Da pochi anni in Italia si parla di questo problema. Esiste una - TopicsExpress



          

Da pochi anni in Italia si parla di questo problema. Esiste una oggettiva difficoltà nel rilevare il fenomeno e la sua diffusione, anche perché a livello istituzionale non vengono raccolti i dati in modo sistematico. Dal 2005 i Centri antiviolenza raccolgono i dati delle donne uccise dai casi riportati dalla stampa. Solo nel 2012, secondo lindagine svolta dalla Casa delle donne per non subire violenza di Bologna i femminicidi in Italia sono stati 124, i tentati omicidi di donne 47. Il 70% circa delle donne è stata uccisa da uomini con cui le donne avevano o avevano avuto una relazione sentimentale (mariti, compagni, ex mariti, ex compagni etc.); la maggior parte degli omicidi vengono compiuti nella casa della coppia, della vittima o dellautore, circa 80% delle donne sono italiane, come anche gli autori sono italiani; la maggior parte di loro vivono nelle Regioni del Nord. Solo negli ultimi anni è nata una certa attenzione soprattutto nei mass-media con trasmissioni televisive come Amore criminale si è potuto notare limpegno di giornalisti come Riccado Iacona, è nato uno spettacolo teatrale sullomicidio di donne Ferite a morte, di Serena Dandini. I Centri antiviolenza ma anche molti Comuni e altri Enti pubblici per il 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza alle donne e 8 marzo, Giornata internazionale della donna, organizzano flash mob, convegni, seminari, eventi pubblici di sensibilizzazione sul tema della violenza contro le donne e il femminicidio. LEU.R.ES, che da diversi anni svolge ricerche sugli omicidi volontari in Italia, solo nel 2012 ha pubblicato la prima ricerca specifica sul femminicidio dal titolo Il femminicidio in Italia nellultimo decennio. Ad agosto 2013 il governo italiano ha emanato con decreto legge norme penali che aggravano le ipotesi di atti persecutori od omicidio contro il coniuge od il convivente, tramite specifiche aggravanti dei reati. La statistica in Italia Non esiste in Italia un osservatorio nazionale sul femminicidio come in altri paesi, per esempio Spagna e Francia, ma i dati vengono raccolti da associazioni e gruppi di donne basandosi esclusivamente dalle notizie riproposte dai mass-media. Tale metodologia fa supporre a una forte sottostima del dati in quanto solo una parte degli omicidi sono riportati dalla stampa. Al numero di 124 donne uccise nel 2012, indicate dalla Casa delle donne, si devono aggiungere le vittime collaterali coinvolte nel femminicidio, quindi uomini e bambini (totale vittime 132). Anche il blog Bollettino-di-guerra rendiconta i casi di femminicidio tramite quotidiana analisi della cronaca nazionale, come anche la Casa delle donne per non subire violenza di Bologna nel suo Blog dedicato al femicidio estrae i suoi dati per la compilazione della sua raccolta annuale. Lo stesso Bollettino di Guerra, conscio del ruolo della propria opera e della rinnovata attenzione che nel 2012 ha assunto il fenomeno a livello mediatico, ha avvertito lesigenza di specificare il nuovo criterio di numerazione per non ingenerare gli equivoci attuali nel riportare le cifre in gioco e dal 20 ottobre 2012 ha specificato in un post a uso dei lettori occasionali il protocollo seguito fino ad allora e che includeva le vittime collaterali e dal 2013 le divide per genere e ruolo (collaterale o non). La parziale ricostruzione delle vittime fino al 20 di ottobre 2012 è operata dal Corriere della Sera e viene confermata dallo stesso Bollettino di Guerra, che daltronde è lunico osservatorio che rendiconti giornalmente i casi di cronaca sul femminicidio e che fornisca dati a chiunque sia interessato al fenomeno. Il blog ha deciso così di annunciare un cambiamento nel criterio di numerazione sentendosi in dovere di giustificare le 111 morti, a fronte delle 67 correttamente calcolate dal Corriere, che a quella data venivano dai media attribuite erroneamente al fenomeno del femminicidio. È importante specificare che, forse per non creare contraddizioni potenzialmente delegittimanti verso chi aveva fino a quel momento citato una cifra diversa, lo stesso Bollettino di Guerra ha continuato a contabilizzare le vittime per quel che rimaneva del 2012 con il vecchio criterio dellincludere le vittime collaterali e perciò a fine anno il contatore si è fermato a 124. Si osserva comunque che esiste un grosso limite in Italia per quanto riguarda la ricerca sul fenomeno femminicidio e il Ministero dellInterno, Istat e altri Enti pubblici dovrebbero in modo tempestivo diffondere dati corretti e controllabili. La sensibilità a questo problema ha fatto introdurre nel codice penale italiano il reato di stalking o atti persecutori ma ancora non ci sono indagini criminologiche approfonditi sugli esiti di questa nuova legge.Va evidenziato anche che nellambito dei crimini persecutori o degli omicidi tra persone che hanno o hanno avuto tra loro una relazione sentimentale, il 20% circa è commesso da donne contro il partner maschile (ed una piccola percentuale anche nellambito di relazioni omosessuali).[senza fonte] ONU: dichiarazioni e statistiche La base dati della Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) La salute per tutti per la Regione Europea, aggiornata fino al 2010-11, mostra chiaramente come: in Italia il tasso di vittime di omicidi e lesioni colpose sia di uomini che di donne è in lento declino a partire dagli anni settanta; questo declino è comune alla maggior parte dei paesi europei, con poche eccezioni; la media in Italia, negli ultimi 20 anni si è mantenuta al di sotto di quella della EU; il tasso di mortalità violenta per le donne in Italia negli ultimi anni è ampiamente al di sotto di quello degli uomini e si è ridotto anche rispetto agli anni 90, in cui aveva raggiunto 0,6 casi su 100.000, mentre nel 2008 era sceso a 0,39 su 100.000; il tasso di mortalità per le donne in Italia è molto più basso della media delle donne europee, di quanto non sia quello degli uomini, rispetto alla loro media. Rashida Manjoo, Special Rapporteur delle Nazioni Unite, nel rapporto[11]sulla visita effettuata nel gennaio 2012 nel nostro paese per verificare lapplicazione CEDAW denuncia invece un elevato numero di femminicidi in Italia e richiama il governo a politiche in contrasto a questo fenomeno. Dalla lettura del documento emerge che Rashida Manjoo non presenta inedita documentazione, ma sottolinea come ci sia stato un limitato sforzo da parte del Governo e della società civile nel raccogliere dati sulla violenza contro le donne, incluso il femminicidio, e come invece questo sia importante per il corretto funzionamento delle politiche statali. La convenzione di Istanbul Il 15 maggio 2011 è stata sottoscritta ad Istanbul dai membri del Consiglio d Europa la Convenzione sulla prevenzione della violenza contro le donne e la lotta contro la violenza domestica. Tuttavia vi è previsto che la convenzione entrerà in vigore (cioè diverrà vincolante per gli stati membri del Consiglio dEuropa) solo dopo che almeno 10 stati membri lavranno ratificata: sono quattro gli Stati che lhanno ratificata rapidamente (Albania, Montenegro, Portogallo, Turchia), mentre il quinto è stato lItalia con effetto dal 16 luglio 2013
Posted on: Sat, 02 Nov 2013 01:16:24 +0000

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