CONTRIBUTO ALLA PIATTAFORMA PER LA MANIFESTAZIONE DEL 16 - TopicsExpress



          

CONTRIBUTO ALLA PIATTAFORMA PER LA MANIFESTAZIONE DEL 16 NOVEMBRE No agli inceneritori e ad ogni forma di combustione dei rifiuti o di recupero energetico dalla materia! No alla trasformazione dei milioni di ecoballe esistenti in CSS per i cementifici! Consideriamo la materia che sta nei rifiuti una ricchezza. Il recupero della materia deve essere la base di una filiera produttiva ed industriale in grado di azzerare scarti o residui e riciclare continuamente materiali, tenendo conto che le risorse del pianeta non sono infinite e che l’inquinamento di aria, acqua e suolo sta raggiungendo livelli critici, con conseguenze negative sulla salute umana. Essendo il rifiuto materia, siamo contrari alla nociva logica del recupero energetico da rifiuti, ed esprimiamo la nostra opposizione a tutti gli impianti che, tramite combustione, distruggono o depauperano la materia da rifiuto (inceneritori - impropriamente detti termovalorizzatori -, inceneritori a biomasse, biodigestori). La cinica logica industriale del recupero energetico dalla materia, favorita dalle elargizioni di denaro pubblico attraverso CIP6, certificati verdi ed altri incentivi, persegue l’obiettivo del profitto di pochi a danno della natura e della salute umana. Questa logica va fermata a partire da una seria battaglia nazionale per l’eliminazione di tutti gli incentivi, diretti e indiretti, al recupero energetico da rifiuto ed agli impianti nocivi. No all’apertura di nuove discariche! Le discariche sono il vero dramma di questa regione sia per ciò che producono in termini di avvelenamento dei territori e delle falde acquifere sia perché hanno rappresentato l’anello di congiunzione tra i rifiuti solidi urbani ed i rifiuti tossici. Dove c’è una discarica, anche se legale, soprattutto se gestita da un’azienda corrotta se non in odore di camorra, è possibile sversarvi rifiuti tossici smaltiti illegalmente. E’ quanto successo in questi anni; in nome dell’emergenza e della necessità di trovare un buco dove mettere i rifiuti urbani, si sono addirittura legalizzate le discariche illegali usate per l’interramento dei rifiuti tossici. Dire no all’apertura di nuove discariche significa impedire lo spreco di materia, significa impedire nuovo inquinamento, significa sottrarre terreno anche al ciclo di rifiuti tossici. No all’attuale piano di gestione rifiuti della regione Campania! Per il suo immediato ritiro! L’attuale Piano di gestione dei rifiuti, prodotto dalla Regione Campania, dopo oltre un ventennio di emergenza rifiuti, è in perfetta continuità con la fallimentare logica del “ciclo integrato”, prevedendo per la regione nuove immense discariche e svariati impianti di termodistruzione della materia, tali da arrecare danni su danni alla salute dei cittadini, già martoriati dal fenomeno dello sversamento e dell’incendio illegale di rifiuti tossici. Il ciclo integrato proposto dalla regione Campania è un sistema ad una sola via e senza recupero, basato sul fallimentare modello della “crescita continua”, che parte dallo sfruttamento delle risorse ed arriva alla distruzione finale della materia, con gravi impatti sulla salute e l’ambiente. Noi siamo invece per una significativa riduzione a monte e per un modello circolare che, gestendo una vera filiera dei materiali, tenda a ricostruire le dinamiche del ciclo naturale basandosi sul recupero e riciclo totale della materia. Una raccolta differenziata di qualità, attraverso il sistema del porta a porta, rimane il momento più importante ed imprescindibile di responsabilità, di cittadini e amministrazioni; ad essa si deve connettere un sistema di impianti di selezione meccanica, ricerca e recupero. Inoltre solo con una attenta raccolta differenziata è possibile privilegiare un recupero pulito dellumido e favorire le filiere corte col mondo agricolo, evitando l’utilizzo di imponenti impianti di biodigestione che, oltre a mascherare i difetti di raccolta, producono biodigestato inservibile, che il Piano regionale rifiuti vorrebbe destinare agli inceneritori, ed amplificano il sovraccarico del malconcio sistema di depurazione campano. Un tale sistema di raccolta differenziata, come dimostrano anche le esperienze di alcuni quartieri napoletani, avrebbe una grossa efficacia