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Banner Home arrow Cronaca arrow Cronaca arrow Lamezia: Scacco alla holding Giampà Lamezia: Scacco alla holding Giampà Venerdì 26 Luglio 2013 17:51 inShare operazione_perseo2.jpg Lamezia Terme – Conferenza stampa affollata in ogni ordine di posto quella di questa mattina in Procura per ascoltare dalla viva voce delle forze dell’ordine e magistratura quanto c’era da dire a commento dell’operazione Perseo scattata questa mattina all’alba. Probabilmente il fatto che nell’operazione Perseo, eseguita ad un anno ed un mese esatto dall’operazione Medusa, siano coinvolti politici e professionisti ha generato maggiore interesse. conf-stampa-operaz-perseo-ok.jpg Marino: “Società civile batta un colpo. Rifletta e agisca una volta per tutte” A prendere la parola per primo è stato il Questore Guido Marino che, oltre a fare un plauso per la brillante operazione condotta dai suoi uomini che hanno lavorato alacremente da diversi mesi, ha soprattutto intavolato un discorso puntando diritto ad analizzare quanto è emerso nel corso dell’operazione. Per Marino oggi si è scoperto e disarticolato “il sistema mafioso dove hanno trovato posto anche i cosiddetti insospettabili”. Un “sistema” quello portato alla luce oggi “che ha insanguinato Lamezia ed ha dissanguato una buona fetta d’economia della città”. Marino non risparmia anche questa volta stoccate alla cosiddetta “società civile”: “batta un colpo – chiede a gran voce – soprattutto dopo questa operazione e l’impegno che lo Stato ha dimostrato riservare su Lamezia”. Per il Questore non serve “ immolarsi ma è ora di riflettere e reagire una volta per tutte”. Infine, concludendo, Marino sottolinea come gli arresti di oggi siano in realtà “la logica conseguenza del lavoro della Dda e della squadra mobile” e come “alcuni nomi non costituiscono sorpresa perché era inevitabile che andasse così. Ora chi deve riflettere, lo faccia”. Lombardo: “Non ci siamo fermati davanti ad alcun santuario” Parla di “Holding Giampà”, il Procuratore capo della Dda di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo aggiungendo che oggi sono stati scoperti “ulteriori rami d’azienda. Rami specializzati, ad esempio, nelle truffe alle assicurazioni così come il ramo più classico dello smercio e acquisto di sostanze stupefacenti”. Lombardo parla di come si sia addivenuti a “tutta una serie di estorsione che vanno dal 2004 al giorno d’oggi nei confronti di tutti gli imprenditori di Lamezia. Abbiamo anche scoperto come fossero diverse le modalità di pagamento in funzione della protezione”. Capitolo a parte l’estorsione ai commercianti con “beni in natura”. “Alcuni appartenenti o affiliati – spiega il Procuratore Capo della Dda - andavano e prendevano gli occhiali da sole oppure le tute da ginnastica gratis come nel caso di Gianpaolo Bevilacqua che li portava poi ai detenuti”. Una Holding malavitosa, quindi, che comprende ovviamente una serie di omicidi e tentati omicidi “che – aggiunge Lombardo – sono stati acclarati”. “Una holding – continua a sottolineare – ovvero un sistema nel quale sono entrati dall’esterno autorevoli professionisti. Avevamo detto - ha concluso Lombardo - che non ci saremmo fermati davanti ad alcun santuario. Altri sono solo indagati”. armi-sequestrate-operaz-perseo.jpg Borrelli: “Nei prossimi mesi si vedranno risultati anche sulle altre cosche” Per il procuratore aggiunto della Dda Giuseppe Borrelli con l’operazione Perseo si è giunti ai “primi consuntivi” scaturiti dopo l’operazione Medusa di un anno fa. Borrelli ha poi parlato di un duro lavoro di d’indagine che, alla fine, “viene ripagato” e rilancia: “sappiamo bene che su Lamezia il lavoro non è completo. Perché la cosca Giampà era una delle due cosche che comandavano e una delle tre che operavano. Sappiamo – ha aggiunto - che colpiti i Giampà con l’operazione Medusa altri hanno cercato in questo periodo d’ insinuarsi negli spazi lasciati liberi e nei prossimi mesi si vedranno i risultati anche sulle altre cosche operanti sul territorio lametino. Fino ad ora - sottolinea - abbiamo fatto quel che avevamo promesso. Sull’ordinanza rimetto a voi la lettura”. Menzione a parte Borrelli la dedica ai commercianti “Alcune delle vittime delle estorsioni – rivela – hanno collaborato perché messi davanti l’evidenza e, quindi, nell’impossibilità di negare. Questo è grave - sottolinea - perché lo Stato è presente e l’attività della Dda in altre parti ha innescato meccanismi virtuosi che dovrebbero instaurarsi ora anche a Lamezia”. Borrelli non lascia perdere l’occasione di commentare la vicenda del consigliere provinciale Gianpaolo Bevilacqua definendo “Folkloristica e drammatica al tempo stesso la vicenda delle tute perché un esponente politico che va in un negozio e dice che le tute servono per i detenuti è sempre una persona che occupa una carica pubblica!”