EMERGENZA RIFIUTI DOPO IL CAV. NIENTE di PAOLO MACRY Correva - TopicsExpress



          

EMERGENZA RIFIUTI DOPO IL CAV. NIENTE di PAOLO MACRY Correva lanno 2008 quando Silvio Berlusconi mise mano allemergenza rifiuti. Ripulì il centro cittadino mandando fuori regione i sacchetti. Garantì lapertura delle discariche militarizzandone le aree. Unificò le competenze giurisdizionali per evitare iniziative episodiche della magistratura. Accelerò i lavori di Acerra, inaugurando linceneritore nel marzo dellanno dopo, alla presenza del sindaco Iervolino e del governatore Bassolino e con il plauso di Giorgio Napolitano. Poi, la materia tornò a Comuni, Province e Regione, affinchè approntassero uno stabile ciclo di smaltimento. Da allora, non è successo più niente. Oggi, anni e anni dopo, il movimento della «terra dei fuochi» manifesta contro la catastrofe epidemiologica, le ecoballe, linceneritore, i vampiri settentrionali che hanno mandato qui i veleni, la camorra che ne ha fatto un business doro. Agita parole dordine forti, sventola terrificanti ipotesi di malattie, esprime emotività, diventa antagonismo radicale. E non ha dubbi, è una protesta senza se e senza ma. Forse, però, le cose non sono così chiare, documentate e documentabili. Forse i reati penali, le colpe politiche, i danni alla salute e le soluzioni strutturali costituiscono un groviglio di responsabilità diffuse, di nessi causali tuttora incerti, di ipotesi tecniche discutibili o magari obsolete. È vero che i rifiuti stanno provocando la decimazione per cancro? Esistono alternative ai termovalorizzatori? E qual è la parte della camorra, terribile protagonista della Campania, ma anche facile passepartout per lavare la coscienza ad altri e non meno delittuosi comportamenti? Qual è, per dirne una, la parte degli amministratori locali? E degli elettori che li hanno votati? Lo stesso movimento della «terra dei fuochi» non è compatto. Cè chi, come Alex Zanotelli, vede con sospetto un finanziamento straordinario per la bonifica dei territori, temendo che finisca nelle tasche delle famiglie criminali. E chi, come Maurizio Patriciello, vorrebbe invece (e subito) risorse adeguate per ricostruire la sostenibilità ambientale ed epidemiologica di quelle terre. Sottovalutando probabilmente, oltre che la camorra, linefficienza della macchina pubblica. A Napoli, chi sente parlare di bonifiche pensa subito a Bagnoli e non ne trae auspici favorevoli. Ma prendersela con le contraddizioni in seno al popolo può essere ingeneroso. Se nel movimento albergano certezze tuttora incerte e molta ideologia demagogica, una cosa è certa: chi dovrebbe farsi carico della catastrofe ambientale dei rifiuti (per non dire delle sue conseguenze sulle tasse locali) sono le istituzioni pubbliche, Regione, Province, Comuni. E invece le istituzioni tacciono. Stanno alla finestra, come fa piazza Matteotti e palazzo Santa Lucia, o peggio, come palazzo San Giacomo, si vantano addirittura di aver risolto il problema e, in alternativa, inveiscono contro lavarizia del governo centrale. Può ben essere che loperazione varata nel 2008 da Berlusconi fosse per certi aspetti opinabile, legata a uno stato di eccezione, propagandistica. E del resto a dir male del Cavaliere non si sbaglia mai. Ma che, da allora, la politica si sia semplicemente sfilata dal problema, quasi non fosse di sua competenza, è un fatto. Un dramma democratico che si aggiunge al dramma ambientale. RIPRODUZIONE RISERVATA
Posted on: Sun, 27 Oct 2013 08:22:26 +0000

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