e otterrebbe grande collaborazione da parte degli abitanti soprattutto se premiata dalla tariffa puntuale. Al tempo stesso costituirebbe la condizione per avviare la filiera del riciclo e della trasformazione aprendo significativi spazi occupazionali. Stop ai roghi, agli sversamenti e ai traffici di rifiuti tossici! La Campania è da anni diventata la discarica nazionale dei rifiuti industriali provenienti dall’intera nazione oltre che dal Nord Europa. Questo immane disastro ambientale costituisce oggi uno dei principali fattori di rischio per la salute umana, in un territorio dove negli ultimi anni si è registrato un aumento significativo di mortalità per tumori e di anomalie congenite. È indispensabile fermare questo scempio e non c’è più tempo da perdere, individuandone le cause, non certo nella mano terminale dei rom, costretti al lavoro sporco, ma nei veri mandanti, costituiti da comitati d’affare in cui convergono sia i clan camorristici sia il blocco sociale di imprenditoria a caccia di facili profitti, politica e potentati economico-finanziari. È necessario che venga finalmente approvata anche in Italia una legge sui reati ambientali che parifichi penalmente la pena al danno causato ed imponga la riparazione del danno secondo il principio “chi inquina paga”; inoltre che venga attivato, su scala nazionale, un efficiente e costante sistema di tracciabilità e monitoraggio del territorio, con sistemi che superino progetti fallimentari come il tristemente noto sistema Sistri. Nello stesso tempo è indispensabile il controllo sul territorio per individuare le attività produttive sommerse locali, responsabili dello smaltimento illecito dei rifiuti. Ne guadagnerebbero i lavoratori in nero ed emergerebbero le responsabilità delle grandi imprese e delle multinazionali per conto delle quali lavora la gran parte di queste aziende. Siamo contrari, invece, a che il controllo del territorio si tramuti nell’ennesima militarizzazione della regione, così come avvenuto con il decreto sui rifiuti n° 90/2008 con cui si è stabilito il pericoloso principio in base al quale la risoluzione delle emergenze passa attraverso le leggi speciali e la trasformazione di pezzi del territorio in “siti di interesse strategico nazionale”, calpestando i diritti delle popolazioni. Così come siamo contrari all’utilizzo di questo controllo per colpire con campagne razziste e con la repressione il popolo rom. No alle leggi speciali ed al commissariamento per le bonifiche. Sì al ripristino dei SIN La Campania è stata negli ultimi 20 anni il banco di prova per la sperimentazione delle politiche di emergenza e di commissariamento straordinario, non a caso esportate in altre situazioni di “crisi”, che hanno consentito di derogare a leggi e diritti tutelando, invece, gli interessi del comitato d’affare imprenditoriale-politico-camorristico nelle cui tasche e senza alcun controllo è arrivato il flusso enorme di denaro pubblico stanziato in questi anni. E’ necessario rigettare le proposte di legge speciale sulle bonifiche così come di fantomatici e nuovi commissari ad hoc che, proprio mentre si esce dallo stato emergenziale per i RSU, puntano a riproporre questo ben oleato meccanismo per dividersi la nuova torta delle bonifiche. Piuttosto va rivendicato il ripristino della classificazione di Siti di Bonifica di Interesse Nazionale per le 4 aree campane declassate a Siti di Interesse Regionale con il decreto Clini di gennaio 2013 ed il miglioramento di un piano regionale bonifiche della Campania che, ignorando sia la riqualificazione degli ex-insediamenti industriali privati, sia le migliaia di discariche illegali sparse sull’intero territorio regionale, compresi i luoghi dell’abbandono e dei roghi nella Terra dei fuochi, si occupa prevalentemente dei danni causati dalle stesse megadiscariche di rifiuti ordinari; si tratta di quelle stesse discariche spesso utilizzate a ricoprimento di illeciti compiuti su quei siti con l’intombamento di rifiuti tossici smaltiti illegalmente. Sì alle bonifiche solo dopo la caratterizzazione di tutto il territorio regionale e solo sotto il controllo delle comunità! La parola “bonifiche” perde qualsiasi significato se non accompagnata da una adeguata e seria caratterizzazione dei territori inquinati di tutta la regione e non solo dei siti già