. Borrelli parla anche del politico indagato, il senatore Piero Aiello spiegando il rigetto del Gip Mellace per quanto riguarda la richiesta d’arresto. “Per il Gip è mancata la consapevolezza di Aiello sulla caratura dei soggetti che aveva di fronte. Inoltre ci sarebbe una divergenza di opinioni nella ricostruzione dell’evento storico da parte dei due pentiti, Giuseppe Giampà e Saverio Cappello, anche se entrambi convergono sul senso ultimo della vicenda. Il fatto si riferisce ad un episodio avvenuto nello studio legale Scaramuzzino dove erano presenti Piero Aiello da una parte e Giuseppe Giampà e Saverio Cappello dall’altra”. Per il procuratore aggiunto Borrelli, oltre al coinvolgimento dei politici, “quello che è veramente inquietante è la vicenda delle truffe assicurative. Perché rappresentavano non solo il mezzo di alimentare la finanza delle cosca e, quindi, agevolare e garantire l’ acquisto di armi e droga da una parte e lo stipendio agli affiliati” proprio grazie alle truffe. Qui si tratta di un’attività a servizio della città. Chiunque aveva bisogno di liquidità sapeva che poteva andare da Giampà e dire: il 20% a te e l’80% a me. Se si parla di zona grigia qui era a livello di cittadinanza e ‘ndrangheta. Una parte della società civile sapeva che poteva rivolgersi alla ‘ndrangheta”. Borrelli, però, vuole precisare un aspetto: “non tutta Lamezia è collusa con il clan Giampà. Anzi, la maggioranza dei lametini non vuole averci a che fare ma è anche vero che esistono pezzi di società collusa che agiva senza avere una preoccupazione morale ed etica”. Borrelli conclude spiegando che proprio tramite “questo consenso che la ‘ndrangheta gode di successo. L’omertà non nasce solo dalla paura ma da rapporti di cointeressenza”. Un passo avanti, in questo campo, è stato compiuto proprio con l’operazione odierna. Borrelli, prima di congedare la stampa ha anche spiegato il rigetto del Gip Mellace per quanto riguarda la richiesta d’arresto del senatore Piero Aiello (Pdl). “Per il Gip è mancata la consapevolezza di Aiello sulla caratura dei soggetti che aveva di fronte. Inoltre ci sarebbe una divergenza di opinioni nella ricostruzione dell’evento storico da parte dei due pentiti: Giuseppe Giampà e Saverio Cappello anche se entrambi convergono sul senso ultimo della vicenda. Il fatto si riferisce ad un episodio avvenuto nello studio legale Scaramuzzino dove erano presenti Piero Aiello da una parte e Giuseppe Giampà e Saverio Cappello dall’altra. Ruperti: “Ciascuno degli arrestati di oggi ha la sua importanza” Il capo della squadra mobile Rodolfo Ruperti ha preso infine la parola partendo dal presupposto di come si sia giunti a questi risultati anche grazie ai collaboratori di giustizia e di come sia difficile, nell’ambito della ‘ndrangheta, trovare collaboratori. Per Ruperti “importantissimo è stato il pentimento di un’ intera famiglia come i Cappello ma il momento clou è stato quando Giuseppe Giampà il capo cosca, si è pentito: stiamo parlando di uno che ha sulla coscienza qualcosa come 20 omicidi. Il suo pentimento ci è stato annunciato da un ambasciatore che ci ha detto come Giuseppe Giampà volesse collaborare ed essere interrogato dal sottoscritto e dal dottore Borrelli. Il suo pentimento è quello di un boss che appartiene ad una famiglia storica e che ci ha permesso di svelare tante situazioni come le truffe assicurative”. Ruperti spiega come il lavoro per le forze dell’ordine non sia finito con le dichiarazioni dei pentiti ma, anzi, sia partita da lì una serie d’indagini e di riscontri oggettivi vagliando tutta una serie di documenti. “Giuseppe Giampà. – dice il Capo della Mobile - è stato illuminante perché ci ha parlato della zona grigia aprendo scenari che poi abbiamo investigato. Le truffe – aggiunge - sono una cosa nuova perché il finanziamento ci ha permesso di eseguire l’aggravante dell’articolo 7 con la compiacenza di avvocati, medici, carrozzieri, periti e un agente assicurativo, Mascaro, al quale sono stati contestati una marea di reati”. Ruperti parla anche di altri soggetti coinvolti nell’operazione spiegando come “ciascuno ha la sua storia ed importanza” e aggiungendo, da un lato come “Bevilacqua è andato a prendere le tute sfruttando la sua conoscenza ed i suoi rapporti con la famiglia” mentre ha poi spiegato come “abbiamo arrestato Antonio Donato che faceva da collettore con le ‘ndrine del crotonese e forniva mezzi e assistenza per omicidi che venivano commessi dai lametini”. Dichiarazioni forti, spiegazioni che delineano il quadro contenuto nelle 1086 pagine dell’ordinanza in cui emergono rapporti diversi tra pezzi di società civile e la ‘ndrina dei Giampà, una delle cosche lametine che esce ulteriormente decapitata da questa ennesima operazione. Virna Ciriaco
Posted on: Sat, 27 Jul 2013 07:30:09 +0000

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