EFFEMERIDI – Il 1° dicembre 1895 nacque a Brockley in - TopicsExpress



          

EFFEMERIDI – Il 1° dicembre 1895 nacque a Brockley in Inghilterra, il futuro scrittore Henry Williamson, iscrivibile alla corrente dei pensatori “sangue e suolo”, legati alla terra e alla natura. Figlio di un impiegato di banca, crebbe nella campagna del Kent. Combattente nella Prima guerra mondiale, fu ferito gravemente nella battaglia della Somme. Decorato per il valore dimostrato tornò in patria con il grado di Capitano e con un grande rispetto per il nemico che aveva combattuto con lo spirito del famoso episodio - del quale era stato tra i protagonisti - di fraternità tra inglesi e tedeschi nelle trincee del Natale 1914. Uno spirito comune a molti dei combattenti della Grande guerra. Vengono in mente in proposito le pagine dell’esperienza di un altro grande scrittore, Pierre Drieu la Rochelle nel suo “La commedia di Charleroi”. Una fraternità tra combattenti dei due fronti avversi caratterizzata da comportamenti cavallereschi come quello che vide Williamson assieme ad un ufficiale tedesco, soccorrere un soldato britannico ferito tra i fili spinati in prima linea. Esperienze che lo portarono a considerare per sempre come guerre fratricide quelle tra europei. Una quindicina dei suoi romanzi ebbero per sfondo proprio quel conflitto. All’inizio degli anni Venti si stabilì in un piccolo e antico cottage nella campagna del Devon dove visse con la moglie, i figli e assieme a cani, gatti, uccelli e una lontra, tutti animali raccolti con amore, vivendo in una sorta di eremitaggio, in adorazione mistica della natura e del simbolismo solare, Altra grande fonte di ispirazione per i suoi romanzi, uno dei quali, dedicato proprio all’amica lontra che lo seguiva come un cane, “Tarka the Otter (Tarka la lontra), gli fece vincere nel 1927 il prestigioso Premio letterario Hawthornden. Nel 1935 si iscrisse al movimento fascista di sir Oswald Mosley, la British Union of Fascists (BUF). Scriverà nel 1972 Alastair Hamilton nel suo importante saggio sugli intellettuali fascisti, “The Appeal of Fascism”, uscito anche in traduzione italiana da Mursia con il titolo “L’illusione fascista”: “Per la maggior parte degli autori [inglesi] attratti dal fascismo esso costituiva un divertente strumento di provocazione, una piuma con la quale solleticare i liberali inglesi. Dobbiamo però ammettere che solo un numero sorprendentemente piccolo di questi autori erano di nascita inglese. Yeats e Shaw erano irlandesi, Pound americano, Wyndham Lewis e Eliot erano nati in America, Roy Campbell sudafricano e Hilaire Belloc figlio di padre francese.” (p. 276) Nel numero “sorprendentemente piccolo”– aggiungiamo noi – c’era Williamson che era nato nella campagna londinese, inglese puro quindi, come lo erano altri scrittori anche essi fortemente attratti dal fascismo che Hamilton dimentica: i due Lawrence: David Herbert Lawrence, l’autore de “L’amante di Lady Chatterlay” profondamente ostile alla democrazia, al liberalismo e agli effetti disumani e disastrosi del progressismo e dell’industrializzazione, inglesissimo nato a Eastwood nelle Midlands; o Thomas Edward Lawrence, il leggendario “Lawrence d’Arabia”, autore dei “Sette pilastri della saggezza” (e amico di Williamson), morto in uno strano e inspiegabile “incidente” di moto mentre stava andando a spedire una lettera ad Adolf Hitler; o ancora il poeta Alfred Douglas, antisemita e traduttore dei “Protocolli dei Savi Anziani di Sion”, addirittura marchese di Queensberry e uscito dal College di Oxford. O anche Sisley Huddleston vero british ma che si era battuto per la revisione del Trattato di Versailles e finì con lo stabilirsi nella Francia di Vichy e con l’impegnarsi nella politica di Collaborazione. O anche, non ultimo, quel James