individuati, che va estesa ai pozzi legali ed alla falda acquifera tutta. Solo dopo la caratterizzazione è possibile individuare l’intervento più corretto, sito per sito. Tutte le fasi devono essere trasparenti e pubbliche per garantire la partecipazione ed il controllo delle comunità. Oggi, di fronte all’esplodere della protesta di intere popolazioni, molti rappresentanti politici e istituzionali stanno cavalcando opportunisticamente l’indignazione della gente provando a rifarsi una credibilità ormai persa puntando ad incanalare la rabbia delle popolazioni su percorsi meno conflittuali e persino utili ai propri inconfessabili interessi: far arrivare soldi e “raddoppiare” l’affare rifiuti. Si sta concretizzando il rischio che, invece di una bonifica vera e profonda dei territori inquinati, necessitata dai roghi e dall’interramento selvaggio di rifiuti tossici e non a decine di metri di profondità, si avvii una operazione superficiale e di facciata, quale il no-food, con la riconversione delle coltivazioni agricole in piantagioni, destinate poi all’incenerimento in impianti a biomasse, utili a disinquinare solo la superficie dei terreni, lasciando inalterato il pericolo imminente di ulteriore e progressivo inquinamento delle falde. Lo scopo è distribuire, sulla pelle dei cittadini che aspettano una seria bonifica, milioni di euro ai vecchi e soliti noti ed aprire l’altro lucroso affare delle biomasse a cui, con il decreto Clini del 2012, si garantiscono una enormità di incentivi pubblici. Sì all’individuazione dei suoli contaminati, alla tutela e alla promozione del settore agroalimentare campano Sano La paura non solo dei cittadini campani di mangiare e bere cibo ed acqua inquinati, il boicottaggio dei grandi supermercati verso i prodotti della nostra regione, sta danneggiando l’agricoltura campana e il relativo indotto; molti contadini temono la bancarotta per la mancata vendita dei prodotti. L’individuazione dei suoli contaminati e la loro pubblica indicazione (mappatura trasparente) è l’unica maniera per tutelare la produzione agricola campana ed i tanti prodotti di eccellenza. Non vorremmo, infatti, che il marchio ambientale, proposto persino dalle istituzioni, vada a rafforzare le produzioni già tutelate da altri marchi (DOP, DOC, ecc) lasciando il resto in balia della paura dei consumatori. Inoltre, quando si tratta di suoli coltivati, il cui inquinamento è dovuto alla prossimità di discariche ed altri impianti, vanno individuate le soluzioni a tutela del contadino - incolpevole - per la mancata coltivazione. Questo per impedire che la richiesta di bonifica e messa in sicurezza dei territori per tutelare la propria salute e l’esigenza di reddito di questi coltivatori vengano utilizzate per lanciare finte bonifiche e finte soluzioni industriali al problema dei rifiuti tossici. Sì alla tutela della salute attraverso protocolli di prevenzione con accesso gratuito al sistema sanitario Il significativo aumento di mortalità per tumore e di anomalie congenite registrato in Campania causato dal disastro ambientale è aggravato dalla scarsa prevenzione e dalla difficoltà a curarsi. Il piano di rientro sanitario della Campania ha imposto l’esorbitante aumento del ticket nel mentre si vanno tagliando posti letto, si chiudono pronti soccorso o interi ospedali, si negano le terapie antitumorali (v. dismissione della radioterapia al Pascale di Napoli). Questo attacco al diritto alla salute è andato di pari passo con l’accentuarsi della crisi, la crescita della disoccupazione e delle difficoltà salariali, l’immiserimento di fasce sempre più ampie della popolazione per le quali la spesa per la salute è diventata un lusso che non ci si può permettere. Meno che mai presso le strutture private a cui si è costretti a ricorrere per accorciare i tempi di intervento. Per questo è necessario rivendicare, insieme all’eliminazione delle cause, l’accesso gratuito ai protocolli di prevenzione per tutti i campani, in primis per le popolazioni residenti nei territori devastati dallo sversamento di rifiuti tossici, da discariche, inceneritori ed altri impianti nocivi (cementifici, biomasse, ecc). Assemblea dei comitati del 25 ottobre c/o biblioteca dei Vincenziani Napoli 31/10/13
Posted on: Wed, 13 Nov 2013 16:37:26 +0000

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