EUGENIO SCALFARI (10.11.13) ************************** MATTEO - TopicsExpress



          

EUGENIO SCALFARI (10.11.13) ************************** MATTEO RENZI e FABIO VOLO - SOMIGLIANZE e DIFFERENZE Comincerò con un tema inaspettato per i miei lettori della domenica. Una piccola sorpresa, un confronto o meglio un paragone che ritengo interessante tra due personaggi molto diversi tra loro ma con alcune somiglianze significative: Fabio Volo e Matteo Renzi. Volo è in testa alle classifiche di vendita di libri: dopo 15 giorni il suo libro La strada verso casa ha già venduto 120mila copie e continuerà con 30-40mila copie vendute ogni settimana. Specie in questo tempo di crisi della parola scritta, è un successo senza precedenti. Renzi è in vetta ai sondaggi in vista delle primarie che avranno luogo per la conquista della carica di segretario del Partito Democratico. Il numero degli elettori si prevede tra i 2 e i 3 milioni, ma questo è soltanto un primo obiettivo. Il secondo dovrebbe essere quello di guidare la competizione per vincere le elezioni politiche generali quando ci saranno, nella primavera del 2014 o al più tardi in quella del 2015. Per vincerle bisogna ottenere almeno 15 milioni di consensi e Renzi spera di farcela. Molti più voti dei lettori di Volo. Lo scrittore avrà certo le sue idee politiche ma di politica non si è mai interessato. Renzi a sua volta ha certamente letto romanzi o saggi letterari ma non sappiamo quali e comunque di letteratura non risulta che si interessi. Tuttavia piacciono molto entrambi. Non nei salotti, come tutti e due affermano dando alla parola salotto un significato decisamente discriminatorio, ma al grosso della gente, giovani e anziani, uomini e donne, benestanti o disagiati; un libro costa poco, un voto non costa niente ed anzi si spera arrechi qualche beneficio. Tutti e due hanno sicuramente talento. Fabio però non fa niente di speciale per vendere i suoi libri, li scrive, li pubblica e basta. La notorietà gli proviene dal fatto che ha successo anche alla radio e alla televisione come attore e conduttore. Anche Renzi frequenta molto la televisione e il suo nome campeggia spesso sui giornali. Insomma sono due piacioni, come si dice in gergo. Volo non fa nulla di particolare per piacere, fa soltanto con grande impegno il suo lavoro. Ricorda Balzac quando esordì scrivendo feuilleton sui giornali popolari dellepoca. Poi entrò in forza nella letteratura e ne fu uno dei massimi esponenti. Auguro a Volo di fare altrettanto. Renzi dal canto suo è un grande venditore di se stesso, a livello del primo Berlusconi; oggi è in declino ma è ancora della partita. È rimasto celebre il suo esordio da Santoro un anno fa, quando spolverò col fazzoletto la poltrona dove si era seduto Travaglio prima di lui. Laltro giorno anche Renzi è andato da Santoro ed ha avuto parole dapertura verso tutti quelli che auspicano la rottamazione generale di un sistema, duna generazione, dei personaggi che la rappresentano e delle istituzioni come sono attualmente. I maliziosi potrebbero pensare ad una sua somiglianza con Grillo e con Berlusconi seconda maniera. Alluscita dalla trasmissione Renzi ha ricevuto i complimenti sinceri di Santoro e di Travaglio. Ma in altre numerose e pubbliche occasioni aveva manifestato la massima considerazione anche a Letta, a Civati, a Prodi, a Pisapia e perfino a Bersani, a Rodotà, a DAlema e naturalmente a Napolitano. Vendere se stessi alla gente costa poco se cè quel talento, ma conquistare il favore o almeno la neutralità dei maggiorenti per un generale rottamatore è assai meno facile e la fatica è tanta. Personalmente non ho letto il libro di Volo, ma il personaggio mi piace. Ho invece letto con attenzione i documenti di Renzi e dei suoi collaboratori a ciò delegati ed ho seguito le sue variegate mosse di questi mesi. Il talento glielo riconosco ed è anche simpatico quando si ha loccasione di incontrarlo, ma non credo che lo voterò alle primarie del Pd per la semplice ragione che, avendo promesso tutto, la sua eventuale riuscita politica rappresenta unimprevedibile avventura e in politica le avventure possono giovare allavventuriero ma quasi mai al paese che rappresenta. * * * Un altro personaggio che ha tenuto banco in questi giorni è Mario Draghi. Non è certo la prima volta: in tempi di crisi economica il presidente della Banca centrale