Da il Giornale di Vicenza del 27 settembre 2013 Federalismo e - TopicsExpress



          

Da il Giornale di Vicenza del 27 settembre 2013 Federalismo e coraggio: il futuro non è degli ignavi di Roberto Ciambetti Giancarlo Corò (“Crisi, ci serve ilo federalismo ma i partiti non ne parlano più” Giornale di Vicenza 25 settembre 2013) , sottolineando l’urgenza di riportare al centro del dibattito politico il tema del federalismo reale, nota che nella discussione interna come nel confronto esterno dei partiti sia sceso un singolare silenzio proprio su questo tema. Il Paese chiede una scelta, i partiti sembrano “in tutt’altre faccende affaccendati”: ennesima prova del declino della (vecchia) politica. Il federalismo è la base di una nuova architettura istituzionale capace di affrontare le sfide del futuro, dare servizi a imprese e cittadini. Corò, e prima di lui come hanno ribadito in questi giorni Piero Bassetti e Gianfelice Rocca presidente di Assolombarda e Roberto Zuccato alla guida degli industriali veneti, hanno ragione: la crisi economica internazionale ha reso evidente la crisi dello stato-nazione e degli apparati accentrati, partiti compresi; le nazioni a impianto federalista hanno superato la crisi e sono meglio attrezzate per le esigenze della nuova economia globale. La Germania è un esempio paradigmatico, ma non unico. In Italia i partiti hanno rinunciato al loro ruolo e lasciato il governo alla burocrazia ministeriale che nei fatti comanda e decide e che, per definizione e necessità, non è di certo né filo-federalista, né attenta alle esigenze della periferia: essa pensa più a sé stessa, difende il proprio anacronistico ruolo, non ha interesse alcuno a processi di riforma e rinnovamento. Non è stata la politica, stanca e chiusa a discutere di sé stessa, ad imporre al decentramento l’austerità, ma è l’apparato statale centrale che, dopo aver esasperato il carico fiscale, ha violato il diritto delle periferie limitando ogni margine di autonomia, sottraendo risorse, trasformando sindaci in gabellieri, costringendo gli amministratori locali, dal Comune alla Regione, ad affrontare senza armi la rabbia dei cittadini e a sostenere le progressive difficoltà nel dare risposta alla crescente domanda sociale. Lo stato, lungi dall’applicare a sé l’austerità, l’ha imposta agli altri: il risultato è disastroso. La crisi è ben peggiore di quanto non si dica e i partiti non danno di certo un bell’esempio: non meravigliamoci se i cittadini poi fanno di tutta un’erba un fascio. Nel Novecento fu Fascio Littorio. Oggi? Il federalismo potrebbe salvarci da tragiche (dis)avventure, ma il tema va subito liberato da posizioni preconcette: Corò accusa la Lega d’aver ideologicizzato in maniera insopportabile il tema del federalismo ed è vero che la Lega ha commesso molti errori, ma non fu l’unica, anzi, trovò davanti a sé un muro insopportabile, scarsa lungimiranza, chiusure insostenibili e non solo nella destra nazionalista e nostalgica, ma soprattutto nella sinistra ferma ancora alle posizioni di Ruggero Grieco e persino tra i cattolici democratici impegnati in politica. Oggi non è il caso di distribuire patenti di legittimità o a scaricare colpe a tizio e caio: ognuno guardi la trave nel suo occhio, ma oltre a ciò, se vuole trascinare il paese fuori dal declino, si faccia carico di chiedere la devoluzione dei poteri e delle risorse finanziarie alle periferie, responsabilizzando il decentramento. L’alternativa è il declino, humus ideale del qualunquismo, delle jaquerie e delle, conseguenti, tentazioni autoritarie: già se ne avvertono segnali inquietanti in Grecia e Atene non è così lontana da Roma. Angela Merkel, piaccia o no, ha dimostrato che si può sconfiggere l’antipolitica, iniziando ad applicare l’austerità negli apparati pubblici, nelle inefficienze, prima di chiedere sacrifici ai ceti produttivi. E’ stata rieletta. Il momento storico chiede coraggio: le resistenze insopportabili al risanamento sono tante, ma il futuro non è degli ignavi.
Posted on: Sat, 28 Sep 2013 15:33:31 +0000

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