Campania e rifiuti, cè un legame con i tumori? Ieri gli ultimi - TopicsExpress



          

Campania e rifiuti, cè un legame con i tumori? Ieri gli ultimi dati del ministero della Salute: non si può dire con certezza che il maggiore numero di tumori sia dovuto ai rifiuti. Perché? 09 gennaio 2013 di Valentina Arcovio Nonostante siano oltre ventanni che si studia la situazione epidemiologica della Campania, e in particolare lincidenza della mortalità per tumore, ancora oggi non si riesce ad arrivare a una risposta definitiva e condivisa. Non stupisce quindi che le parole del ministro della Salute Renato Balduzzi - A oggi dagli studi non risulta un nesso causale accertato fra lo smaltimento dei rifiuti e la ripercussione sulla salute, ma potenziali implicazioni sulla salute non possono essere esclusi - non siano state ben accolte ieri ad Aversa. Nella relazione presentata ieri è emerso che tra Napoli e Caserta si muore prima che in altre regioni italiane. Infatti l’ attesa di vita alla nascita è inferiore di due anni rispetto a quella di chi nasce nelle Marche, la regione dove i cittadini hanno la speranza di vivere più a lungo. In Campania, come in generale in Italia, nel 2009 le malattie del sistema circolatorio rappresentano la causa principale (40 per cento circa) dei decessi; risultano inoltre elevati i tassi di mortalità per malattie dell’apparato respiratorio e dell’ apparato digerente. E si muore di più anche per diabete mellito: per quest’ultimo il numero dei decessi tra le donne è addirittura doppio rispetto al dato nazionale. Per quanto riguarda i tumori maligni nel loro complesso, la mortalità in Campania tra gli uomini è superiore ai valori dellintera Italia per il contributo delle province di Caserta (solo per gli uomini) e di Napoli (per entrambi i generi), con tassi particolarmente elevati per tumori di fegato, laringe, trachea-bronchi e polmone, prostata, vescica (nelle donne solo del fegato, della laringe e della vescica). Infine, in Campania si viene colpiti dal cancro ai polmoni in maniera significativamente superiore che nel resto d’Italia. Ma per gli esperti che hanno redatto la relazione, tutto questo potrebbe essere dovuto ai cattivi stili di vita, alla scarsa partecipazione agli screening e ad una minore qualità dei servizi di cura. Infatti, dietro la relazione presentata ieri, ce ne sono molte altre dalle conclusioni contraddittorie. Gli studi più controversi, quelli che avrebbero stabilito un nesso tra l incremento dei tumori e la presenza di discariche illegali e rifiuti in alcune aree della Campania, sono stati esibiti con il ricorso presentato e vinto alla Corte europea dei diritti delluomo dall’avvocato Errico Di Lorenzo a nome di un gruppo di residenti di Somma Vesuviana (Napoli). Uno studio in particolare, quello dell Istituto superiore di sanità (Iss) del 2008, ha rilevato una maggiore concentrazione di tumori tra Caserta e Napoli, soprattutto in quel tratto che collega i comuni di Acerra, Aversa e Giugliano. Dai risultati è emerso che il tumore al polmone affligge in maniera maggiore i Comuni nei pressi di Giugliano, tra Acerra e Pomigliano d’Arco e nei paesi vesuviani di Nord-Est: 255 casi solo a Giugliano, 259 a Casoria, 124 ad Acerra, 1.008 totali nell’area Nord. Mentre il tumore del fegato prevale nei Comuni del mariglianese: 73 casi solo a Marigliano, 665 nell’intera area. Mentre il tumore dello stomaco è la forma di cancro prevalente nell’area del basso casertano-aversano fino al giuglianese (615 casi osservati). Secondo questo studio, inoltre, il tumore della vescica incide molto nell’area maranese-giuglianese e nel Basso Casertano (a Marano 37 casi, 206 nell’area Nord) e il tumore del rene prevale nell’area giuglianese (82 casi osservati in totale). Non solo. Anche i casi di malformazioni congenite (arti, urogenitali e cardiovascolari) sembrano allarmanti: 561 casi osservati nell’Acerrano-Pomiglianese, 216 in Penisola Sorrentina, 194 nel Basso Aversano, 157 a Portici-Ercolano, 9 a Liveri. Per le malformazioni cardiovascolari, ci sono 94 casi in Penisola Sorrentina, 134 casi nell’area