COMPRENDERE DON MILANI (E. Balducci) Per comprendere la missione - TopicsExpress



          

COMPRENDERE DON MILANI (E. Balducci) Per comprendere la missione svolta da don Milani bisogna collocarla nella dottrina, appena abbozzata dal Concilio, del significato ecclesiale dei carismi e tener conto dell’inevitabile tensione che, dato il perdurare del suo giurisdicismo, i carismi determinano nell’istituzione ecclesiastica. Nella coscienza cristiana vengono ad incrociarsi due rapporti di obbedienza che hanno remotamente la medesima motivazione, ma nell’immediatezza sembrano destinati molto spesso a entrare in conflitto: l’obbedienza istituzionale e l’obbedienza interiore alla voce della coscienza animata dallo Spirito Santo. Il conflitto sembra non avverarsi nella grande maggioranza dei cattolici, preti compresi, per la semplice ragione che generalmente essi non hanno grande considerazione dell’obbedienza interiore: la loro coscienza si limita a registrare i precetti esterni e ad eseguirli con larghissime e tolleratissime transazioni, aiutati e protetti dal canone interpretativo della mentalità comune. Prima del Concilio non era stato ancora posto con chiarezza il principio che l’autorità ecclesiastica ha il dovere di discernere i carismi e di rispettarli. Finito il Concilio, non è detto che l’autorità ecclesiastica abbia abbandonato i suoi vecchi criteri di governo e soprattutto abbia acquisito la virtù del discernimento degli spiriti. Fa commozione ma anche tanta tristezza il candore con cui oggi sulla nostra stampa ufficiale si parla di un padre Semeria o di un don Mazzolari, due vittime, ormai riconosciute, dell’autoritarismo prudenziale e ottuso. Noi aspettiamo ancora il tempo in cui la Chiesa non si limiterà a rendere onore ai carismi dopo la loro scomparsa: una maternità così costantemente retrospettiva riesce giustamente sospetta. Don Lorenzo Milani era e rimane una figura discutibile, ma non è stato mai difficile riconoscergli uno straordinario dono di Dio, vissuto nella più radicale fedeltà alla Chiesa. Eppure l’amore della Chiesa egli lo ha sempre ricevuto attraverso il filtro avarissimo della prudenza: la sua solitudine di prete aveva qualcosa di tragico. La sua obbedienza al carisma aveva finito col favorire nei timorati l’opinione che egli fosse disobbediente o almeno irriverente verso le autorità ecclesiastiche, nei cui confronti d’altronde non dissimulava il suo severissimo giudizio. Nel recente sinodo dei vescovi francesi il cardinale di Lione dopo aver distinto nella Chiesa cinque tipi di struttura - e cioè: istituzioni ecclesiali (sacramento, culto), ecclesiastiche (parrocchie, congregazioni religiose), temporali cristiane (scuole cattoliche), temporali d’ispirazione cristiana (partiti, sindacati) e neutre - riconosceva che eccetto quelle dei primi due tipi le altre sono sempre più largamente contestate dai cattolici e finiva col domandarsi lui stesso se esse sono davvero conformi alla Chiesa, se di fatto danno una testimonianza cristiana e se sono davvero al servizio dell’uomo. Don Milani, non certo per esplicita analisi teologica ma per intuitiva sicurezza di coscienza, aveva già fatto, per conto suo, questa distinzione e aveva già risposto agli interrogativi restando fedele alle istituzioni ecclesiali e mettendosi in urto con tutte le altre. Aveva scritto un libro che resta un capolavoro di chiaroveggenza pastorale e di applicazione delle tecniche sociologiche alla realtà cristiana: esso fu tolto di circolazione. Da chi? Dalla Chiesa? Aveva fondato una scuola presso a poco con gli stessi criteri con cui tre secoli fa iniziò la sua - la prima del genere - lo spagnolo San Giuseppe Calasanzio (perseguitato anche lui fino all’incredibile dal Sant’Uffizio): fu spostato in un luogo dove per ripetere l’esperienza ci voleva il coraggio e la pazienza degli ebrei di dura cervice. Chi lo mise ai margini? La Chiesa? In nome di una severa visione del sacerdozio denunciò la curiosa mistica dei cappellani militari: fu processato. Si mosse la Chiesa a prendere le sue difese? Sono pronto a riconoscere che, in tutti questi casi, la Chiesa ha fatto quel che fa normalmente e lo fa in nome del suo potere di reggere il gregge di Dio. Ma allora qualcosa di grave si annida al fondo delle cose: i preti possono dedicarsi al culto della patria (struttura di quinto tipo), a far da galoppini al partito cattolico (struttura di quarto tipo), a organizzare una scuola frequentata dai ricchi (struttura di terzo tipo), ottenendo plausi o riconoscimenti o tolleranza, mentre se essi, restando fedeli alle strutture ecclesiali, denunciano gli equivoci delle altre e affermano nella sua assolutezza il Vangelo, ottengono o riprovazioni o diffide, oppure vengono abbandonati al linciaggio dell’opinione pubblica. Le coscienze più sveglie capiscono ormai l’equivoco: nel rendere omaggio a don Milani dimostrano di sapere quale dev’essere il sacerdote di Cristo e in tal modo danno alla Chiesa una indicazione che vale almeno quanto un congresso sulle vocazioni ecclesiastiche. (“L’insegnamento di don Lorenzo Milani”).
Posted on: Fri, 19 Jul 2013 12:23:04 +0000

Trending Topics



-topic-10203907352634406">Otro jesuita armado. Por cada Cardenal Bertoglio, hoy Papa, los

Recently Viewed Topics




© 2015