Botte da orbi fuori tempo Ma che c’è di sotto? Tra Enzo - TopicsExpress



          

Botte da orbi fuori tempo Ma che c’è di sotto? Tra Enzo Paolini e Mario Occhiuto lo scontro è feroce ed è anche sorprendente perché apparentemente la partita del Comune di Cosenza è sepolta, lontano dalle urne. Ci dev’essere dell’altro, per tutti e due Non è importante ricordare chi ha iniziato, con quale linguaggio, con quale malizia. O chi ha risposto, in tempo reale, come punto da una tarantola. Quello che non po’ sfuggire ai cosentini e ai conterranei appassionati ai giochi di potere della politica è il ring feroce sul quale sono ri-saliti nel cuore dell’estate Enzo Paolini, lo sfidante, e Mario Occhiuto, il detentore del titolo con la fascia tricolore. Come fossero da riaprire le urne, meglio e di più di quanto non è stato detto e fatto ormai più di due anni fa. Nel cuore dell’estate e a due passi da tutto (dall’esodo, per chi può, ma anche da incroci politici decisivi e definitivi) ha cominciato Enzo Paolini a punzecchiare come si può fare con un’accetta. Ha riempito la città di manifesti con l’ultima sigla che dev’essersi reinventato nei giorni scorsi nel suo studio legale. Pse, porta il timbro sui manifesti, la rievocazione del glorioso garofano manciniano anche se va detto che tutto si può dire all’esperto avvocato dei lodi arbitrali sanitari tranne che sia rimasto sprovvisto negli anni di loghi e di codici fiscali di partito. Quando è servito ha usato i socialisti, i radicali, è stato persino vendoliano con Sel di recente. Fin qui la superficie ufficiale del mare perché se ci mettiamo a dare retta alle malelingue c’è pure chi è pronto a giurare che è stato a due passi dall’ingresso ufficiale, con tanto di investitura, nel Pdl. Ma si fa politica anche così in riva al Crati e fino a prova contraria non è certo un reato cambiare opinione politica negli anni, con tanto di sponsor al seguito. Le mani sulla città, il titolo di un manifesto rosso ma non tanto da sembrare di Sel. Il giusto, rossiccio per somigliare il più possibile al garofano del Pse. Paolini porta nell’afa cittadina qualche consigliere comunale di opposizione (nessuno del Pd) e comincia a sparare bordate sul modus operandi del sindaco Occhiuto. E chi lo ha ascoltato con attenzione non ha potuto fare a meno di sovrapporre i suoi concetti a quelli più sanguigni espressi da Katya Gentile, la figlia di Pino, proprio sull’operato di Mario Occhiuto. Sarà una coincidenza ma potrebbe non essere la prima volta che un Gentile la pensa in modo non dissimile a Paolini su Occhiuto. Il sindaco, secondo il leader del Pse, avrebbe gestito fin qui la città solo con il fumo dell’arrosto lasciando in realtà nel degrado più assoluto il tessuto urbano. Solo vetrina, quella di Occhiuto. Che avrebbe fallito su tutto appunto mettendo “le mani sulla città” orientandola ancora di più verso la depressione che l’accompagna ormai da anni. Due o tre i simboli citati da Paolini come emblema della cattiva amministrazione di Occhiuto. Il tarocco, o presunto tale, del progetto di Piazza Bilotti. Un piano che secondo Paolini è stato integralmente copiato, plagiato dal passato spacciandolo per nuovo. La metropolitana di superficie, che il sindaco avrebbe sistematicamente boicottato fino al punto da rischiare di farla saltare e che invece, secondo Paolini, potrebbe servire al rilancio dell’area urbana. E la demolizione dell’ex Hotel Jolly, simbolo illuminato del passato finito nel tritacarne dell’incuria. A ben vedere si tratta di argomenti nemmeno poi tanto dissimili, né più cattivi, di quelli usati con più virulenza nella campagna elettorale di due anni fa. Come si ricorderà, e Occhiuto lo ricorderà più di tutti, Paolini ebbe ad usare argomentazioni ben più insidiose (anche per il mittente) facendo sprofondare il dibattito nell’inferno magmatico delle cambiali non onorate. Ad oggi non è dato sapere quanto in realtà non abbia nociuto del tutto a Paolini scadere in argomentazioni da bar ma l’Occhiuto dell’epoca, nonostante i valori bollati, non arrivò alla malizia contemporanea. In tempo reale alla chiacchierata del Pse in piazza dell’altro giorno ecco il sindaco che risponde con una nota velenosissima. Inedita per chi conosce lo stile e la mitezza dell’architetto. Tralasciamo i passaggi in cui, ovviamente, Occhiuto difende e con ragioni documentate il suo operato citando fatti e riferimenti. I punti sollevati da Paolini vengono trattati e rilanciati dal sindaco nella sua nota ma appassiona poco stabilire chi abbia nel merito più ragione o più torno. Si sa che nella composizione mediatica degli eventi (siano essi pubblici e visivi o su carta rotativa) ognuno a modo suo te la può cantare come vuole in assenza di contradditorio ma quel che colpisce invece è il passaggio col sale del sindaco architetto. La città deve sapere una volta per tutte, sintetizza Occhiuto. Un numero ristretto di famiglie rigorosamente trasversali negli interessi di facciata controlla e vuole controllare tutto in città. Ed è questo stesso numero ristretto (e trasversale) di famiglie all’origine del sacco della sanità. Hai capito Mario Occhiuto. Pronto lì a tirare fendenti come non lo si era mai visto e sentito, nemmeno quando Paolini nella primavera del 2011 girava con le visure camerali per colpirlo. È a questo punto che conviene fermarsi un attimo e reinserire la faccenda in un contesto più consono. Che prevede poche certezze e molti perché. Tanto per cominciare le anomalie e gli inediti sono due, uno a testa. Paolini (che nel frattempo s’è reinventato una nuova sigla) non porta in piazza nessuna argomentazione nuova rispetto al passato, semmai qualcuna di meno. Non si comprende né il movente della sua uscita né la tempistica se è vero come è vero che tutto si immagina come imminente tranne una scadenza elettorale. E allora? Perché colpire? Per marcare una presenza, per differenziarsi, per “svegliare” il Pd? O magari per colpire preventivamente il sindaco e il cognome che porta prima che sia troppo tardi? Ci sono manovre sotterranee in corso che riguardano tanto l’uno quanto l’altro dei contendenti? Oppure ha ragione Occhiuto e a Paolini fischiano le orecchie quando fa riferimento alle famiglie trasversali che fanno affari sulla sanità? E d’altra parte, aspetto non secondario questo, perché Occhiuto reagisce così duramente in un momento in cui (apparentemente) poteva farne a meno? Dopotutto Paolini non pare appoggiato sulla linea d’opposizione dal Pd in consiglio comunale e allora come mai tanto e repentino veleno? Se Paolini magari attacca preventivamente per chissà quali ragioni non è che poi sono le stesse per le quali Occhiuto è costretto a reagire così duramente? Sono solo ipotesi, retropensieri nel cuore dell’estate cosentina. Magari ognuno alla fine ha agito solo per fatti propri e per le proprie ragioni (Paolini per stare sul pezzo, lontano dalle insidie sulla sanità e Occhiuto per riprendersi una guida un po’ ferita dalla scazzottata con Gentile). Magari, chissà. Certo è che la velina ufficiale non convince nessuno. Qualcosa di sotto dev’esserci… d.m.
Posted on: Sat, 27 Jul 2013 06:49:24 +0000

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