Differenza tra contraccezione e il percorso dei metodi naturali - TopicsExpress



          

Differenza tra contraccezione e il percorso dei metodi naturali (Amici Domenicani) (Domanda a padre Angelo Bellon, esperto sacerdote domenicano) Nell’atto coniugale si consuma ben altro che il solo accoppiamento dei coniugi. Come ha ribadito diverse volte il beato Giovanni Paolo II, la sessualità tocca l’intimo nucleo della persona. Sicché ne va di mezzo la disposizione di fondo di se stessi, l’orientamento a Dio e all’altro coniuge. Stando alla tua metafora, non si tratta semplicemente di entrare in Milano dall’autostrada o da altre strade, ma dell’andare a Dio (santificazione) o del perdersi, del conservare autentico il proprio amore o di contraffarlo. Se non si tiene presente quest’obiettivo di fondo tutto viene falsato. Forse anche un ateo sarebbe disposto ad accettare tranquillamente i metodi contraccettivi perché tutti sono a conoscenza delle ricadute pesanti di alcuni contraccettivi sulla salute delle persone, principalmente delle donne. E anche i contraccettivi meno pesanti dichiarano palesemente che si tratta di qualcosa di artificioso o di arbitrario, che non è secondo l’intrinseco significato di quei gesti. C’è da domandarsi se Dio possa costringere l’uomo a farsi del male o a compiere qualcosa di artificioso quando si tratta di esprimersi a vicenda la donazione totale di sé. Sicché tante persone optano da sole, indipendentemente dal credo religioso, per i metodi maturali. Chiedendo ad una persona che cosa prova di diverso tra la pratica della contraccezione e il ricorso ai metodi naturali mi sono sentito rispondere: “Ma è tutto diverso. Nel primo caso non c’è amore”. Chi da sempre ha praticato la contraccezione forse non coglie questa diversità. Ma chi ha percorso altre vie, sa che queste sono immensamente più belle e gratificanti. Giovanni Paolo ha affermato che vi è “una differenza assai più vasta e profonda di quanto abitualmente non si pensi e che coinvolge in ultima analisi due concezioni della persona e della sessualità umana tra loro irriducibili”. Adesso mi limito a dire che nella contraccezione i coniugi rompono la comunione con Dio, poiché non si comportano come ministri del suo disegno divino, ma come arbitri. Mediante la contraccezione i coniugi si sostituiscono a Dio, si chiudono a lui, e, anzi, rifiutano il suo disegno proprio su quelle potenzialità che stanno mettendo in atto. Sicché il loro amore non è più aperto al suo, non lo rivela, non lo comunica. Dio cessa di essere l’alfa e l’omega dell’amore coniugale e degli atti che lo esprimono. Nel ricorso ai metodi naturali invece Dio è presente per diversi motivi. Anzitutto perché si accoglie il suo disegno e si è disposti ad accogliere l’eventuale nascituro perché si riconosce che quegli atti sono potenzialmente procreativi. Inoltre ci si sa astenere nei periodi fecondi e si acquisisce così una grande capacità di autodominio, che è sinonimo di rispetto e di attenzione all’altro. E l’autodominio, acquisito nel nucleo più intimo della persona, rifluisce in maniera benefica in tutti gli altri ambiti della propria vita. Nella contraccezione invece succede tutto il contrario. Infine e soprattutto nel ricorso ai ritmi naturali la legge di Dio è adorata, diventa norma della propria vita, è luce che guida il cammino (e non solo in questo ambito). Si tratta di una disposizione di fondo del tutto diversa. Aveva ragione Giovanni Paolo II a dire che vi è una “differenza assai più vasta e profonda di quanto abitualmente non si pensi”. È così profonda che l’una mantiene nella grazia di Dio perché Dio è portato nel nucleo più profondo della propria vita, l’altra la fa perdere la grazia santifiocante, perché estromette Dio e il suo disegno nel nucleo più profondo di sé. Con tutte le conseguenze che ne derivano nell’ordine temporale ed eterno. Senza dire del cambiamento di significato che il rapporto coniugale acquisisce tra gli sposi stessi. Nella contraccezione l’atto viene privato della sua verità interiore, perché privato artificialmente della sua capacità procreativa. Sicché non ci si dona in totalità. Giovanni Paolo II dice che in tal modo i coniugi “manipolano e avviliscono la sessualità umana, e con essa la persona propria e del coniuge, alterandone il valore di donazione totale” (FC 32). La Chiesa non esprimerà mai un insegnamento in materia di fede e di morale diverso da quello precedentemente insegnato. La dottrina della Chiesa, anche in materia di morale, non cambia, ma si approfondisce e si perfeziona. Giovanni Paolo II nell’enciclica Veritatis splendor ha detto: “Lo sviluppo della dottrina morale della Chiesa è simile a quello della dottrina della fede. Anche alla dottrina morale si applicano le parole pronunciate da Giovanni XXIII in occasione dell’apertura del Concilio Vaticano II (11 ottobre 1962): “Occorre che questa dottrina (= la dottrina cristiana nella sua integralità) certa e immutabile, che dev’essere fedelmente rispettata, sia approfondita e presentata in modo che risponda alle esigenze del nostro tempo. Altra cosa infatti è il deposito stesso della fede, vale a dire le verità contenute nella nostra venerabile dottrina, e altra cosa è la forma con cui quelle vengono enunciate, conservando ad esse tuttavia lo stesso senso e la stessa portata” .
Posted on: Mon, 09 Sep 2013 17:02:26 +0000

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