Durante la fase di discussione del bilancio siamo stati costretti - TopicsExpress



          

Durante la fase di discussione del bilancio siamo stati costretti a fare commissioni su commissioni una dietro l’altra che non avevamo nemmeno il tempo di finire di fare le domande, che mancava il tempo per le repliche. Un giorno ci siamo persino rifiutati di partecipare ad una commissione che iniziata tardissimo doveva finire presto per impegni già assunti. Per non dare tempo di discutere è stata addirittura inserita una importante commissione ambiente che doveva durare mezz’ora ma avrebbe dovuto discutere di due importanti decisioni, una riguardava il progetto rifiuti zero mentre l’altra riguardava lo sviluppo della chimica. Voglio soffermarmi su questo ultimo argomento, che deve essere portato in Consiglio Comunale per l’approvazione. Si tratta di un documento concordato tra gli amministratori dei territori dove sono insediati stabilimenti dell’industria chimica, da Ferrara a Sassari, da Porto Marghera a Mantova, da Terni a Siracusa e altri comuni e province. Un documento in cui viene messa in luce la crisi del settore chimico italiano e sottoscritto dalle organizzazioni sindacali, l’Università, le imprese, l’Osservatorio della chimica del Ministero dello Sviluppo Economico. La prospettiva è quella di una rete per condividere esperienze, competenze, conoscenze per dare sviluppo al settore petrolchimico e all’innovazione ad esso legata. Con questo documento si sollecita l’attivazione del governo sulle politiche per la ricerca e innovazione per le produzioni sostenibili, politiche per attrarre investimenti , politiche fiscali piuttosto che occupazionali o energetiche. Tutte richieste importanti ma intanto la chimica di base sta scomparendo dal nostro paese e sotto silenzio, così come le raffinerie fonte prima della chimica. Il deficit della bilancia commerciale è di 10 miliardi a fronte di un surplus europeo di 47 miliardi, così che su tutti i poli chimici italiani incombe il tema della chiusura o del ridimensionamento anche se le materie plastiche sono richieste come sempre. Il tentativo della nuova organizzazione del lavoro è quello di insediare nei nostri territori la cosiddetta chimica verde che porta con sé altre problematiche oltre che quelle occupazionali, puntando comunque al risparmio energetico, di materie prime, contenimento di inquinanti. Non si può però non ricordare che l’Eni, un colosso del settore chimico ed energetico , ha come maggior azionista lo stato italiano. L’Eni è una società che è sempre più attiva nel settore energetico internazionale e addirittura prevede un aumento di occupati di circa 2000 unità ma all’estero. Basti pensare che nel 2012 sono stati scoperti giacimenti per circa sei volte la produzione annua. Per l’Eni la chimica invece sembrerebbe un settore in abbandono a parte la volontà di crescere nella chimica verde , cioè prodotti chimici eco compatibili. Nella politica di Eni quando si parla di ottimizzazione delle attività industriali possiamo leggere tagli agli stabilimenti rendendone qualcuno obsoleto oppure riconvertendone altri , ma con drastiche riduzioni di personale, puntando . maggior attenzione all’allargare le produzioni e gli investimenti all’estero piuttosto che in Italia. Anche per quanto riguarda la chimica,Versalis ha costituito due joint venture in Malesia e Corea del Sud per la produzione di elastomeri con tecnologie e Know How propri. Così come nel campo delle bio gomme insieme a Yulex, azienda che produce bio materiali, Eni lavorerà sull’intera catena produttiva dalla coltivazione fino alla centrale elettrica a bio massa e questo in uno stabilimento nel sud Europa. Importante è capire come su 11 siti produttivi Eni ne indichi 3 come critici in quanto in perdita: Priolo, Porto Torres e Marghera. Porto Torres avrà il dimezzamento del personale con il passaggio nel mercato delle bioplastiche e una joint venture con Novamont. A Priolo è previsto il passaggio da impianto cracker alle resine. Eni lamenta l’inefficienza del cracker di Marghera e pensa di passare alla chimica verde con produzione di biobutadiene in partnership con Menoma. Se avvenisse questo ci sarebbero conseguenze anche sugli stabilimenti di Mantova, Ferrara e in parte a Ravenna. E’ incomprensibile come un’azienda di Stato non venga richiamata ad una politica più accorta nei confronti dei lavoratori, dei cittadini italiani e dei territori, basti pensare all’occupazione in netto calo o ai siti d’interesse nazionale da disinquinare. Nel 2012 l’utile netto è stato di 7,7 miliardi euro e ne ha distribuiti 4 ai soci mentre in Italia gli stabilimenti sono in crisi e i lavoratori in cassa integrazione. Nel piano di investimenti 2013-2016 sono previsti 57 miliardi, dei quali solo 2 per la chimica, ma non si sa quanti in Italia visto che finora sono certi solo i 600 milioni destinati ad Asia e Sud america , . La chimica non riguarda solo Eni ma questa è l’industria più importante per noi ed è proprietà in buona parte dello stato italiano. E’ importante che il Consiglio Comunale approvi il documento dei comuni e province dei territori dove sono insediate le industrie chimiche ma ancor più importante è che i Sindaci, con tutti gli alleati che trovano, facciano pressione sul governo italiano per una nuova politica della chimica e per una Eni che sia al servizio dell’Italia in una fase di depressione economica straordinaria. Il mio voto sarà favorevole ma chiederò al consiglio di inserire nello schema di delibera la preoccupazione per l’intenzione espressa da Versalis di chiudere il cracking di Marghera con possibili ricadute occupazionali sul sito di Mantova. Fausto Banzi Per la Sinistra Unita
Posted on: Wed, 26 Jun 2013 18:15:31 +0000

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