europea occupa inevitabilmente la scena con le iniziative che prende e le parole che dice. Draghi di parole ne dice poche e non ha né la vocazione né il talento di piacere alla gente, ma di iniziative ne assume molte allinsegna delleuro, cioè della moneta comune di gran parte dei paesi europei, che la Bce stampa e diffonde come è suo compito. Leuro è la moneta che circola in una zona europea che, nonostante le apparenze e le sensazioni della gente, è una delle più ricche del mondo e dove le invenzioni tecnologiche, il commercio internazionale, il risparmio, le iniziative imprenditoriali sono ancora molto notevoli, specie se si considera lintera Unione e non soltanto la zona Euro. Draghi si batte da tre anni per gestire al meglio la moneta che stampa, la liquidità che eroga alle banche, il tasso di interesse che la Bce amministra. Il tasso del cambio estero con le altre monete deriva anche da questi elementi, ma non soltanto. Leconomia italiana è una delle principali tra quelle dellUe per i suoi pregi ed anche, purtroppo, per i suoi difetti e le sue anomalie. La nostra forza produttiva e inventiva non è più - da tempo - nelle grandi imprese ma nelle medio-piccole che costituiscono la maggior parte del sistema. Molte di loro sono in difficoltà, molte sono fallite o stanno per fallire, ma molte altre invece hanno aumentato i loro prodotti e le loro esportazioni. In mancanza duna domanda interna calante, sono proprio quelle esportazioni a tenere in vita il sistema e lo sarebbero ancora di più se le banche fossero più attente e generose nel finanziarle a tassi di interesse ridotti. Draghi ha fatto e continua a fare quanto può. Lanno scorso aprì alle banche una linea di credito di oltre mille miliardi a tassi bassissimi e della durata di tre anni; ha assunto limpegno formale di non abbandonare mai leuro e di finanziare un fondo europeo per i paesi in difficoltà che possono accedervi accettando una maggiore vigilanza da parte dellEuropa, della Bce e del Fondo monetario internazionale. Ha acquistato in notevole quantità sul mercato secondario titoli pubblici di vari paesi e in particolare di quelli in difficoltà, ha diminuito gradualmente il tasso ufficiale di sconto dall1,5 quale era nel momento in cui diventò il presidente della Bce. Lultimo taglio è avvenuto questa settimana: dal mezzo allo 0,25 senza escludere che in un futuro prossimo sia azzerato del tutto. Nel frattempo le nostre emissioni di Bot e di Btp sono andate benissimo sia per volume di collocazione sia per aumento del loro valore e quindi diminuzione dello spread. Il recentissimo taglio del tasso di sconto è dovuto al rischio di deflazione che incombe sullEuropa e sullItalia in particolare e cioè della caduta dellindice dei prezzi dovuto alla diminuzione dei consumi interni. Questo rischio cè, ma il suo eventuale attuarsi è ancora lontano. Purtroppo il tasso del cambio estero con il dollaro è nel frattempo cresciuto fino a sfiorare il livello di 1,40. Dopo il taglio del tasso di sconto il cambio col dollaro è sceso a 1,32. Si spera che scenda ancora. Ideale sarebbe che si attestasse nei dintorni dell1,20, sarebbe un forte incoraggiamento alle esportazioni e ai relativi investimenti. È vero che un euro forte consente lacquisto di petrolio e altre materie prime a prezzi più vantaggiosi ma le contropartite negative sono evidenti. Venerdì scorso uno dei membri del direttorio della Bce ha fatto un affondo (ovviamente autorizzato da Draghi) sullurgenza dellUnione bancaria e della vigilanza sulle banche concentrata nella Bce. Dovrebbe avvenire in parte (la vigilanza) entro il 2014 e in parte (lUnione vera e propria) nel 15. La persona che ha fatto queste dichiarazioni in nome del direttorio è il tedesco Jorg Asmussen. Tedesco ma europeo poiché condirige la sola vera istituzione europea, così come è prima europeo e poi italiano Mario Draghi. Resta tuttavia il fatto che un membro del direttorio di nazionalità tedesca sostiene tesi essenziali per lEuropa ma odiate dalla Bundesbank, la banca centrale tedesca. Che cosa farà la Merkel quando nei prossimi vertici intergovernativi europei il problema dellUnione bancaria sarà affrontato nel merito e nella tempistica? Il vero tema di tutte queste riunioni sarà la nascita di uno Stato federale con cessioni di sovranità da parte dei governi nazionali per quanto riguarda il fisco, la politica