Nord-Vesuviana. Per le malformazioni urogenitali, inoltre, ne sono state registrate 22 ad Acerra, 26 nel Basso Aversano, 31 casi area S. Maria a Vico-Maddaloni- San Felice a Cancello-Arienzo. Infine, per le malformazioni degli arti sono stati trovati 160 casi nell’acerrano-pomiglianese e nell’Alto Vesuviano. A conclusioni preoccupanti è arrivato anche un rapporto sintetico commissionato qualche anno fa da Guido Bertolaso, all’epoca commissario straordinario dell’emergenza, dal titolo Trattamento dei rifiuti in Campania: impatto sulla salute umana. I risultati dimostrerebbero l’esistenza di “numerose associazioni significative (cioè non imputabili al caso, nda) tra salute e rifiuti” con “trend di rischio in aumento” e percepibili incrementi della mortalità tumorale nelle aree contaminate dalla spazzatura: più 2 per cento di mortalità generale, più 1 per cento per tutti i tumori, più 2 per cento per gli uomini per il tumore del polmone, più 4 per cento negli uomini e più 7 per cento nelle donne per il tumore al fegato, più 5 per cento negli uomini per il tumore dello stomaco. Risalgono al 2011, invece, i risultati dello studio Sebiorec sulla presenza di diossina e altre sostanze tossiche in 900 campioni di sangue e 60 di latte materno tra gli abitanti di 16 Comuni a rischio del napoletano e nel casertano, commissionato nel 2007 dallIss. Lallora ministro della Salute, Ferruccio Fazio, sottolineò quanto tranquillizzanti fossero le conclusioni dello studio, collegando qualche dato negativo ai cattivi stili di vita degli abitanti di quella regione. I livelli di inquinanti nel sangue e nel latte materno della popolazione campana non sono risultati superiori ai limiti previsti dalla letteratura internazionale, ma sarebbero comunque stati evidenziati valori più elevati in chi vive in prossimità di sversatoi e siti di abbandono di rifiuti. In pratica, lo studio non fornisce dati allarmanti evidenti, ma ci sono informazioni utili che indicano correlazioni tra luogo di residenza della popolazione e livelli superiori di presenza di metalli o diossina nel sangue. Nel 2007 la stessa Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha sottolineato come vivere vicino a siti di smaltimento illegale di rifiuti in Campania comporta un aumento del rischio di mortalità e malattie. Già nel 2005, dalla prima fase dello studio, erano emerse per le province di Napoli e Caserta, maggiormente interessate negli ultimi decenni dal fenomeno dello smaltimento abusivo dei rifiuti, criticità sanitarie che si discostano significativamente dalla media regionale. Lapprofondimento ha permesso di stabilire una correlazione statistica tra la presenza di siti di abbandono incontrollato e un aumento degli effetti negativi sulla salute nei 196 comuni delle due province. Questa correlazione mostra per molte patologie un trend di rischio che cresce progressivamente nei comuni in cui il fenomeno della gestione illegale è particolarmente grave, sia per numero di siti sia per la pericolosità dei materiali abbandonati. In particolare, negli otto comuni classificati nella fascia a maggiore esposizione allo smaltimento abusivo (Acerra, Bacoli, Caivano, Giugliano, Aversa, Castelvolturno, Marcianise e Villa Literno) è stata rilevata unimpennata dei tassi di mortalità generale del 12 per cento tra le donne e del 9 per cento tra gli uomini rispetto a comuni delle stesse province in cui lincidenza del fenomeno è di minore entità. Lo stesso gruppo di otto comuni avrebbe presentato un aumento del rischio di malformazioni congenite dellapparato uro-genitale e del sistema nervoso che supera l80 per cento. E possibile che questi dati siano irrilevanti, che non ci sia una correlazione diretta o che sia tutta colpa degli stili di vita. Tuttavia, non ci si può sorprendere se parte della popolazione campana nutra ancora molti dubbi. I dati di tutti questi studi, infatti, sembrerebbero non dare certezze. Certezze che, dopo decenni di preoccupazione, la popolazione campana continua a chiedere ancora a gran voce.
Posted on: Fri, 01 Nov 2013 10:43:25 +0000

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