CHIESA RIPULISTI Di Beatrice Borromeo per Il Fattoquotidiano A - TopicsExpress



          

CHIESA RIPULISTI Di Beatrice Borromeo per Il Fattoquotidiano A parlare delle enormi difficoltà che sta affrontando Papa Francesco nella sua opera di riforma, questa volta, è Gianluigi Nuzzi, giornalista e autore del best-seller Vaticano spa. Considerare al tramonto quel sistema di potere che faceva riferimento, tra gli altri, a Fazio e Geronzi, a Tarcisio Bertone e a Gianni Letta mi pare prematuro. La volontà di Bergoglio cè, ma appena sradichi unortica, ne spunta subito unaltra accanto. E intanto ti fai pure male. Quali sono, Nuzzi, le ortiche che il Papa cerca di estirpare ora? Partiamo dagli aspetti finanziari della curia romana. Tra le imprese più faticose cè quella di spostare i monsignori che non godono della fiducia di Francesco. Pensa a qualcuno in particolare? Lo scorso agosto il Papa aveva avviato le pratiche per trasferire un Monsignore dal passato chiaroscuro, un uomo collegato alla lobby gay, anzi punto di riferimento della stessa, e che ebbe un ruolo nella scomparsa di Manuela Orlandi. Il suo ufficio fu anche decisivo nel decidere la sepoltura di Renatino De Pedis sotto la Basilica di SantApollinare. Risultato? Questo Monsignore tirò fuori delle carte che gli consentirono di restare lì. Si disse che per motivi tecnici, legati a vecchi codici, era inamovibile. E come lui molti altri. Poi cè preoccupazione attorno allipotesi che Bergoglio riprenda in mano un progetto avviato da Papa Ratzinger, che venne insabbiato. Quale? Ogni ente legato alla Chiesa, in tutto il mondo, ha i propri criteri contabili, gestionali, di bilancio. Benedetto XVI richiese uno studio per omogeneizzarli, combattendo di conseguenza quelle emorragie di denaro che si verificano di continuo. La sola prospettiva che ciò potesse avvenire terrorizzò molta gente, abituata a saccheggiare gli enti. E questo progetto potrebbe tornare dattualità? Diciamo che è esattamente in linea con i cambiamenti che Bergoglio vuole. Imporrebbe trasparenza laddove oggi ci sono corruzione e dissipazione di denaro. Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, ha lanciato da questo giornale un allarme: Chi finora si è nutrito del potere e della ricchezza, stando attorno alla chiesa, è nervoso e preoccupato. Quando Gratteri parla, vista la serietà e lesperienza che lo caratterizzano, bisogna fare attenzione. E non è un segreto che la finanza allegra Vaticana dialoghi con mondi romani spesso collegati alla criminalità organizzata. Voi avete scritto dellHotel Gianicolo, venduto dalle suore a due imprenditori in odore di ndrangheta. Ma ci sono altri casi. A cosa pensa? Ci sono banche private - penso per esempio alla Finnat - che a Roma hanno rapporti strettissimi con la Santa Sede. Normale? Mica tanto, se si considera che tra i clienti di quelle stesse banche ci sono esponenti legati alla ‘ndrangheta o prestanomi di boss. In alcuni casi i conti correnti sono anche stati sequestrati per problemi legati alla criminalità organizzata. La strada di Bergoglio, insomma, è tutta in salita INFORMAZIONE Da chinicsnews-Professionisti e pubblicisti; i due volti del giornalista italiano. La legge n. 69 del lontano 03 febbraio 1963 istituì lordine dei giornalisti. Una figura nata con lo specifico ruolo di garante e tutore della professione giornalistica. Norme che stabiliscono le singole modalità per la nomina del Presidente, del Vice-Presidente, dei rispettivi Consiglieri e del revisore dei conti, le rispettive attività svolte dallOrdine stesso. Gli altri commi spiegano le rispettive sanzioni ai quali va incontro il giornalista in caso di comportamento non conforme al rispettivo codice deontologico, ma sopratutto i commi che vanno dal 29 al 42, dettano una serie di regole per iscriversi nellelenco professionisti e pubblicisti. Il comma 35 della stessa legge 69 recita: Per liscrizione allelenco dei pubblicisti la domanda devessere corredata, oltre che dai documenti di cui ai numeri 1), 2) e 4) del primo comma dellart. 