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Debbo anche fornire delle informazioni a chi non ne fosse a conoscenza sulla fuga dall’Italia del macellaio Priebke. Quando stava finendo la guerra, il macellaio scappò al nord ancora in mano dei nazisti e dei loro sottopancia repubblichini (Repubblica di Salò, una vergogna che solo Violante non conosce). Fu arrestato ma aiutato a fuggire dal carcere di Rimini (1946). Protetto da eminenze vaticane trovò ospitalità a Vipiteno, dove già alloggiavano moglie e figli, con il sostegno del prete nazista Johann Corradini. Riuscì a stare tranquillamente a Vipiteno fino al 1948. Non poteva andarsene come i suoi camerati macellai perché era protestante e la Chiesa, in nome di Gesù, faceva fuggire solo chi era dichiaratamente anticomunista (ah il buon Pio XII aiutato da monsignor Montini !), e qui non vi erano problemi, ed anche cattolico. Anche questo secondo problema venne superato perché il macellaio venne «ribattezzato» dal parroco di Vipiteno Johann Corradini il 13 settembre 1948 su disposizione formale del vescovo di Bressanone Geisler. Si legge nel registro battesimale: «Con riguardo all’accoglimento nella Chiesa cattolica del signor Priebke Erich, lo stesso viene battezzato per una seconda volta dal parroco Johann Corradini sub conditione». In realtà l’intera operazione era stata promossa dall’altro prete Alois Pompanin, grande amico di Corradini, che intercedette allo stesso modo anche in favore di Adolf Eichmann, «l’architetto dell’Olocausto», e persino della famiglia dell’onnipotente segretario di Hitler Martin Bormann. Furono ammessi ai sacramenti la moglie Gerda e sette degli otto figli, nonostante le autorità italiane giudicassero il loro soggiorno in Alto Adige «inopportuno» in quanto - citiamo testualmente - «pur ritenendo probabile la morte di Bormann nel maggio del 1945, non si può assolutamente escludere che sia ancora in vita». All’intera operazione collaborò anche il padre francescano Franz Pobitzer di Bolzano (i francescani furono delle belve feroci in tutta l’operazione sia dei massacri in Jugoslavia sia nella fuga lungo la via dei conventi che portava a Genova con passaporti falsi costruiti da Croce Rossa e Vaticano). Appena battezzato Priebke ottenne, i documenti falsi per l’espatrio. Dopo aver ricevuto un documento di identità - secondo il quale era un direttore di albergo lettone, apolide, di nome Otto Pape - se ne stette tranquillo a Bolzano, sotto l’ala protettrice del francescano Pobitzer, per dei mesi, in attesa che gli venisse spedito il passaporto della Croce rossa internazionale. Il suo indirizzo? Via Leonardo Da Vinci numero 24. Si trattava di un piccolo edificio parte del vecchio ospedale. Passò con tutta la famiglia a Genova dove fu fatto imbarcare dal Vaticano per l’Argentina. Queste operazioni rientravano nella più grande organizzazione criminale per la fuga dei criminali tedeschi verso destinazioni di accoglienza dal nome ODESSA. La linea di fuga si chiamava Ratline (linea di fuga dei topi) e si serviva di una catena di conventi, principalmente francescani, in Austria ed Italia. Il cuore dell’organizzazione era a Roma e gestita dal Vaticano di Pio XII.
Posted on: Tue, 15 Oct 2013 17:34:20 +0000

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