Dacia la scrittrice che preferisco..posso permettermi,quindi, la - TopicsExpress



          

Dacia la scrittrice che preferisco..posso permettermi,quindi, la mia Dacia racconta DAVANTI A LUI UNA RAGAZZINA dagli zigomi sporgenti, i lunghi capelli castani, avanza trascinando un braccio evidentemente spezzato. «È finita la pacchia» mormora andandole incontro. Ma che cavolo le è successo, manco le fosse andato addosso un camion. È tutta coperta di lividi e il braccio penzola da una spalla rigida. «Ha detto di essere caduta dalle scale» commenta acida Ada l’infermiera, «te ne occupi tu?» «Che scale?» «E che ne so? Non parla. D’altronde nessuno le ha chiesto i dettagli del ruzzolone. Una firma, i documenti e basta.» Il dottor Gianni Lenti la guarda attentamente. Gli pare di averla già vista. «Ma lei non è venuta un’altra volta qui al Pronto Soccorso con due costole rotte e un sospetto di strangolamento?». Marina Savina – questo il nome scritto sulla cartella d’ingresso – scuote il capo con aria testarda. Ma non ha il coraggio di reggere lo sguardo del dottore che sembra dire: sì che sei tu, ti riconosco. «Cosa è successo?» chiede lui continuando a fissarla. «SONO CADUTA DALLE SCALE» risponde lei ma con un filo di voce, cocciuta, assente, tenendo gli occhi bassi. «Neanche ti fossi buttata dalla finestra!» insiste lui. «Chi ti ha spezzato questo braccio?» Nessuna risposta. Il dottore la affida alla collega per la radiografia. Intanto prepara le stecche e le bende per l’ingessatura. Marina Savina affronta con coraggio il dolore. Stringe i denti e guarda da un’altra parte quando il dottorino le tira il braccio rotto, quando glielo fascia con il gesso bagnato, quando le tocca il naso, da cui esce il sangue, per vedere se c’è qualcosa di rotto anche lì. «Il naso è a posto» dice con voce gentile ma anche stizzita. Ormai ne ha viste troppe di donne che vengono al Pronto Soccorso coperte di lividi e dichiarano che sono cadute dalle scale. «Dovreste inventare qualcosa di più originale» commenta accompagnandola alla porta. Quella ragazza magrissima e tutta occhi gli mette tenerezza. È IL SUO SILENZIO PERO’ che trova inquietante. Un silenzio di complicità, di paura, di difesa, di resa? «Come vai a casa adesso?» aggiunge con voce preoccupata. Ma lei non risponde. La vede allontanarsi a piedi lungo il marciapiede affollato col braccio al collo, la borsa povera, di finta pelle, appesa alla mano libera. Si muove lesta, un poco legnosa, come una bambina timida e fiera, pensa il dottore mentre la vede scomparire tra la folla — L’amore rubato, Dacia Maraini
Posted on: Mon, 25 Nov 2013 21:11:46 +0000

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