Capitolo 8 Farsi perdonare urlò, arrabbiato, pronto a menare - TopicsExpress



          

Capitolo 8 Farsi perdonare urlò, arrabbiato, pronto a menare quello sconosciuto. Il ragazzo si girò. Leon ebbe un tuffo al cuore e sbiancò di colpo. < Boris? > chiese incredulo, ancora bianco in volto. < Leon? Sei proprio tu? > chiese Boris, anche lui incredulo. Violetta guardava quella scena stranita: cosa stava succedendo? < Boris, cosa ci fai qui? > chiese Leon ancora pallido in volto e abbastanza scioccato. < Sono venuto a cercarti, Boss > rispose Boris. < Non mi chiamare Boss, non più > disse subito Leon. Agli occhi di Violetta sembrava molto teso. < Scusate se mi intrometto, ma posso sapere cosa sta succedendo? > chiese Violetta, confusa. < No > rispose secco Leon, guardandola negli occhi < Torna a casa Violetta, per favore > aggiunse poi, molto serio. < Ma … > ribattè Violetta, ma venne interrotta. < Torna a casa Violetta, per favore > disse Leon, alzando la voce. Violetta non disse nulla, si girò e se ne andò a passo svelto, con lo sguardo basso, ferita un’altra volta da come l’aveva trattata Leon. Leon si sentì male ad averla trattata così, ma non poteva fare altrimenti. La guardò andare via velocemente e la seguì con lo sguardo finché non scomparve dal suo campo visivo. Boris stava facendo lo stesso. < Bel culo la tua ragazza, me la presti per una notte? > chiese Boris, posandogli una mano sulla spalla, sorridendogli con il suo solito sorriso beffardo. < No, mai, finiscila di fare il coglione e lasciala in pace > rispose Leon, arrabbiato e con lo sguardo ed il tono di voce serio e distaccato. < Lei non sa niente di te vero? > chiese Boris, intuendo già tutto. < No, e non deve saperlo. Quello che ho fatto è stato un errore, Boris, e non rifarò una cosa simile mai e poi mai > rispose Leon. < Leon, non puoi dire così. Non puoi dire che è stato un errore ciò che hai fatto. Io ho viaggiato in aereo dal Messico fino a qui per convincerti a tornare con noi, abbiamo bisogno di nuovo del nostro Boss, come ai vecchi tempi > disse Boris. < No, non tornerò mai nel vostro gruppo, mai. Non cercare di convincermi perché non ci riuscirai. Ora vai, e fammi un favore: risalutami tutti del gruppo. Anche se ho fatto un errore enorme, ci tengo ancora a voi > rispose Leon, sorridendo alla fine. < Lo farò. Ciao, Boss, stammi bene > disse Boris, dandogli la mano e poi abbracciandolo. Leon guardò Boris salire su una moto, probabilmente rubata o noleggiata, ed andarsene. Ora che aveva sistemato quel tizio, doveva chiarirsi con Violetta, l’aveva trattata male e le doveva delle scuse. S’incamminò verso dove aveva visto Violetta andarsene. Improvvisamente si ritrovò davanti una villetta e al citofono lesse il cognome “Castillo” . Decise di suonare, ma poi si ricordò le parole di Violetta: “Non voglio che mio padre mi veda con un ragazzo” e anche se non era con lei, comunque avrebbe fatto meglio a non dare troppo nell’occhio. Scavalcò senza farsi vedere e si aggrappò a passo felpato, alla finestra di una camera. Vi guardò dentro e vi trovò un uomo e una donna su un letto mentre dormivano, probabilmente erano i genitori di Violetta. Scese e si arrampicò ad un’altra finestra: ecco era quella giusta. Scese e lanciò dei sassolini alla finestra per farsi sentire. Violetta era in intimo, mentre stava cercando il pigiama da mettere. Improvvisamente sentì dei sassolini entrare dalla finestra aperta, si girò ma non vide niente, così si rigirò e continuò a cercare un pigiama. Poco dopo, sentì due mani posarsi sui suoi fianchi (nudi, per precisare). Era tentata ad urlare, ma una voce la rassicurò. < Tranquilla, sono io > sussurrò Leon al suo orecchio. Lei si girò di scatto ed incrociò gli occhi verdi di Leon. Leon la guardò negli occhi, poi notò che era in intimo e non potè fare a meno di guardarla. Violetta arrossì all’istante, notando che gli occhi di Leon stavano percorrendo il suo corpo. Il ragazzo notò il suo rossore in viso, così girò la testa da un’altra parte e chiuse gli occhi. < Scusami … > sussurrò, un po’ imbarazzato. Non voleva fare la figura del maniaco o cose simili. < No non ti preoccupare, non scusarti, aspetta un secondo > rispose Violetta, ancora con le guance rosse, per poi entrare un attimo nella sua cabina-armadio e prendere il primo pigiama pulito che le capitò a tiro. Si vestì rapidamente e si sedette sul suo letto, invitando Leon a fare lo stesso. < Violetta, perdonami per come ti ho trattato prima, scusami > esordì lui, abbassando la testa dispiaciuto. < Accetto le tue scuse Leon, ma per favore, non farlo più > disse Violetta, posandogli una mano sotto il mento per alzargli la testa. < Non lo farò più, promesso > rispose Leon, sorridendo e dandole un bacio sul naso e poi un bacio dolce sulle labbra. < Aspetta > disse Violetta staccandosi. Leon la guardò confuso. Violetta si alzò e chiuse la porta a chiave. < Non vorrei che qualcuno si svegliasse, ad esempio mio padre o Jade e mi ritrovasse con un ragazzo nella stanza > disse Violetta, per poi risedersi sul letto di fronte al ragazzo. < Chi è Jade? > chiese Leon. < La compagna di mio padre, una strega odiosa > rispose Violetta. < Quindi quella signora che ho visto nel letto con tuo padre quando mi sono arrampicato, non è tua madre > intuì Leon. < No > rispose Violetta. < Scusa se te lo chiedo, ma tua madre dov’è? > chiese Leon, un po’ timoroso perché pensava di aver toccato un tasto dolente, cosa che senza volerlo però aveva fatto. < Non c’è. Mia madre è morta quando avevo cinque anni > rispose Violetta, diventando triste. < Scusami Violetta, non volevo … Avrei fatto meglio a non chiedere nulla > disse Leon, sentendosi colpevole, abbracciandola. < Non ti preoccupare, prima o poi lo avresti saputo comunque > rispose Violetta. Leon la tenne stretta a sé, tra le sue braccia, ancora un po’. < Leon > sussurrò Violetta. < Sì? > < Rimani a dormire con me? > chiese Violetta, staccandosi dall’abbraccio. < Tutto quello che vuoi > rispose Leon, sorridendole. Violetta si stese e Leon, dopo essersi levato le scarpe, si allungò di fianco a lei. Si lasciarono cullare da un dolce silenzio. < Violetta > sussurrò Leon. < Sì? > < Anche se è presto, perché ci siamo messi insieme solo oggi, voglio dirti una cosa che mi viene dal cuore: ti amo > disse Leon, dolce. Violetta lo guardò: non si aspettava una confessione d’amore così presto, ma ne fu davvero molto felice. < Anche io Leon > sussurrò lei, chiudendo gli occhi e facendo premere le sue labbra su quelle del ragazzo. Su baciarono a lungo ed appassionatamente. Violetta si staccò dopo un bel po’ e, stanca, gli sussurrò < Buona notte >. < Buona notte > le sussurrò Leon, per poi darle un bacio sulla fronte ed addormentarsi al suo fianco. ---------------------------
Posted on: Sat, 30 Nov 2013 21:07:14 +0000

Trending Topics



px;">
شیطان Tommy Soeharto was just 🔥burned by Pareman
Today, think about how you can better your community. Every day we
Effect of summative assessments on student learning. "Tom Guskey
The following brand new laptops available with one year

Recently Viewed Topics




© 2015