31, anche dai giornali e periodici contenenti scritti a firma del richiedente e da certificati dei direttori delle pubblicazioni che comprovino lattività pubblicistica regolarmente retribuita da almeno due anni. Si applica il disposto del secondo comma dellart. 31, comme che dichiara espressamente: Iscrizione dei cittadini degli Stati membri dellUnione europea nel registro dei praticanti e nellelenco dei pubblicisti. 1. I cittadini degli Stati membri dellUnione europea sono equiparati ai cittadini italiani ai fini delliscrizione nel registro dei praticanti e nellelenco dei pubblicisti di cui, rispettivamente, agli articoli 33 e 35. Nel 2007 su approvazione del Consiglio Nazionale dellOrdine è stato istutuito un colloquio orale perlammissione allelenco dei pubblicisti. Decisione che ha spaccato lopinione in pubblica in due parti: i pro e i contro non sono mancati, gli Ordini regionali di Lazio e Lombardia hanno approvato a pieni voti lesame orale pre-iscrizione, nel corso del tempo anche altri Ordini regionali hanno ritenuto opportuno che tutti gli aspiranti pubblicisti, al termine della pratica pubblicistica dei 24 mesi, dovessero sostenere un esame volto a testare la preparazione del singolo candidato sulle regole della deontologia professionale, la Carta di Treviso, la Costituzione della Repubblica Italiana e la cultura generale. Se lentrata in vigore di questa prova per lammissione allelenco pubblicisti ha lasciato, allepoca della sua introduzione, perplessa più di una persona, oggetto di discussione è la decisione del Consiglio dellOrdine dei giornalisti del Lazio di non mantenere lobbligatorietà del suddetto colloquio. La perplessità in persona trapela dalle parole di Bruno Tucci, giornalista professionista, in passato eletto più volte Presidente dellOrdine dei giornalisti, un tempo di Lazio e Molise, oggi solo del Lazio, da fine maggio 2013 attuale Consigliere regionale a Piazza della Torretta. Tucci, dal suo blog personale pubblicato nel nuovo sito dellOrdine dei giornalisti, dice: La decisione del Consiglio regionale del Lazio di sospendere i colloqui previsti per gli aspiranti pubblicisti, mi trova completamente contrario. Significa tornare indietro di anni e andare contro una consuetudine approvata dal Consiglio Nazionale e seguita da moltissimi altri ordini. In questa maniera non si promuove la professionalità e la meritocrazia, perché molti giovani sono completamente impreparati, come hanno dimostrato i colloqui svolti negli ultimi anni. Studio, preperazione, competenze, bravura, un pizzico di sano talento, tanta tenacia. Questi i salutari ingredienti che permetterebbero a chiunque di poter svolgere una professione. Se la sospensione del colloquio orale per diventare pubblicista ha fatto storcere il naso a qualcuno, svariati sono i quesiti che da qualche anno più di una persona si pone su questa professione, tanto bella e affascinante, quanto in stato di crisi da lungo tempo: come mai tanti aspiranti pubblicisti trovano con estrema fatica una collaborazione retribuita per ottenere il tanto atteso e sudato tesserino? Come mai tanti giovani non riescono ad accedere al praticantato per fare il salto di qualità? Come mai per accedervi spesso si è quasi obbligati a spendere fra i 5 e gli 8mila euro lanno, cifra che non tutte le famiglie possono permettersi di sborsare, per una scuola di giornalismo radiotelevisivo? Come mai chi esce dalla scuola di giornalismo radiotelevisivo e, superato lesame di stato per diventare professionista, rischia di lavorare con contratti da precario per chissà quanto altrettanto tempo? Editoria italiana in affanno o in coma reversibile perenne? La vera riforma serve allordine professionale o alleditoria con proposte e aiuti concreti per aiutare tutte le realtà editoriali a riaccendere i motori? Tutti daccordo su studio, preparazione, talento, meritocrazia e professionalità, ma se la macchina editoriale è ferma, a cosa servono? STORIA l presidente Aldo Moro: l’ultimo statista italiano, è stato barbaramente assassinato per aver rivelato i segreti della Nato. Così avevano decretato i criminali