Che storia triste =( L’esaltazione di un allenatore a volte non - TopicsExpress



          

Che storia triste =( L’esaltazione di un allenatore a volte non conosce limiti e l’atleta viene spesso considerato una macchina adatta a collezionare medaglie o ad onorare il Paese. Il salto Thomas (un salto mortale e mezzo all’indietro con atterraggio in capovolta) doveva essere l’asso nella manica di Elena Mukhina per conquistare la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Mosca del 1980. Il salto fu in seguito vietato alle donne dalla federazione di ginnastica in quanto, in realtà, era solo il frutto della mente esaltata del famoso allenatore Klimenko che aspirava, evidentemente, alla gloria, trasformando l’atleta in una cavia. Elena, predisposta alla ginnastica artistica, arriva sulle scene internazionali con un repertorio già ricco di acrobazie e durante una gara cade malamente di testa riportando piccole lesioni alle vertebre cervicali. Klimenko la costringe a togliersi il collare per continuare i duri allenamenti. Un anno prima delle Olimpiadi l’allenatore le propone il salto maledetto: è l’inizio di una tragedia. Elena si rende conto dell’impossibilità del salto, si ribella alla volontà dell’allenatore, ma non riesce a sottrarsi all’esaltazione di lui che ormai la tiene completamente in pugno. Qualche tempo prima delle Olimpiadi, Elena si rompe una gamba e l’allenatore, senza attendere la guarigione, le propone l’esecuzione del salto. La gamba infortunata non le permette un buono stacco, la rotazione non è completa ed Elena cade con il mento sulla pedana. In ospedale la diagnosi è terribile: frattura completa delle vertebre cervicali con lesione del midollo, ovvero paralisi completa dal collo in giù. All’epoca la dittatura tiene nascosto il tragico evento, ma alcune voci all’estero corrono. Il presidente della Federazione Russa afferma che la ginnasta presto sarebbe tornata alle gare, ma la verità è un’ altra: la violenza di un allenatore ha reso paralizzata a vita una ragazza di vent’anni. Elena Mukhina continua la sua vita a letto o seduta studiando, laureandosi e affermandosi per quanto possibile, ma la sua condizione le provoca sofferenze al cuore ed ai reni che la portano alla morte nel 2006. L’allenatore Klimenko lascia la Russia e continua il suo lavoro in Italia portando sul podio olimpico il nostro Igor Cassina per il quale crea un nuovo incredibile salto.
Posted on: Sat, 29 Jun 2013 19:27:10 +0000

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