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#CONFLITTO #CAPITALE – #VITA #FIUMEINPIENA #BIOCIDIO #RIFONDAZIONE #CAMPANIA Contributo del Circolo del PRC di Afragola al IX Congresso Il conflitto tra il capitale e la sopravvivenza della nostra specie è sotto gli occhi e nei sensi di tutti, ma non penetra nella coscienza viva di nessuno: è come se vestissimo una sorta di corazza intima, che ci porta a non andare in allarme, una difesa istintiva, una pigrizia per certi versi inspiegabile. Forse così si comportarono gli abitanti dell’isola di Pasqua, che raggiunsero un altissimo livello di civiltà, distruggendo però il proprio habitat completamente e finendo per sparire insieme ad esso. Per anni ho pensato che la questione ambientale fosse risolvibile all’interno delle logiche di capitale e che quindi potesse interessare solo marginalmente una discussione all’interno di un Partito, come il nostro, che alla sua base ha il conflitto di classe. E’ stato necessario che le contraddizioni del capitale mi scoppiassero una ad una tra le mani e nell’anima, con il dolore per la morte di persone care o vicine, o semplicemente prossime, perché l’apatia della mia coscienza subisse lo stacco di cui avevo bisogno. L’intero pianeta è investito dall’esplosione di queste contraddizioni. Nei cosiddetti paese emergenti, l’emersione si sta operando a prezzo della distruzione di interi ecosistemi: la foresta amazzonica, le dighe in Cina, una nuvola tossica stabilmente posizionata sull’Asia centro-meridionale; per non dimenticare la desertificazione ulteriore dell’Africa e dell’Oceania, lo scioglimenti dei ghiacci dei Poli, l’aumento della temperatura media del pianeta in pochissimi anni, lo sconvolgimento climatico. Il capitale può, è in condizione di operare un cambio di rotta a 180 gradi, onde fermare tutto questo? No, la risposta è No. Intanto per un motivo intrinseco alla sua logica che è quella del profitto ovunque intervenga. E no perché tale logica è la causa di quello che sta succedendo. Anzi, esso ha estremizzato la logica del profitto estendendola ai bisogni primari, ovvero l’acqua, il cibo e l’energia che sono già nelle mani di potenti organizzazioni sovranazionali e la tendenza è quella di un ulteriore accentramento del controllo delle risorse vitali del pianeta per la sopravvivenza della specie. Il capitale sta mettendo a valore tutto. Nella sua logica intrinseca c’è l’accrescimento di se stesso. Muore se non risponde alla sua matrice primaria. E, pur di non morire, preferisce distruggere tutto. E’ proprio un cancro che sta invadendo la vita fisica e spirituale come una metastasi. Ora non si tratta più di socialismo o barbarie, ma di socialismo o morte. E di socialismo vero, che inventi nuovi sistemi di produzione delle merci, fondati sui bisogni reali e non su quelli indotti; pane e rose ovvero condizioni di dignità di vita per tutti. Una produzione che non può essere organizzata usando lo stesso schema dell’industria capitalistica, ma abolisca le gerarchie, i sistemi di comando, la centralizzazione come forme di controllo della vita, dei tempi di vita e dei pensieri degli umani (forse questo è stato il vero errore del socialismo reale e questo è ciò che ha trasformato la Cina ed il suo territorio in un ambiente da Blade Runner). Bisogna anche ripensare alla produzione agricola, essa non può essere standardizzata, non può essere industrializzata, perché la natura ha le sue regole, che non possono essere piegate alla logica del profitto. Un esempio su tutti della centralizzazione e del controllo sul cibo è il comportamento della Monsanto, nata come industria di produzione di armi chimiche, che oggi impone gli OGM, pretende i brevetti sulle sementi, rende obbligatori, per le sue sementi, l’uso dei propri concimi e dei propri pesticidi. Un ulteriore effetto è la distruzione della cultura delle civiltà contadine che stanno subendo un attacco drammatico da parte del capitale con la sparizione di tante specie selezionate nel corso di millenni di lavoro. Il nostro territorio è attraversato da diverse tematiche ambientali; per citarle, l’attraversamento del TAV, l’insediamento massiccio di centri commerciali, l’inceneritore di Acerra, l’interramento di rifiuti di ogni sorta e provenienza. Ognuno di questi stupri alla nostra terra è stato compiuto in nome del “progresso”. Ogni volta ci siamo opposti tenacemente, ma siamo stati tacciati di “anti-storicità”, di negare possibilità di lavoro ad una popolazione che soffre di un’epidemia di fame e miseria storica, aggravata da una de-industrializzazione ormai trentennale, insomma di non voler risolvere i problemi. A distanza di anni, il cavallo, ormai entrato nella città di Troia, sta rivelando tutta la sua capacità distruttiva. Ovviamente la nostra capacità di previsione degli eventi non era dovuta all’intervento degli dei, ma alla nostra formazione politica. E della nostra formazione politica dobbiamo di nuovo avvalerci per tracciare un possibile percorso di rinascita della nostra terra, dopo aver subito per anni una sorta di maleficio di Apollo. Il tema dei rifiuti urbani, ovvero delle scorie del consumo di massa secondo le logiche di capitale, va studiato ed approfondito partendo dal principio che non si può continuare a produrre se prima non si stabilisce che fine debbano fare le scorie del consumo e dando il giusto valore economico allo smaltimento, incorporandone il costo nella produzione. Oggi tale costo è distribuito su tutti i cittadini, non è a carico di chi produce. Il tema dei rifiuti tossici industriali svela la dinamica del capitalismo, soprattutto italiano, a partire dagli anni 70, ovvero non solo l’attacco ai lavoratori per ripristinare i tassi di profitto, ma l’abbassamento dei costi, anche quelli ineludibili come la salute degli stessi lavoratori o delle popolazioni dei territori dove c’erano o ci sono gli insediamenti industriali, e lo smaltimento. Non si spiegherebbe altrimenti la catena di complicità, politica, criminale ed industriale che è riuscita a coprire quello che stava succedendo finché i morti non sono diventati davvero troppi. Questa catena di complicità è ancora completamente integra. In regione Campania funziona perfettamente. La gestione della raccolta urbana è quasi completamente in mano privata, di ATI (Associazione Temporanee d’Impresa) che nella loro formazione fanno girare sempre le stesse ditte, le quali formalmente risultano in regola, ma si ha la sensazione di avere di fronte un monopolio e questo puzza. Il sistema è talmente ben collaudato da farmi prevedere, con ragionevole certezza, che sarà usato per le bonifiche, generando ulteriore sperpero di denaro pubblico senza soluzione dei problemi. E non credo che questo sistema funzioni solo in Campania. Questa brevissima analisi è il nostro contributo perché i compagni prendano coscienza del fatto che i fronti di lotta aperti dal capitale sono tantissimi, sono omogenei dal suo punto di vista, ma non sono percepiti da noi come tali. Viviamo la frammentazione delle lotte, non riusciamo più ad avere una visione intera di quello che sta succedendo, non riusciamo a far passare un unico messaggio dove siamo comunque presenti. Il capitale è contro la vita, compagni. Non possiamo consentire che il figlio degenere, l’economia capitalistica inventata dall’uomo, uccida gli altri figli, innocenti, e la Madre Terra. Napoli 30 Novembre e 1 Dicembre 2013
Posted on: Mon, 02 Dec 2013 13:20:05 +0000

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