del Governo di Washington, con il beneplacito del governo eterodiretto di Cossiga e del mafioso Andreotti. Henry Kissinger - affiliato come Enrico Letta, Mario Monti, Romano Prodi (quello nel 1978 della seduta spiritica) e tanti altri politicanti tricolore all’organizzazione terroristica Bilderberg Group - aveva minacciato di morte proprio Moro. I riscontri sono emersi nei processi e nella testimonianza del portavoce dell’uomo politico italiano, Corrado Guerzoni, nonché della moglie dello stesso Moro. Recentemente Giovanni Minoli ha intervistato Steve Pieczenik, inviato dal Dipartimento di Stato in Italia nel ‘78 per fare da consulente al governo Cossiga, in realtà liquidare Moro. Dal minuto 18:35 un delirio da criminale senza limiti che comanda e ricatta i politici italiani e decreta che: «Aldo Moro doveva morire». Su questo diario internautico avevo anticipato questa notizia già alcuni mesi fa: sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=Pieczenik-sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=napolitano Adesso la Procura della Repubblica di Roma ha incaricato la Digos di acquisire la cassetta dell’intervista di Giovanni Minoli a Steve Pieczenik, esperto di terrorismo, al microfono di Giovanni Minoli sull’esecuzione di Aldo Moro decretata ufficialmente del Dipartimento di Stato Usa nel 1978. Pieczenik ha indirizzato e gestito l’azione delle autorità italiane (ovvero del presidente del consiglio Francesco Cossiga, il depistatore finale della strage di Ustica) con le Br (telecomandate da Cia e Mossad) nella vicenda poi culminata con l’omicidio a sangue freddo di Aldo Moro. Quei brigatisti sono stati tutti graziati. E i politicanti promossi sul campo: Cossiga è diventato presidente della Repubblica; e Prodi ne ha fatta di strada da allora, rovinando l’Italia. Romano Prodi dovrebbe essere interrogato, anzi torchiato dai magistrati e rivelare cosa c’era dietro il giochetto della seduta spiritica per individuare la prigione di Moro (ubicazione ben nota al governo Cossiga). Carriere in riscossione? i giorni nostri il presidente pro tempore della Repubblica, tale Giorgio Napolitano ha ricevuto proprio Henry Kissinger e con lui ha partecipato ad un convegno organizzato dall’Aspen Italia (finanziata dal clan massonico Rockefeller), succursale a stelle e strisce di cui Letta Enrico è stato vice presidente fino alla recente promozione a Palazzo Chigi, pur non essendo stato designato a tale ruolo dal “popolo sovrano”. L’inquilino pro tempore del Quirinale (Napolitano) tutto spesato dal popolo sovrano e lavoratore italiano, oltre alla trattativa Stato & Mafia (la stessa cosa) ovvero alle 4 bobine di telefonate intercorse tra lui e l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino (rinviato a giudizio dalla Procura di Palermo), dovrebbe spiegare al popolo sovrano anche le ragioni per ricevere in pompa magna il criminale internazionale Kissinger, che aveva decretato l’omicidio di Moro e la strage della sua scorta. Per non dimenticare tutti i crimini impuniti di Kissinger in Sudamerica, a partire dall’assassinio di Salvador Allende. Dopodiché dimettersi immediatamente. In Parlamento c’è una forza politica in grado di costringere Napolitano a tanto? Il Movimento 5 Stelle batta per davvero un colpo finale. Per la cronaca: ancora oggi, dopo 35 anni dalla strage di via Fani e dall’esecuzione di Moro, la documentazione è inspiegabilmente sottoposta a segreto di Stato, nonostante la legge abbia stabilito il limite temporale di 30 anni. Insomma, lo Stato, o meglio i manovratori occulti e palesi che hanno occupato le istituzioni per conto straniero, aggira le sue stesse leggi. Una vergogna intollerabile. Fonte:losai.eu/aldo-moro-doveva-morire-cosi-avevano-stabilito-i-criminali-del-governo-usa-henry-kissinger-in-testa/ AFORISMIASSIOMI Poi le parole divennero insufficienti e le pagine sempre più strette. E infine il mondo stesso divenne il nostro diario comune, e i giorni vissuti le nostre pagine.
Posted on: Sun, 17 Nov 2013 08:32:15 +0000

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