Ci vuole ben altro per la salutare rivoluzione di cui ha urgente - TopicsExpress



          

Ci vuole ben altro per la salutare rivoluzione di cui ha urgente bisogno la morale sessuale cattolica al fine di giungere a parlare alla vita concreta liberandosi dall’ipocrisia di precetti proclamati sulla carta ma ignorati nelle coscienze .... UN ESEMPIO DI CONCRETEZZA: PAPA BENEDETTO XVI E L’USO DEI PRESERVATIVI (Mancuso) All’indomani della pubblicazione del libro-intervista di Benedetto XVI Luce del mondo, il mondo si interrogò sull’apertura papale all’uso dei preservativi. L’agenzia dell’ONU per la lotta all’AIDS applaudì, giornali e TV commentarono, la Sala Stampa vaticana precisò, persino la Congregazione per la Dottrina della Fede sentì il dovere di intervenire con una nota (anonima) datata 22 dicembre 2010. Il caso si spiega alla luce del fatto che Benedetto XVI aveva affermato che per l’uso del preservativo «vi possono essere singoli casi motivati». Non solo, era arrivato anche a connotare il ricorso al preservativo come «un primo passo verso una moralizzazione, un primo elemento di responsabilità», «un primo passo sulla strada che porta a una sessualità diversamente vissuta, più umana”. Parole inaudite, nel senso letterale del termine perché nessuno mai le aveva prima udite, non solo da un papa poco incline alle aperture progressiste come Joseph Ratzinger, ma da tutti i papi precedenti. Mai un papa, prima di queste dichiarazioni, era arrivato a tanto. Ci troviamo in presenza di un’evoluzione di un principio dottrinale? Di certo d’ora in poi nei documenti del Magistero e nei manuali di teologia morale non si potrà più affermare che i preservativi sono un mezzo «intrinsecamente cattivo» e quindi sempre da evitare a prescindere dal fine perseguito, come si legge nel paragrado 14 dell’enciclica Humanae vitae e nell’articolo 2370 del Catechismo. Dopo le parole di Benedetto XVI chi sosterrà che i preservativi sono sempre cattivi verrà per ciò stesso ad attribuire a Benedetto XVI (che invece in alcuni casi li ammette come “primo atto di responsabilità”) la morale di sapore machiavellico secondo cui fini buoni giustificano mezzi cattivi. In realtà, se ci sono casi in cui si possono lecitamente usare, i preservativi non possono essere intrinsecamente cattivi, e quindi sono intrinsecamente leciti. Come già altre volte nel corso della storia, la morale della Chiesa ha registrato una timida e imbarazzata, ma al contempo chiara e significativa, svolta. Nulla di epocale, certo, ci vuole ben altro per la salutare rivoluzione di cui ha urgente bisogno la morale sessuale cattolica al fine di giungere a parlare alla vita concreta liberandosi dall’ipocrisia di precetti proclamati sulla carta ma ignorati nelle coscienze; la strada è ancora lunga per far sì che anche a livello di morale sessuale si introduca il rinnovamento operato nella morale sociale dal Vaticano II (1962-1965) e bloccato da Paolo VI con l’Humanae vitae (la condanna papale della contraccezione nel 1968 venne presa in aperto contrasto con la commissione pontificia che si era espressa a larghissima maggioranza a favore della liceità della contraccezione e quindi per la riforma della dottrina: «Solo quattro membri della Commissione si dichiararono contrari a modificare l’insegnamento papale, ammettendo tuttavia di non essere in grado di dimostrare il no al controllo delle nascite sulla base della legge naturale, mancando al riguardo un qualsiasi argomento nella Sacra Scrittura [...]. Gli altri 64 membri della Commissione non accettarono questa tesi. Il risultato finale fu una stragrande maggioranza di voti, 64 contro 4, contro il mantenimento del divieto»; la decisione papale che non tenne conto di questo risultato soppresse, nel metodo prima ancora che nel merito, lo spirito del Concilio). Tuttavia il cambiamento di direzione implicato nelle parole di Benedetto XVI è netto, e la dottrina, a meno di equilibrismi imbarazzanti, dovrà prenderne atto. Se è vero infatti che il papa scrive che «le prospettive della Humanae vitae restano valide», è altrettanto vero che ora egli ha voluto aggiungere che però «altra cosa è trovare strade percorribili per viverle». Proprio così: una cosa sono i principi, un’altra cosa sono le strade percorribili nella vita concreta. E la morale consiste proprio nella coniugazione tra l’altezza dei principi e le strade concretamente percorribili. Il che significa che sono molto più vicini alla verità i missionari e le missionarie che favoriscono l’uso dei preservativi, che non i teologi moralisti dei palazzi vaticani che tengono fermi i principi dottrinali ignorando la vita reale. Forse perché alle prese con le domande di un giornalista che lo rendeva attento più ai problemi reali e meno alla coerenza con i documenti del passato, papa Ratzinger è giunto a toccare la dura realtà della vita, ben diversamente da quanto aveva affermato solo un anno prima durante il viaggio del marzo 2009 in Camerun e in Angola quando disse che, nella lotta all’AIDS, i preservativi non solo non aiutano ma «aumentano il problema». Ora le sue ultime più sagge parole costituiscono un piccolo ma indubbio passo in avanti verso la verità dell’esperienza morale.
Posted on: Fri, 02 Aug 2013 10:32:43 +0000

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