Chi taglia non si taglia di MANUELE BONACCORSI Decine di dirigenti - TopicsExpress



          

Chi taglia non si taglia di MANUELE BONACCORSI Decine di dirigenti con incarico. Nuove assunzioni. Stipendi da favola. Una struttura medica ad hoc. Un ufficio con un capo, un vicecapo e un vicecapo vicario. E la riduzione del personale, per ora, è solo virtuale. Viaggio a Palazzo Chigi. Dove la spending review non fa paura Si narra che nei ministeri della Repubblica la spending review abbia prodotto un clima di terrore, infuocate discussioni dei funzionari davanti alle macchinette del caffè e febbrili riunioni tra i potenti dirigenti, pronti a incatenarsi alla propria scrivania pur di non lasciare la poltrona. Invece a Palazzo Chigi c’è uno strano silenzio. Calma e tranquillità regnano sovrani negli uffici di Mario Monti e del sottosegretario Catricalà, in quelli della Protezione civile, nei dipartimenti e nei ministeri senza portafogli. Perché qui, la tagliola alla spesa pubblica decisa dal capo dei tecnici è rinviata alla prossima legislatura. Attenzione: i tagli sulla carta ci sono tutti. Il presidente del Consiglio li aveva annunciati ben prima del decreto che sta facendo tremare i travet italiani, già all’inizio dell’anno. Poi, a giugno, un Dpcm di Monti ha regolato la materia: taglio netto del 20 per cento dei posti dei dirigenti di Palazzo Chigi. Il decreto sulla spending review ha aggiunto la misura dei risparmi previsti (appena 25 milioni su un monte stipendi che nel 2010 raggiungeva i 129 milioni di euro e un bilancio da circa 4 miliardi). Ma neppure uno tra i tanti alti dirigenti della presidenza del Consiglio rischia veramente il posto. Quanto ai funzionari – circa 4.500 persone tra cui 1.500 comandanti e 500 militari – beh, il taglio non li riguarda proprio. Tutti salvi. Non è il Palazzo Chigi dell’era Berlusconi, quando il capo della segreteria era un certo Mario Catalano, ex scenografo di Colpo grosso. Ma anche nei tempi bui di Monti il più importante dei palazzi della politica resta un mondo a parte nel pianeta del pubblico impiego. I tagli annunciati, infatti, sono virtuali. Agiscono nel magico mondo delle carte bollate, quello delle “piante organiche” degli uffici, ma non nella vita reale, quella dei conti correnti e dei contratti. Funziona così: col Dpcm del 15 giugno Monti annuncia una riduzione della pianta organica dei suoi uffici. I dirigenti di prima fascia passeranno da 80 a 64; quelli di seconda da 214 a 171. Una vera sforbiciata alla Monti, si dirà. Invece, a ben guardare, si apprende che le piante organiche sono scoperte. E i dirigenti “di ruolo” in presidenza sono “solo” 69 nella prima fascia e 158 nella seconda. Stesso discorso nella Protezione civile: secondo la pianta organica servirebbero 11 dirigenti di prima fascia e 43 di seconda. Invece i dirigenti di ruolo, nel dipartimento guidato dal prefetto Franco Gabrielli, sono solo 8 nella prima fascia e 17 nella seconda. Il decreto tagliatutto di Monti ne prevede 9 nella prima fascia e 34 nella seconda. Quindi, nessuna mobilità, prepensionamento, licenziamento. Come dire: hanno tagliato solo le poltrone vuote. Eppure Palazzo Chigi e la Protezione civile pullulano di dirigenti. Molti, molti più di quanti ne calcolano i documenti ufficiali pubblicati sul sito e le tabelle dei decreti del governo. Si chiamo dirigenti con “incarico”, non partecipano ai concorsi e vengono nominati per decreto del presidente del Consiglio. Secondo la legge, che ha introdotto questa possibilità di ingresso nei ruoli più ambiti della pubblica amministrazione, gli incarichi si dovrebbero assegnare solo in relazione «alle attitudini e capacità professionali del singolo dirigente». Professori universitari, alti funzionari, esperti di altissimo livello. Casi rari, nei quali la pubblica amministrazione ha bisogno di un tecnico – un vero tecnico – per dipanare una complicata matassa, per mettere ordine in un settore sfuggito al controllo. Invece in questi anni, grazie agli incarichi, la presidenza del Consiglio si è rivelata più affollata di un tram all’ora di punta. Allo stato attuale, secondo dati di fonte sindacale, in presidenza del Consiglio (al netto della Protezione civile e dei ministeri senza portafoglio) ci sono 14 dirigenti di prima fascia e 40 di seconda nominati per “incarico”. Che non rientrano nelle piante organiche, e quindi fuggono al taglio del 20 per cento previsto dal governo. Rifacciamo dunque i conti: a Palazzo Chigi Monti annuncia una riduzione dei dirigenti da 294 a 235. In realtà, secondo quanto risulta a left, i dirigenti resteranno gli stessi di oggi. Cioè 281. Ben 46 in più del taglio annunciato. Risparmio atteso dalla riduzione dei dirigenti: zero. Anzi, fra poco toccherà mettere mano al portafoglio. È previsto l’ingresso di 16 nuovi dirigenti di seconda fascia, entrati a partire da una graduatoria del 2006, scaturita da un concorso del 2004. E si attende l’arrivo di altri 8 dirigenti, appena usciti dalla Scuola superiore della pubblica amministrazione di Caserta. In realtà Monti un taglio vero lo ha annunciato. Ha detto basta ai dirigenti incaricati. Ma solo per i futuri governi. Afferma il decreto sulla spending review: «La cessazione viene prevista