economica, i debiti sovrani e, naturalmente, lUnione bancaria. Riguarderà anche la Difesa, la politica estera, limmigrazione. Su questi temi, oltre a Napolitano, Letta, Draghi, alcune proposte concrete e importanti sono state fatte da Romano Prodi, che ha ampia conoscenza ed esperienza dellEuropa ed anche del resto del mondo e che, a mio avviso, dovrebbero entrare nei prossimi dibattiti europei e nel programma che Letta proporrà alla Ue nel semestre di presidenza italiana, nella seconda metà del 2014. Barbara Spinelli, nel suo articolo di mercoledì scorso su questo giornale, ha sostenuto che per rifondare lEuropa bisogna abbattere larchitettura attuale e ricostruirla ex novo. Più o meno è quanto dice Grillo, il quale non esclude neppure uneventuale uscita dellItalia dalleuro, magari per ritornarci più forte qualche anno dopo. Voglio sperare che la Spinelli non lo segua in queste farneticazioni, ma già il fatto di dargli ascolto mi sembra una pericolosa ingenuità. Grillo, dopo avermi ampiamente insultato in un suo blog della scorsa settimana, ha auspicato che io mi ritiri su una panchina del Pincio per rievocare i miei bei tempi antichi in compagnia di Napolitano e di Carlo De Benedetti. È unidea che mi seduce ma ancora non è attuale e non per i miei anni che sono già molti ma perché prima vorrei veder tornare Grillo a fare il comico nei teatri dopodiché mi ritirerò con sollievo sulla panchina del Pincio sperando anche dessere in quella compagnia. * * * Concludo con un tema che vi sembrerà bizzarro in questo contesto e che invece è estremamente pertinente. Ricorrono esattamente centanni da quando leditore Grasset pubblicò a Parigi il primo volume della Recherche du temps perdu di Marcel Proust. Lintera opera, completata nel 28, fu poi pubblicata da Gallimard. Con quel primo volume, intitolato Du côté de chez Swann, ha inizio il grande finale della cultura moderna europea che ebbe come base lintrospezione del se stesso. Era stato anticipato di pochi anni dai russi e in particolare dal Dostoevskij di Delitto e Castigo, dei Demoni, dei Fratelli Karamazov e delle Memorie del sottosuolo; dal Gogol di Anime morte e da Cecov. In Francia da Flaubert e da Stendhal. Ma Proust portò al suo culmine quella letteratura della quale negli stessi anni Freud fu lindagatore scientifico e il terapeuta per i suoi aspetti di disturbo mentale ma anche di comportamenti sociali. Dopo Proust, Joyce scrisse lUlisse creando il linguaggio modernissimo del flusso di coscienza. Rilke scrisse le Elegie duinesi e i Quaderni di Malte Laurids Brigge e Pessoa il Libro dellinquietudine. Infine Thomas Mann e lintera opera sua. Siamo con questi nomi agli scrittori e poeti che hanno posto i cardini della cultura europea; tra i loro continuatori ricordo Montale e Calvino. Il bravissimo Crozza mi ha laltro ieri messo in burletta perché parlo troppo spesso di Calvino. È vero e Crozza fa bene a ricordarmelo. Posso rassicurarlo però che non ne ho mai parlato con papa Francesco. A proposito del quale plaudo alla sua recentissima invettiva contro la Dea mazzetta, la corruzione grande e piccola che ormai è prassi nefasta in tutto il mondo e in Italia in particolare. Ho scritto più volte che papa Francesco è un rivoluzionario nel senso positivo del termine. Confermo e ne sono felice. La cultura europea, per tornare e chiudere su quel tema, esiste e non da oggi. Ora però è arrivato il momento di costruire lEuropa. Non cè niente da buttar via ma molto da costruire cambiando. Ci vuole un motore che inneschi costruzione e cambiamento procedendo nel rispetto della libertà, della giustizia sociale, della fraternità e della partecipazione. La Germania dovrebbe essere quel motore. Occorre che se ne convinca perché ormai il momento della scelta è arrivato. Tutti quelli che consentono e conoscono i temi del problema facciano blocco per convincerla oppure mettano in gioco alternative con chi ci sta aspettando che i ritardatari si aggreghino. Due diverse velocità è rischioso ma è diventato ormai inevitabile. LItalia devessere con lavanguardia conservando e cambiando. Per quanto mi riguarda sarò, nel mio piccolissimo, della partita, magari dalla panchina del Pincio: da lì si può pensare allEuropa guardando Roma. La prospettiva mi sembra eccellente.
Posted on: Sun, 10 Nov 2013 04:55:34 +0000

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