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DAL MATTINO DI PADOVA 17 LUGLIO 2013 Mose, il dossier insabbiato: relazione sui costi già nel 2009 Il magistrato della Corte dei Conti Antonio Mezzera è l’autore di un dossier che ben prima degli arresti aveva individuato le storture della concessione unica del Consorzio Venezia Nuova: «Tutto ignorato» moseappaltimantovanicaso baita di Alberto Vitucci VENEZIA. «È contrario alla legge che i collaudatori dei lavori vengano pagati dalle imprese appaltatrici». Una delle tante note piuttosto esplicite contenute alla fine della relazione della Corte dei Conti di quattro anni fa. Note «pesanti», che concludevano una delibera molto dettagliata sullo «Stato di avanzamento dei lavori per la Salvaguardia di Venezia» firmata da Antonio Mezzera, magistrato della sezione centrale di controllo della Corte. Note finite però in modo inusuale, come ricorda lo stesso magistrato, «alla fine della relazione». E non a piè di pagina, come da prassi. Un dossier che aveva fatto discutere, tenuto nel cassetto per mesi dal presidente di allora, Tullio Lazzaro. Poi pubblicato – ma non pubblicizzato – dopo molte correzioni, limature, modifiche. Dei costi del Mose, della mancata concorrenza e delle «stranezze» sui collaudi oltre che delle distorsioni della concessione unica e della mancanza di concorrenza si parla in questi giorni dopo la bufera che ha travolto i vertici del Consorzio Venezia Nuova. In carcere Piergiorgio Baita, presidente della Mantovani, maggiore impresa del consorzio, con l’accusa di fatture false e fondi neri. Agli arresti Giovanni Mazzacurati, «padre del Mose», direttore e presidente del pool di imprese. Sospetti, accuse, richieste di indagini. Eppure nel febbraio 2009 il magistrato Mezzera molte di quelle cose – reati esclusi, naturalmente – le aveva già messe nero su bianco. Nella sua delibera di 102 pagine venivano formulate 47 richieste al concessionario unico della salvaguardia e al Magistrato alle Acque, ufficio lagunare del ministero delle Infrastrutture che avrebbe dovuto controllare e verificare le procedure del Mose e il sistema della salvaguardia. Tra le lacune principali segnalate dal magistrato, ad esempio, l’aumento vertiginoso dei costi dell’opera – da un miliardo e mezzo del progetto di massima ai 4 miliardi e 200 milioni di allora, ai 5 miliardi e 600 di oggi. Ma anche la sottovalutazione dei costi di gestione, la non segnalazione degli oneri per le parcelle dei collaudatori», la presenza di «un membro non laureato» e di molti pensionati tra i collaudatori. E poi la «distorsione del mercato» e la mancanza di studi seri sulle alternative. Una sorta di enciclopedia su tutti i «buchi neri» della salvaguardia e del Consorzio. La delibera viene pubblicata dopo molti mesi, nel febbraio del 2009. «Ormai è storia, ora posso dirlo», sorride Mezzera, uomo riservato ma molto determinato, autore tra l’altro del rapporto sul traffico dei rifiuti in Campania. E ricorda quei lunghi mesi in cui il suo lavoro, finito e condiviso con il presidente Clemente, non veniva pubblicato. «Il presidente centrale Lazzaro mi aveva chiesto di cambiare alcuni aggettivi. Avevo accettato, convinto che a parlare sarebbero stati i fatti. Poi aveva suggerito alcune modifiche come spostare le note a fine libro». Finalmente, nel febbraio del 2009 la delibera viene pubblicata. Nessuna conferenza stampa, nessun annuncio alle agenzie. Ne scrive soltanto qualche giornale, la stampa nazionale ignora. «Anche la ricerca sul sito era difficile», ricorda il magistrato. Ad ogni buon conto, il dossier viene inviato anche alle procure lagunari per eventuali approfondimenti e verifica del «danno erariale». Che fine ha fatto quel libro con tutte le critiche alla gestione della salvaguardia e della concessione unica? «È a disposizione», dice Mezzera. Che ricorda con un certo imbarazzo le obiezioni che a lui aveva fatto il governo, tramite il ministro delle Infrastrutture Altiero Matteoli e del presidente del Magistrato alle Acque Patrizio Cuccioletta, e le mancate risposte. «Un anno e mezzo dopo avevano sollevato una questione di incompetenza», ricorda, «volevano che tutto fosse esaminato dalla sezione regionale. Ma era abbastanza ridicolo, visto che i fondi per l’opera li mette lo Stato».
Posted on: Wed, 17 Jul 2013 18:42:09 +0000

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