Come era da attendersi, la parte meschina dell’Italia, quella - TopicsExpress



          

Come era da attendersi, la parte meschina dell’Italia, quella che conserva una cocente nostalgia per lo spettacolo-macelleria di piazzale Loreto, è in festa perché ormai si avvicina il giorno in cui Berlusconi dovrà scontare la condanna definitiva. Sembra certo che il Cavaliere chiederà l’affidamento ai servizi sociali e su questo tema gli antiberlusconiani “duri e puri” si stanno esibendo. Fin qui, nulla di strano. Il parvenu, il villan rifatto, difficilmente riesce a contenersi quando vede il suo nemico nella polvere. Sono quei personaggi che sul cadavere del nemico ucciso vanno a orinare. Perché lo fanno? Meschineria, stupidità, bisogno di far sapere bene quanto loro sono conformisti, inquadrati, con la tranquillità di sapere che il rischio è zero, perché ormai il nemico è schiacciato e quindi non potrà reagire. Quante volte abbiamo criticato Berlusconi? Molte volte, come ben sa chi segue Riscossa Cristiana, e ultimamente anche per la sua sciagurata scelta di aderire pubblicamente ai referendum indetti dai radicali, con tanto di stretta di mano, immortalata dai fotografi, con il tragico vecchiardo Pannella. Berlusconi in politica ha fatto tante sciocchezze, ma ha anche, non scordiamocelo, stoppato nel 1994 il quasi certo governo comunista che ci attendeva, né quando è stato Presidente del Consiglio ha mai promosso né appoggiato quelle iniziative legislative che ora stanno galoppando verso la loro meta, per distruggere quel poco di patrimonio morale che resta in Italia. Non ha avuto un vero progetto politico, ha fatto molti pasticci, ma grazie a lui abbiamo avuto qualche anno di libertà in più. Il processo Mediaset è stato, lo abbiamo scritto e ripetuto, un’indegna farsa giudiziaria, coronamento del resto di un accanimento giudiziario assolutamente senza pari a livello mondiale. Ma questa è ormai la situazione: Berlusconi dovrà scontare la sua condanna, e lo farà probabilmente con l’affidamento ai servizi sociali. Ora, finché sull’argomento si scatena una Littizzetto e dice scemenze, non c’è da stupirsi né da scandalizzarsi. Siamo giusti: cosa può dire se non scemenze? Né ci stupisce che si faccia avanti anche un Mario Capanna: conformista fino al midollo fin da giovane, quando a libro-paga del PCI dirigeva il Movimento Studentesco, trampolino di lancio per una carriera politica tra parlamento nazionale ed europeo (e relative dorate pensioni), rivoluzionario full-time che conduceva le “lotte per la casa” a favore degli sfrattati, ma intanto abitava a Milano nella centralissima piazza Santo Stefano, in un appartamento del Comune, affittato a prezzo irrisorio. Questo è il personaggio. Carrierista e opportunista, ora si gode una beata e ricca vecchiaia e può ironizzare sulle disgrazie altrui. Queste donnine e omarini non sanno contenere la loro gioia. Sono come un vecchio affetto da prostatite e privo di pannolone. Loro, da sempre ricchi minoritari, finalmente vedono il miliardario, che non solo è più ricco di loro, ma che rastrellava voti e popolarità in misura schiacciante, nella polvere. Fantastico! Però, che in questo coro dello squallore ci si metta un prete, non ci va bene. Anche se quel prete è uno di quei sacerdoti-star, Don Antonio Mazzi, che arrivato alla veneranda età di 84 anni non perde occasione per essere alla ribalta televisiva o della stampa. Non critichiamo più di tanto Don Mazzi per gli interlocutori che si sceglie, tipo un Santoro o per il fatto di usare come mezzo di diffusione del suo elevato pensiero il giornale anticristiano per eccellenza, “Repubblica”. Visti gli esempi che vengono dall’alto, molto dall’alto, meglio stendere un pietoso velo. Però anche su Repubblica o con Santoro non è bello che un prete si unisca al coro delle carognette compiaciute. Berlusconi è ora uno sconfitto, un uomo anziano che ha perso. Che bisogno c’è di compiacersi al pensiero di averlo nella sua comunità “Exodus”, immaginare già di buttarlo giù dal letto al mattino, di fargli pulire i gabinetti? Suvvia, Don Mazzi, nessuno dubita del fatto che lei sia un perfetto uomo del sistema, inquadrato e disciplinato. Lo dimostra da tempo anche con la sua abitudine di non indossare mai non dico la talare ma almeno un clergyman, di rilasciare dichiarazioni che non si allontanano mai dal “politicamente corretto”, come quando definì il defunto Don Andrea Gallo (pace all’anima sua!) “…un profeta e, come tutti i profeti era una voce scomoda”. Vede, noi che siamo laici magari possiamo permetterci di sparare qualche carognata contro l’avversario politico. Certo, cerchiamo di non farlo, ma alle volte ci scappa. Ma ci sono delle differenze: noi abbiamo avversari, non “nemici” e, ci perdoni, ma le sue dichiarazioni puzzano un po’ di astio contro il “nemico”. E poi, da un prete ci aspettiamo altro. La critica, anche durissima, contro il peccato, ma la misericordia con il peccatore, tanto più se questi è ormai uno sconfitto. O forse questa aurea regola vale solo per gli omosessuali? È curioso. In questo strano andazzo di Chiesa, in cui è venuta di moda la frase (che, ne siamo sicurissimi, era stata pronunciato solo con un po’ di leggerezza…) “chi sono io per giudicare?”, vediamo che i giudizi si scatenano invece nel caso di Berlusconi. Anche il giornaletto di sinistra, Famiglia Cristiana, diretto da un sacerdote (anche lui, guarda caso, sempre in abiti borghesi) si è da sempre scatenato contro Berlusconi. Già che parliamo di politica, le vorrei ricordare, caro Don Mazzi, che i parlamentari che ora gioiscono per la cacciata di Berlusconi, che lo vogliono morto e sbudellato, sepolto in terra sconsacrata o, meglio ancora, cremato con ceneri disperse al vento, sono gli stessi che a breve approveranno una normativa contro natura, che porterà distruzione nella famiglia e corruzione tra i giovani e metterà il bavaglio alla Chiesa. Si tratta della cosiddetta “legge Scalfarotto”. Ne ha sentito parlare? Pensiamo di sì. Come mai su queste cose non ha esercitato la sua veemente verbosità? Già, doveva occuparsi di Berlusconi. Lei si occupa di tante cose, è conosciuto da tutti, è una vera “star”. Mi capitò qualche tempo fa, durante una presentazione di un libro a cui partecipavo, di dire che abbiamo avuto preti-operai, preti-sociologi, preti-rivoluzionari, preti-star, ma che abbiamo assolutamente bisogno, come dell’aria che respiriamo, di preti che facciano i preti. Riconfermo in pieno, e le auguro ogni bene.
Posted on: Tue, 08 Oct 2013 22:56:39 +0000

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