Che la maggior parte dei cattolici sia stupida, ormai è assodato. - TopicsExpress



          

Che la maggior parte dei cattolici sia stupida, ormai è assodato. I loro commenti vertono sempre su maledizioni e farneticazioni varie su un fantomatico Dio carico di amore, ma che stermina chi lo contrasta. Ultimamente, il loro intelletto ha assunto una forma provocatoria che spezza ogni legame con il ridicolo e si afferma nell’olimpo dell’idiozia umana. La provocazione consiste, in breve, in questo: offendere l’islam al posto del cattolicesimo. Secondo loro non lo facciamo per paura di ritorsioni di varia natura…tutto questo, oltre che farmi sorridere, mi fa immaginare una fantomatica scena del tipo: Roma. A.J. è al Pc e pensa: “Bene, la vignetta su Maometto è completata, ora posso postarla su facebook”. Click. Invio. Eccola apparire sulla pagina. Reload della pagina e già appaiono i primi gradimenti. Nello stesso momento, in Afghanistan, Said riceve un segnale da Allah che lo invita a far partire la dinamo per caricare la corrente e accendere il suo IBM. Attraverso un sofisticato sistema si stampelle di ferro legate tra loro e collegate a una padella, riesce ad accedere al sistema satellitare e a connettersi alla rete globale. Dopo sei ore, la connessione è attivata. Aperto il browser, miracolosamente la home page risulta essere connessa a facebook. Said è incredulo e disgustato. Un infedele ha caricato una foto blasfema del suo profeta. Un italiano, per giunta. Un crociato. Leggendo ulteriormente tra le altre blasfemie, capisce che l’infedele vive a Roma. Non c’è altro da fare, se non partire e andare a giustiziare il blasfemo. Prima, però, dovrà pregare Allah affinché lo benedica per la sua missione. L’Afghanistan è una terra popolata da credenti islamici molto ferventi, non sarà difficile arruolare qualcuno che lo accompagni, ma è di nuovo ora di pregare. Said si incammina verso il villaggio più vicino, in cerca di suo cugino Ahmed, un pastore molto devoto. La strada è desertica e fa molto caldo, eppure Said è fermo nelle sue convinzioni. Ottanta chilometri a piedi non sono un’impresa impossibile. Arrivato dopo 3 giorni, esausto e disidratato, chiede a Amina, (oppure era Faiza, o magari Halima, di certo non Karima, visto che era stata lapidata un mese prima, per essersi lasciata vedere un gomito mentre sollevava una capra) dove si trovi suo cugino. La donna risponde che Ahmed è sulle montagne a far pascolare le capre. Passano altri due giorni, il cugino ritorna ed è felice della visita di Said. I due si salutano e pregano… tre volte. Said spiega la situazione e i due, carichi di fede e senso di giustizia, partono alla volta dell’Italia. Arrivano in Egitto dopo un mese senza un soldo ma, grazie agli aiuti di amici e parenti, riescono a trovare un lavoro e a reclutare altre persone per la loro causa. Ora, ciò che li separa dalla vendetta è solo il mare…e un piano…e le armi. Ahmed e Said trovano un lavoro e cominciano a risparmiare per comprare il biglietto che li porterà, finalmente, alla loro meta. Passano due anni a pianificare e fare kebak, sempre pregando e restando convinti dei loro intenti. La vita in Egitto non è delle migliori, comunque. Hanno sentito che in Italia le condizioni di vita sono migliori e che, se vogliono raggiungere il loro obiettivo, devono prendere seriamente in considerazione l’idea di stabilirsi in quel paese di infedeli e concludere i dettagli del loro piano direttamente là. I soldi per la nave ci sono. E’ ora di partire. Il viaggio non si rivela ottimale, perché i due vengono truffati e caricati su un barcone con altre centinaia di immigrati, diretti alla volta dell’Italia. Arrivati a Lampedusa, Said e Ahmed sono stravolti e stanchi e vengono accolti dalla guardia costiera che li ospita in una ex scuola, rifocillandoli. Said pensa che qualcuno deve aver parlato del loro piano alle forze dell’ordine italiane, e ora devono escogitare un modo per fuggire, oppure verranno rimpatriati. L’occasione capita dopo una settimana. Un italiano che lavora nel complesso offre loro un lavoro e una via di fuga. I due ringraziano Allah e accettano. La cosa più importante, ora, è integrarsi perfettamente nel paese ospitante per sviare ogni tipo di sospetto. Raccogliere pomodori per 12 ore a 10 euro al giorno, comunque, complicherà e allontanerà ulteriormente lo scopo del loro viaggio. Ma i due non si arrendono e cominciano a risparmiare. Ahmed si ammala a causa delle condizioni precarie in cui sono costretti a vivere e viene ricoverato, dopo essere stato abbandonato davanti un ospedale. Said è con lui. Conoscono un infermiere italiano che dà loro un’altra alternativa a quel lavoro massacrante: lo spaccio dei medicinali. Guadagni maggiori, obiettivi più vicini, i due accettano. Dopo un anno di traffici, hanno finalmente soldi sufficienti per raggiungere Roma e per ambientarsi. Nel frattempo hanno imparato a parlare italiano e hanno cominciato a pregare meno, per non dare troppo nell’occhio. Anche il modo di vestire e di vedere le persone è cambiato; Said conosce una ragazza in un centro sociale ed ha una breve relazione con lei, dalla quale nascerà anche un figlio che non vedrà più. Dopo un totale di 4 anni e due mesi, Ahmed e Said raggiungono Roma. Per festeggiare, decidono di bere alcolici per la prima volta nella loro vita. Lo fanno, per una giusta causa, Allah, li perdonerà. I cugini cominciano a bere tutti i giorni, a frequentare centri sociali e a spacciare fumo e erba. I soldi cominciano a farsi vedere, ma i rischi sono troppi. Dopo averne accumulati un po’ decidono di richiedere il permesso di soggiorno per scopi lavorativi. Nel frattempo Ahmed ha cambiato identità e ora si fa chiamare Farouk. Conosce una donna divorziata e benestante. Se ne innamora e fa la scelta più difficile di tutte, chiudere con il proprio passato e le mogli che ha lasciato, anni prima, in Afghanistan. Said è ossessionato dall’idea di fare soldi e tutto ciò che guadagna dallo spaccio di stupefacenti lo reinveste in una frutteria e in un lavoro regolare. Affitta una casa e ci va a vivere, all’inizio con altri extracomunitari, poi solo. Gli affari vanno bene e ora Said ha una macchina, un iphone e la sua attività che gestisce insieme al cugino. Un giorno, A.J. scende sotto casa e vede che la gestione della frutteria è cambiata. Compra due cestini di fragole, qualche limone e un chilo di arance. A.J. dice: “Avete aperto da poco, da dove venite?”. “Ejitto”, risponde Said. “La vostra famiglia è ancora la?”. “no, ho donna italiana, mese prossimo mi sposo”, risponde Ahmed (ora Farouk). “tanti auguri, allora e buona fortuna per la vostra attività”, replica A.J. sorridendo. Said e Farouk sorridono e ringraziano. A.J. paga ed esce. Mentre esce, si sente: “brava persona, buono cliente”. Tutto questo per dire…vi rendete conto di quanto siete ridicoli? :D A.J.
Posted on: Mon, 19 Aug 2013 17:30:31 +0000

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