alla scadenza dell’attuale mandato governativo». Ci penserà, insomma, il prossimo capo del governo, chiunque egli sia. Mentre molti tra gli incarichi decisi nei lunghi anni in cui Palazzo Chigi è stata la corte di Re Silvio, e dello scudiero Guido Bertolaso, sono ancora ai propri posti. A questa corte di pretendenti si aggiungono i dirigenti “incaricati” da Mario Monti: 24 di prima fascia e 20 di seconda nei ministeri senza portafoglio. Diciassette di prima e 29 di seconda negli uffici della presidenza. Tutti pagati molto bene. Un capo dipartimento può arrivare a uno stipendio di 300mila euro l’anno (il record lo batte Franco Gabrielli, capo della Protezione civile: 362.988,96 euro l’anno). I cosiddetti “consiglieri” – così vengono chiamati i dirigenti di prima fascia – hanno uno stipendio di base di 91.697,09 euro l’anno. A cui si aggiunge una retribuzione variabile di posizione che può andare dai 40 a gli 80mila euro. Più eventuali premi. Ai dirigenti che hanno l’onore di collaborare direttamente col premier va in tasca anche una “indennità di diretta collaborazione”, da 11 a 30mila euro. Un dirigente di seconda fascia – in presidenza si chiamano “referendari” – parte da 87mila euro l’anno. Incaricati o di ruolo, insomma, gli alti dirigenti della pubblica amministrazione guadagnano più di un parlamentare. Specialmente, sono molti di più. E spesso, come accade in presidenza del Consiglio, sono anche inamovibili. Non rischiano elezioni, ribaltoni, campagne anti casta. Come vincere al win for life. Qualcuno tra i dirigenti, tra l’altro, non deve neppure lavorare. Ce lo racconta, chiedendoci di non rivelare il suo nome, un dirigente “di ruolo” di prima fascia: «Ho un incarico di studio. Cioè sono pagato per studiare un problema dell’amministrazione pubblica. Ma il titolo del mio incarico è talmente generico e indeterminato, e talmente slegato dalle vere scelte, da essere del tutto inutile». Poi ci sono i dirigenti che cumulano stipendio da dirigente e pensione. Ad esempio Giancarlo Bravi, che continua a dirigere nella struttura di missione per il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia. Che, sanno tutti, è stato festeggiato nel 2011, in un tripudio di indagini, scandali, arresti (ricordate Balducci?). Poi ci sono le cariche doppie. Al dipartimento Affari giuridici legislativi non basta un capo: c’è anche un vice, e un vice del vice (detto vice vicario). All’ufficio del cerimoniale – non certo il core business del governo – si accontentano di un capo e di un vice. La presidenza si concede anche qualche lusso. Ad esempio, un dirigente di prima fascia (Brunella Vercelli) e uno di seconda (Giuseppe Pallone) che svolgono il proprio ruolo in “Strutture mediche di livello generale” dentro la presidenza del Consiglio. «Servono a favorire la qualità della vita dei dipendenti», racconta con un sorriso sarcastico Gianni Massimiani, responsabile della Cgil nella presidenza del Consiglio. Le volle Berlusconi, di cui era nota una certa ipocondria, nel 2005. «La verità è che la presidenza del Consiglio resta un’isola felice. Con la fine dell’epoca di Berlusconi e Bertolaso, poco è cambiato», commenta il dirigente della Cgil. A ben guardare, la presidenza del Consiglio (di cui la Protezione civile è un dipartimento) pullula ancora di Bertolaso boys. Ad esempio l’ex vice del supercommissario Bernardo de Bernardinis, presidente dell’Ispra, sotto processo a L’Aquila per il mancato allarme sul terremoto del 6 aprile 2009 insieme a un altro dirigente della presidenza, Mario Dolce. Occupa un posto di prima fascia anche Marcello Fiori, contrastatissimo commissario straordinario per i beni culturali di Pompei, fino alla terribile figuraccia dei crolli nell’area archeologica. Dirigente di prima fascia (con incarico) è anche Angelo Borelli, recentemente finito sotto la tagliola della Corte dei Conti, che lo accusa di un danno erariale di 24 milioni per l’assegnazione al gruppo Mita resort di Emma Marcegaglia del complesso che avrebbe dovuto ospitare il G8 di Bertolaso alla Maddalena, nel 2009. Sono invece i dirigenti della Protezione civile “con incarico” 5 funzionari bocciati in un concorso ad hoc. Erano stati assunti grazie a ordinanze di Protezione civile, quegli infernali marchingegni giuridici che permettono di sospendere le leggi vigenti. Nel 2010 la presidenza del Consiglio indice un concorso per 13 dirigenti di seconda fascia e 147 funzionari. Luigi D’Angelo, Anna Natili, Giancarlo Piccione, Ernesto Perna e Roberto Gullì vengono bocciati, con voti tra i 27 e i 30 punti su 50 (ne bastavano 35 per la promozione). Nonostante svolgessero già da tempo ruoli di dirigenza, e nonostante l’esame non fosse proprio insuperabile. Le domande, secondo il Dpcm che indiceva il concorso, avrebbero riguardato tematiche «attinenti alle specifiche materie tecniche, giuridiche, amministrative ed economiche relative alla professionalità posseduta in relazione all’incarico dirigenziale conferito (già, ndr) all’interessato». Bocciati. Ma riassunti “con incarico” poche settimane dopo. Sono ancora lì. Neppure Mario mani di forbici li ha potuti toccare.
Posted on: Thu, 03 Oct 2013 12:01:43 +0000

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