Che ne direste di un bel negozietto (scusate il pleonasmo) già - TopicsExpress



          

Che ne direste di un bel negozietto (scusate il pleonasmo) già ubicato nel centro storico di Galatina, il quale, per vedersi “accresciuto e valorizzato” come “eccellenza commerciale presente in zona” (come riportato nella cir-Convenzione d’incapace votata quasi all’unanimità dal coniglio comunale del nefasto 25 settembre 2013), smonta tutto per trasferirsi con armi e bagagli, chessò io, da corso Vittorio Emanuele o da via Roma proprio nel cuore del Megaporco di Collemeto? Ebbene sì, nel papiro della Convenzione è scritto a caratteri cubitali che sì, c’è anche la convenienza economica di questo, come dire, trasloco. Eccome se c’è. Infatti i negozianti di Galatina e frazioni potranno addirittura “acquistare ovvero affittare gli spazi destinati al commercio all’interno dell’intervento proposto, sino ad un massimo del 50% della superficie prevista, con preferenza rispetto agli altri e con uno sconto del 10% sul canone d’affitto”. Ma certo. I commercianti di Galatina e dintorni sicuramente non vedono l’ora di aprire il loro punto vendita nel Pantacom-Park, anzi sono già sin da oggi tutti in fila per due nell’attesa della Menga-struttura, con tutte le mazzette di soldi in mano - visto che sicuramente ne avranno a bizzeffe e che la crisi qui da noi tarda ad arrivare – pronti ad investire nella nuova avventura Mega-galattica. Venghino, signori, venghino: il 3X2 è già partito con la cir-Convenzione e noi vi aspettiamo a braccia aperte. Totò che vende la fontana di Trevi a Nino Taranto nelle vesti di un turista americano di origini italiane al confronto è un dilettante allo sbaraglio. * Questo sì che è “volano per lo sviluppo” e poi non immagini, signora mia, quante “ricadute”, una dietro l’altra. Disoccupazione pari a zero, stop alla fuga di cervelli, Pil alle stelle, e soprattutto più Pil per tutti, ed una miriade di aziende artigianali tutte alle prese con gli appalti per la costruzione del paese dei balocchi, dell’ennesimo centro-in-periferia, della gallina dalle uova d’oro, della cuccagna pronta per essere acchiappata dai gonzi. Sì, perché oltre tutto alcuni locali piccoli artigiani-alla-canna-del-gas sperano di ricevere un po’ d’ossigeno con i lavori di costruzione della nascente-mega-struttura. Pensano di guadagnare soldi a palate, soldi veri, mica bruscolini. Questi signori (o quell’uno che sarà) scordano il fatto fondamentale secondo il quale, essendo artigiani, per indole e costituzione, non potranno mai ricevere benefici dalle “grandi opere”, commissionate solitamente da vecchi volponi, che notoriamente per statuto e DNA strozzano i piccoli nei subappalti con ribassi di prezzo incredibili, e soprattutto pagano a o babbo morto o alle calende greche (cioè al tempo del poi, parente del mai). Molte piccole imprese, artigianali o commerciali che siano, nella maggior parte dei casi falliscono proprio a causa degli scarsi margini e soprattutto dei crediti (non saldati), più che dei debiti accumulati, ma principalmente per via di queste amnesie o della pia illusione secondo la quale “il grande favorisce il piccolo”. Campa cavallo. Quando gli artigiani di tutto il mondo capiranno che il target del loro mercato è il pesce piccolo e non il pescecane sarà forse troppo tardi. * Infine, vi immaginate voi un Andrea Ascalone che per vedersi “accresciuto e valorizzato” apre una bella pasticceria nei pressi del nuovo ipermercato Pantacom? Ma riuscite a figurarvi voi i pasticciotti dell’Andrea nostro, artigianali,
Posted on: Tue, 08 Oct 2013 21:15:47 +0000

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