Diceva Edoardo Bennato “Io che non sono l’imperatore …”. - TopicsExpress



          

Diceva Edoardo Bennato “Io che non sono l’imperatore …”. Dico: io che non sono l’imperatore, capisco qualcosa che è intuitivo. Ora, è vero che ciò che è intuitivo non sempre corrisponde alla realtà (i greci dicevano: Doxa - per dire opinione comune, del popolino, fallace; e LOGOS, razionalità vera, quella degli intellettuali). Ma è anche vero che nessuno potrà mai sostenere che le martellate facciano bene. Che voglio dire? Spacciare per scienza ciò che è “contro”-intuitivo, a volte funziona (e lascia stupefatti i non addetti ai lavori “Ahhhhhh .. È così!”) Ma, a volte, somiglia tanto alle martellate che dovrebbero fare … bene. Se volete fare la prova, procuratevi un martello. Camminando per strada possiamo vedere … strade, appunto (a volte autostrade), ferrovie, ospedali, Caserme, Questure; servizi di pubblica amministrazione (come scuole, tribunali, uffici), palazzi, cinema, piscine, ristoranti … tutte cose che rendono piacevole, interessante, sicura la nostra vita. Ebbene, tutto ciò che vediamo è, in realtà, Debito Pubblico. E si: perché tutto ciò che lo Stato costruisce (ma anche ciò che costruiscono i privati con il denaro che viene, pur sempre, dallo Stato, l‘unico a poter battere moneta -salvo i falsari) lo Stato deve pagarlo. Per pagarlo, deve stampare moneta. Per stampare moneta deve ‘acquistarla’. Come? Attraverso l’emissione dei c.d. Titoli di Debito Pubblico (i buoni ordinari del tesoro). I titoli vengono collocati all’asta sul mercato e chi li acquista, finanziando lo Stato, richiede un interesse. Quindi, al termine del periodo di prestito lo Stato dovrà restituire gli interessi più il capitale. Perché è necessario emettere i titoli del debito pubblico? Lo Stato non può finanziarsi attraverso le tasse? No, che non può. Se lo Stato, per esempio minimale, erogasse in stipendi 100, non potrebbe pretendere …100 di tasse; perché -in tal caso- i cittadini non potrebbero spendere neppure un centesimo del loro reddito, dovendolo restituire integralmente in tasse. Se lo Stato eroga 100, può tassare (diciamo) 50? 60? 80? Resterà sempre uno scoperto, che va finanziato attraverso il Debito Pubblico: lo Stato deve stampare altro denaro ed indebitarsi. Non c’è altro modo. Quindi, il debito pubblico non è un male in sé. Anzi. Il Debito pubblico, se trasformato in beni e servizi, rappresenta la nostra ‘ricchezza’: tutto ciò che possiamo permetterci. Facciamo un esempio. Uno Stato appena nato stampa 100 monete e contrae debito per 110: 100 per capitale e 10 per interessi. Poi, eroga 20 in stipendi, 20 in servizi (strade, aeroporti), 20 per provvidenze, 10 per interessi, ed incamera 10 per tasse. Risultato 100-20-20-20-10+10=40. L’anno dopo lo Stato dovrà restituire 100 per capitale. Ha, tuttavia, soltanto 40 in cassa. Incassa 10 di tasse ma deve pagare 20 di stipendi, 20 di servizi, 20 di provvidenze e 10 di interessi, in tutto deve 170. 170-(40+10)=120. Lo Stato deve prendere i prestito 120 monete. Il debito pubblico è aumentato. Come potrebbe diminuire? In tre modi. Aumentando le tasse, riducendo le spese, riducendo gli interessi. E’ intuitivo, tuttavia, che l’aumento delle tasse e la riduzione della spesa comporterebbero un abbassamento del tenore di vita dei cittadini. Gli ospedali chiudono, i servizi son più lenti, meno poliziotti=meno sicurezza; meno investimenti =costi più alti per le imprese … Tutti i cittadini, guadagnando meno, spenderebbero di meno, produrrebbero di meno ed indurrebbero, rapidamente, un aumento del tasso di interesse sul debito pubblico (perché un Paese poco produttivo non è affidabile; e chi presta il denaro ad un debitore non affidabile vuole interessi più alti). Ciò che si recupera da una parte, lo si perde dall’altra. Il debito pubblico non diminuisce. Noi, d’altro canto, stiamo ancora male. Allora, il problema non è il debito in sé, ma la qualità del debito. Se io chiedo un prestito di 100 ad una banca e li gioco al poker, ho distrutto ricchezza. Perché la banca, quando verrà a cercare il suo denaro troverà soltanto un vecchio mazzo di carte. Questa si chiama “bancarotta”. Se, invece, io acquisto una casa è vero che sono indebitato ’finanziariamente’, ma ho un patrimonio mobiliare corrispondente al valore dell’indebitamento: cioè la ricchezza nel sistema, in termini reali, non è mutata. Questo dovrebbe valere anche per lo Stato. Se gli investimenti statali sono produttivi (anche il pagamento di uno stipendio lo è, se proporzionato al prodotto del lavoratore, perché chi riceve lo stipendio spende quei soldi e, dunque, fa circolare ricchezza); il debito aumenta, ma la ricchezza del Paese aumenta di pari passo. Che cosa ci fa perdere ricchezza? Due cose. a) il gioco del poker. Se il denaro è buttato senza ragione (es: per opere pubbliche fantasma) è chiaro che qualcuno si arricchisce finanziariamente senza motivo (ed a questo arricchimento corrispondono immobilizzazioni ed esportazioni di denaro) ma al debito non corrisponde più ricchezza reale ed occorrerà duplicare la spesa per rifare ciò che non è stato fatto. Noi ci siamo indebitati tutti, ma non abbiamo ricchezza corrispondente. Qualcuno, d’altro canto, compra una bella villa in Giamaica. Un giamaicano sarà felice, è vero. Ma noi no. b) Le importazioni: io spendo all’estero il denaro che guadagno, così arricchendo un altro paese ed impoverendo il mio. In concreto: se un’impresa sposta la sua sede all’estero, pagherà lavoratori stranieri e i lavoratori italiani resteranno senza stipendio. Questo esempio banale, rende evidente su che cosa occorrerebbe incidere, a livello macroeconomico, per rendere ‘sostenibile’ il debito pubblico. Il problema non è che aumenti o meno, perché non può che aumentare. Il problema è la sua sostenibilità in termini di ricchezza reale prodotta, di riduzione degli sprechi, di aumento della produttività. Più ricchezza, più tassi di interesse bassi (miglioramento dello spread -che, in soldoni, è la differenza tra l‘interesse che paghiamo noi per finanziare il debito pubblico e quello che pagano gli altri), più importazioni, più salari, più lavoro. ... Doxa o ... martello?
Posted on: Sat, 26 Oct 2013 05:22:36 +0000

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