Strachey Barnes, figlio di un alto funzionario del Governo britannico (ma con nonni a Firenze), così innamorato del fascismo al punto da andare a Losanna a dirigere il Centre International dEtudes sur le Fascisme e poi, ottenuta la cittadinanza italiana, schierarsi con lultimo fascismo della RSI. Insomma, un numero di inglesi “puri”, forse “piccolo” come dice Hamilton, ma certo non di piccola qualità. Henry Williamson partecipò come osservatore, assieme allo scrittore inglese John Heygate e a molti intellettuali non solo europei, al congresso del Partito Nazional-socialista tedesco a Norimberga nel 1935; lo fece anche per verificare di persona la veridicità di ciò che la stampa antinazista inglese pubblicava. Ne ritornò entusiasta; una ammirazione che non venne mai meno fino alla morte avvenuta nell’agosto 1977. Nel suo Goodbye West Country, del 1937, evocò ed esaltò i riti e lestetica del congresso di Norimberga al quale aveva partecipato. L’anno successivo la famiglia (umani e animali) si trasferì in una fattoria del Norfolk. Lì Williamson continuò a scrivere romanzi e a cercare di scongiurare – nel suo piccolo – le fosche ombre di una nuova guerra fratricida che si vedevano avanzare. Considerando Hitler “l’unico pacifista d’Europa”, nel 1939 progettò un volo a Berlino per parlare con il Führer di un progetto di pace ma Mosley lo sconsigliò. In un suo romanzo autobiografico farà dire al protagonista: ““Se potessi parlare con Hitler, come il soldato semplice che nel 1914 combatté contro l’altro soldato semplice del suo battaglione di Linz a Ypres” (...) “forse che non sarei capace di offrire a questo soldato tedesco quell’amicizia che egli tanto desidera dall’Inghilterra, di pregarlo di fermare le sue truppe e di salvare i due giganti d’Europa... da un dissanguamento mortale?” Ma nel 1939 fu la guerra, la Gran Bretagna e la Francia la dichiararono alla Germania che aveva invaso la Polonia (ma non all’URSS che aveva attaccato anch’essa la Polonia in contemporanea); un’altra guerra inizialmente tra europei. A Williamson non restò che annotare che nel frattempo se la godevano coloro che ne avrebbero tratto vantaggio “come sciacalli per ingrassare sui cadaveri”. Appena iniziato il conflitto, Williamson fu arrestato in base al Decreto 18B come gli altri esponenti dei fascismi inglesi (finirono in prigionia nellIsola di Man anche il Generale di Divisione J.F.C. Fuller, la contessa lady Downe amica della regina e lo storico Bill Edward Allen ) e nonostante che Mosley, per ciò che riguardava la BUF avesse diramato ben precise direttive ai militanti: “La Nazione è in guerra. Perciò vi chiedo di non fare nulla che possa danneggiarla o aiutare qualsiasi altra potenza. (...) se fanno parte di un qualsiasi Corpo armato al servizio della Corona, dovranno obbedire agli ordini (...)”. Williamson fu ben presto rimesso in libertà ma rimase confinato nella sua fattoria. Durante la guerra la Corona gli fece sapere che dopo un attento esame della sua posizione, era risultata chiaramente la sua lealtà al Paese. Nel dopoguerra continuò alacremente la sua produzione letteraria di romanzi e poesie. Rimasto fermo sulle sue posizioni ideologiche e politiche dell’anteguerra, collaborò a “The European”, una rivista diretta da Diana Mosley, sempre critico del liberalismo, della società controllata dagli speculatori finanziari, gridando contro lo sfruttamento della mano d’opera, della violenza nei confronti della natura e dell’umanità. Aderì anche all’Union Movement, il partito europeista di sir Mosley fondato nel 1948. Nel 1979 il suo libro di successo “Tarka la lontra” ebbe una versione cinematografica per la regia di David Cobham e la narrazione di Peter Ustinov.
Posted on: Sun, 01 Dec 2013 17:48:34 +0000

Trending Topics



Recently Viewed Topics




© 2015