoria a circa 14.000 stanze (Min 12759-Max 15217) pari a 340 alloggi/anno per 10 anni(Tavole allegate al PRG). Il numero di stanze previste, con i coefficienti di abitabilità e di cubatura per ab. adottati, ipotizza un incremento di circa 14000 abitanti nell’arco di dieci anni, cosa mai avvenuta nei precedenti trenta anni, durante i quali la popolazione è rimasta stabile (anche nell’ultimo anno, 2011, si è avuto un aumento di soli 200 abitanti) Se poi consideriamo che lo standard previsto per ogni stanza è di 150 m3 e cioè poco meno del doppio di quanto previsto dalla normativa regionale e chiaramente superiore ai bisogni effettivi della popolazione, tale previsione porta ad un ulteriore incremento della previsione insediativa fino ad arrivare ad una cifra totale fra gli 80 e gli 85000 abitanti rispetto agli attuali 56019. Emblematico il caso della zona F5, dove è previsto un insediamento di 5 edifici di 10 piani, per un totale di 250 alloggi (senza parcheggi pubblici), che viene a interporsi fra il futuro Parco di Piazza d’Armi e un’altra Area verde Piazza Brunone Lanteri, seguendo le procedure dell’edilizia contrattata (vedi anche modifiche alla LR.56) a esclusivo vantaggio del solito impresario, padrone in pratica della città. La nuova maggioranza di centro (sostanzialmente “inpolitica), che regge la città dallo scorso anno, di fronte all’evidenza delle problematiche determinate dal PRG del 2008 (Giunta di centro-sinistra) non ha trovato di meglio nel mese di Luglio che richiedere “suggerimenti” alle associazioni e ai cittadini senza dare alcuna indicazione sulle proprie intenzioni programmatiche. Siamo in attesa di verificare quali proposte saranno presentate a seguito della consultazione. La problematica fondamentale, che l’attuale maggioranza non vuole affrontare, riguarda la revisione del PRG e l’annosa questione dei “diritti acquisiti”, che ben tre sentenze del Consiglio di Stato hanno dichiarato inesistenti, almeno fino a quando non siano ststi concessi permessi edificatori o Piani Esecutivi Convenzionati. (vedi allegati) *************************** 3)E’ necessaria una PROGRESSIVA PRESA DI COSCIENZA DEL VALORE DELLA TUTELA DEL SUOLO (BENE COMUNE), DOPO UN LUNGO INTOLLERABILE PERIODO DI SPRECO, CONSEGUENZA ANCHE DELLA DISINFORMAZIONE E DELLA CONSEGUENTE INDIFFERENZA DELL’OPINIONE PUBBLICA Se la situazione a Cuneo è quella che abbiamo visto e altrettanto vero che negli altri Comuni la situazione non è affatto diversa. Mediamente nei maggiori centri della Provincia si prevedono incrementi del 30-40 % di abitanti (vani) Laddove forse gli unici centri ad avere incrementi demografici sono quelli di fondovalle e alcuni centri medi di Pianura, mentre si spopolano i paesi montani (e ciò richiama l’esigenza di una pianificazione territoriale intercomunale). Da notare che In tutta la Provincia fra i due ultimi censimenti si è avuto un incremento di soli 35000 ab.. In tal modo viene compromesso il territorio ed il Paesaggio delle nostre città e quindi le nostre più ricche risorse naturali (es. Langhe) con gravi conseguenze: per l’agricoltura, già in condizioni produttive difficili e già aggredita da altro tipo di convenienze (es. pannelli solari, talora energia eolica) per l’equilibrio idrogeologico (alluvioni) colpito dall’abbandono delle terre alte e medie e dalla progressiva impermeabilizzaione del suolo per l’appetibilità turistica delle nostre zone, meta sempre più frequente di un turismo alternativo di qualità per il benessere psicofisico delle popolazioni, che devono vivere in armonia con l’ambiente , in un corretto rapporto città-campagna, come è sempre avvenuto nella storia del nostro Paese. Anche la convenienza di puntare sulla “casa” di nuova costruzione, come volano dell’economia, è risultata non realistica a fronte dell’attuale crisi economica, della difficoltà dei cittadini ad accedere ai Mutul (-50%)i: in effetti i contratti di compravendita sono diminuiti in Provincia del 18%, a Cuneo dell’8%, senza peraltro un corrispettivo calo del costo degli alloggi (a Cuneo -5%, -10% in Provincia), specialmente per le case di pregio.100 imprese fallite. Per questo non è fuori luogo il richiamo a possibili bolle edilizie, mentre non viene perseguito con convinzione il recupero delle case più vecchie spesso inutilizzate, settore che potrebbe avere importanti sviluppi occupazionali e di investimento. Occorre quindi una progressiva presa di coscienza delle popolazioni interessate e la capacità di far prevalere gli interessi collettivi sui meri interessi proprietari
Posted on: Sun, 06 Oct 2013 23:59:37 +0000

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