Claudia dice il nome del posto. Mi chiede se lo conosco. Qui non - TopicsExpress



          

Claudia dice il nome del posto. Mi chiede se lo conosco. Qui non lo riporto perché è un segreto mio e … beh sì … della donna che penso di amare. Certo mio, suo e di qualche altro migliaio di persone, ora anche di Claudia. Però sta cosa delle “cose mie” me l’ha attaccata lei. È roba sua, dovrei pagarle il copyright. Non glielo pago. La uso abusivamente. Non lo scrivo qui. E mi permetto pure di usarlo come arma contro Claudia. La donna che – senza che io lo meriti – mi ama. Ma, anche qui, non è colpa mia, è il destino, la Grecia è tanto grande. E sta sera ho fatto un elenco delle cose che non vanno bene tra noi. Ma i paragoni son saltati fuori da soli. Ecco, questo sono io! Sono il mago con i conigli che non vengono fuori a comando e con le colombe che gli cagano in testa. Qualcosa vorrà dire. Perciò, andiamo … Questa è una cazzata da risolvere in fretta. Non ricordo già più il discorso che m’ero preparato e già sento le mie parole avvolgersi a spirale come il fumo di una sigaretta e salire verso il lampadario. Mi sento parlare e mi vedo in Grecia, non con Claudia. - Clau lascia perdere i depliant … ascolta … è che … lo sai come son fatto, questo sono io … mi piace sporcarmi le mani col gelato … odio sentirle appiccicose, ma adoro il sapore di pistacchio fra le dita … con la plastica non succede, col pistacchio sì … e non t’ho mai detto che il pistacchio non è sempre stato il mio gusto di gelato preferito … non te l’ho detto vero? Qualcosa cambia nel suo sguardo, cerca il pacchetto di sigarette con la mano tesa che perlustra il tavolino, ma non mi stacca gli occhi di dosso, trova quel che cerca, manco fosse un tesoro lo afferra, quasi lo strizza, ne accende una, mi guarda strano, sui laghi di montagna ci sono un po’ di nuvole … un tempo che a me sembra interminabilmente lungo dopo non sento più le mie parole. Ma la porta che sbatte, un vaffanculo urlato dalle scale e un rantolio che fa da sottofondo. Claudia è andata via. Prima del vaffanculo – che era rivolto a me, ovvio – ha insultato un po’ tutto il mio albero genealogico, ma sti cazzi! Il rantolio è il mio. Sono a terra e mi tengo le palle. Fa male, ma meno di quanto pensassi. Non sono dove avevo sperato, ma il telefono non è lontano. Comunque non mi servirà per chiamare la guardia medica. Al massimo Simone. Ma Simone è un’altra storia. E mentre mi lascio andare sento i Cake che fanno la loro versione di “I will survive”. Dentro la mia testa. E mi scappa da ridere.
Posted on: Wed, 20 Nov 2013 19:29:58 +0000

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