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Diritto, Cultura e Società Turismo procreativo ( .. o alla ricerca dell’utero in affitto ). Rischi e costi. (di Federico Petitti)* “Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600mila ad un milione di euro”. Così recita la legge 10 marzo 2004 n°40, art. 12, comma 6, che ha quindi posto un invalicabile paletto alla pratica della maternità surrogata in Italia. In gran parte dei Paesi europei il ricorso alla gestazione conto terzi è vietato. Alcuni Stati però l’ammettono: Gran Bretagna, Spagna, Grecia, Belgio, oltre a vari Paesi dell’Est europeo, i quali ultimi ( specie Russia e Ucraina ) sono divenuti mete di coppie (ma anche di single) che, desiderose di un figlio “ad ogni costo”, ricorrono alla gravidanza surrogata. Il desiderio di un figlio quindi spinge sempre più persone alla ricerca sul “mercato” estero di donne disposte a procreare per conto terzi in cambio di denaro. Il desiderio di un figlio è tanto forte da far superare quasi ogni remora di carattere morale e spingere a quello che è stato definito “turismo procreativo”, per la ricerca di donne disposte a prestarsi alle operazioni di maternità surrogata a fronte di compensi tutto sommato modes. Si tratta di norma di donne definibili vittime, dato lo stato di miseria in cui si dibattono, residenti in zone del pianeta dove la povertà è male endemico. Per molti anni l’India ha rappresentato l’epicentro del mercato degli “uteri in affitto”; il graduale incremento della “domanda” su scala internazionale ha allargato il campo anche a vaste zone dell’America latina, in particolare Messico e Bolivia, dove accedono in maggioranza i cittadini statunitensi, e, in Europa, vari Paesi dell’Est, in particolare l’Ucraina e paesi satelliti della grande Russia. Ne emerge innanzitutto che si tratta in ogni caso di territori molto poveri, dove risulta diffusa anche la vendita di neonati e, purtroppo, il commercio di organi utilizzati per impianti : in quest’ultimo caso è definibile quanto meno come spietata la legge mors tua, vita mea! Per realizzare il sogno di un figlio, gli oneri finanziari sono di entità alquanto elevata. A parte le spese proprie per viaggi e soggiorni ( da considerare che sono pochi i tentativi che hanno successo al primo colpo e che quindi si è costretti ad un andirivieni con l’estero ), la somma da corrispondere al “ faccendiere” che si interessa della “pratica” oscilla dai 20-30.000 euro pretesi in Ucraina, ai 40.000 euro della Russia. Inferiori sono le “tariffe” dell’India (mediamente 30.000 dollari), mentre ben più elevate sono quella praticate in Canada (50.000 dollari) e negli Stati Uniti, dove si raggiungono punte di 150-170.000 dollari: mercato più ricco in proporzione alle più elevate disponibilità finanziarie dei “committenti”. Da un’inchiesta pubblicata sul quotidiano cattolico Avvenire del 6 novembre 2013, è risultato che il giro d’affari mondiale della surrogazione di maternità supera i 2.000.000 di dollari e che di questa somma a malapena il 2% viene corrisposto alle poveracce che cedono in fitto il proprio utero. Il ricorso a donne contenitore, che accettano cioè una condizione quantomeno umiliante (cedere il bimbo portato in grembo per una modesta corresponsione di denaro), è ammesso anche negli Stati Uniti ed in Canada, con qualche apertura in più, visto che la pratica è consentita anche ai gay. In Russia invece è condizionato al presupposto che l’ovocita non appartenga alla madre surrogata e in Ucraina, che i genitori riceventi siano coniugati. Accennato ai costi, richiamiamo i rischi che il ricorso alla maternità surrogata comporta. Va considerato a tal proposito che la “pratica” spesso può coinvolgere addirittura sei persone. I “donatori” di ovociti e gameti (donazione che richiede l’assenso dei rispettivi coniugi), oltre alla coppia che godrà del frutto finale. Soffermiamoci così sulla possibilità che in un momento successivo i genitori naturali (donatori, “ titolare” dell’utero utilizzato e rispettivi coniugi)riescano a venire a conoscenza del fatto che una “ricca” coppia di stranieri sta allevando il bimbo così nato. La tentazione di spillare soldi ricattando i genitori anagrafici sicuramente non fermerà persone che vivono in stato di notevoli difficoltà finanziarie, in questo aiutati da altri compiacenti “faccendieri”. La coppia committente certamente non può dormire sonni tranquilli, quando l’intervento è stato effettuato in Paesi dove non sussiste se non un fragile schermo a difesa della privacy. In tali casi è concreto il rischio che i maleintenzionati possano risalire alla loro identità anagrafica, con quel che ne consegue! Più concreto rischio è stato evidenziato dal recentissimo fatto di cronaca di genitori di Crema rinviati a giudizio per aver attuato in Ucraina il ricorso alla maternità surrogata. In questo caso la coppia si era rivolta ad un mediatore di Kiev (la società Biotex) per trovare un utero in affitto al costo di euro 30.000. Il bimbo risultava iscritto a Kiev come figlio della coppia committente, che aveva poi richiesto la registrazione anagrafica del nato nel loro Comune di residenza. Dalle indagini disposte dalla Procura, su segnalazione di un solerte addetto all’anagrafe, insospettito per non aver mai visto la madre anagrafica con il fatidico pancione, è risultato anche che il seme non apparteneva al padre anagrafico. Inevitabile il rinvio a giudizio, tuttora pendente, con l’imputazione di alterazione di stato (in effetti il bimbo ha “radici” a loro del tutto estranee). Il giudizio è in corso; nel frattempo però il bimbo è stato sottratto ai genitori anagrafici ed affidato ad una casa famiglia. Abbiamo evidenziato tra virgolette i termini mercato, pratica, turismo procreativo, utero in affitto, domanda, committenti , faccendiere, tariffe ecc. per far risaltare che problematiche di enorme portata, che riguardano quanto meno il diritto naturale, possono venir trattate quasi come delle operazioni commerciali. Ci chiediamo, ma l’appagamento di un desiderio sia pur più che umano, qual è quello di avere un discendente, può portare ad ignorare quello che la nostra coscienza comunque ci detta? E’ possibile cioè ritener giusto approfittare dello stato di miseria di povere donne per farle portare in grembo creature che a mala pena vedranno soltanto al momento del parto? Indagini a largo spettro, quali quelle dichiarate dal citato quotidiano cattolico, evidenziano che il trend della maternità surrogata è in forte crescita a livello mondiale e che a questo incremento corrisponde il parallelo decremento, sempre a livello mondiale, delle adozioni. Le traversie per adottare un bimbo in tenera età sono ben note. Ma forse sarebbe il caso, per coloro che aspirano ad avere un figlio “comunque”, a sottostare alle forche caudine dell’adozione, magari, per agevolare le pratiche, elevando l’età degli adottandi (comprensibilmente richiesti neonati o di tenerissima età), invece di sottoporsi ad operazioni penalmente rilevanti e moralmente “più che discutibili”. *Avvocato foro di Bari
Posted on: Fri, 22 Nov 2013 06:59:18 +0000

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