Brasile in rivolta Anche il calcio nel caos Ipotesi di una finale - TopicsExpress



          

Brasile in rivolta Anche il calcio nel caos Ipotesi di una finale all’estero. La Fifa: per ora non cambiamo paolo manzo san paolo Non si placa la protesta in Brasile, al punto che voci sempre più insistenti parlano addirittura di Coppa delle Confederazioni «a rischio». Si starebbe pensando di far disputare la fase finale della Confederations Cup fuori dal Brasile nel caso le violenze aumentassero. La Fifa ha smentito seccamente, ma la tensione resta altissima e ieri ci sono state le prime due vittime tra i manifestanti. Di certo c’è che stasera la sfida tra Italia e Brasile, in programma a Salvador, non sarà solo una partita di calcio e intorno allo stadio non andrà proprio tutto liscio come ha detto il governatore di Bahia, Juaques Wagner, che ha poi tradito il suo ottimismo ufficiale cancellando all’ultimo momento un ricevimento programmato da mesi per la delegazione Fifa. «Faremo un gran casino oggi, faremo di tutto per avvicinarci allo stadio», dicevano ieri molti manifestanti, tutti giovani o giovanissimi di Salvador. Giovedì notte, un gruppo nutrito di contestatori ha preso d’assalto l’Itamaraty, la sede del Ministero degli Esteri, rompendone le vetrate, violentandolo con scritte spray e lanciando al suo interno una decina di molotov, prima dell’intervento della sezione antisommossa della Polizia Militare. Ieri, per sottolineare la «legittimità delle proteste ma la condanna delle violenze», il ministro degli Esteri ed i diplomatici dell’Itamaraty hanno composto una catena umana abbracciando l’edificio. Un atto che ha commosso il Brasile intero. La tensione del governo brasiliano è comunque alle stelle. Si attende la partita di oggi tra l’Italia e la Seleçao perché, al di là delle parole e dell’atteggiamento dialogante delle autorità, ciò che contano sono i fatti. E i fatti raccontano di membri della Fifa spaventati, che hanno già chiesto di rientrare alla base di Rio e non vedono l’ora di lasciare Salvador. Ieri il loro hotel è stato attaccato e due bus ufficiali degli organizzatori di Mondiali e Confederations sono stati presi a sassate. Per la Fifa «i Mondiali 2014 devono restare al Brasile» ma alcuni suoi membri hanno fatto anche sapere che se qualche partita o, peggio, qualche giocatore o funzionario dovesse essere toccato dagli incidenti allora potrebbe anche rinunciare a tutto. Se non una minaccia un avvertimento chiaro e una critica implicita alla scarsa sicurezza in Brasile, soprattutto in vista dei Mondiali del prossimo anno. E mentre le marce ieri continuavano a bloccare tutte le principali vie d’accesso a Rio, la presidente Dilma Rousseff ha indetto una riunione d’urgenza con tutti i suoi ministri e governatori, oltre che con la Cnbb, la Conferenza episcopale, preoccupatissima anche per la sicurezza di Papa Francesco, che tra un mese arriverà proprio nella «cidade maravilhosa» per partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù. La presidente ha rivolto un appello alla Nazione a reti unificate per invitare alla calma. Ieri intanto il movimento «Passe livre» che aveva dato inizio alla protesta, ha annunciato la fine delle manifestazioni. «Abbiamo raggiunto il nostro obiettivo», ha detto uno dei suoi leader. Il problema per Dilma è che a marciare restano in moltissimi, forse milioni
Posted on: Sat, 22 Jun 2013 11:19:04 +0000

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