FRANCESCO GIACOPETTI E’ IL NUOVO SEGRETARIO DEL PD DI PERUGIA - TopicsExpress



          

FRANCESCO GIACOPETTI E’ IL NUOVO SEGRETARIO DEL PD DI PERUGIA ift.tt/1bOuQhL PERUGIA – Francesco Maria Giacopetti è il nuovo segretario del Pd di Perugia. E’ stato eletto sabato dall’assemblea dei delegati riunita all’hotel Giò. Proponiamo, di seguito, l’intervento integrale di Giacopetti. Buongiorno a tutti e grazie. Grazie soprattutto a Franco Parlavecchio che mi ha preceduto con il suo intervento e a cui va tutta la mia gratitudine per la passione e l’impegno che negli ultimi anni ha voluto dedicare al Pd di Perugia e a Perugia. Passione e impegno che spero vorrà continuare a dedicare al partito e alla città. Si sono fatte cose importanti, a partire dalla consulta per la città, uno spazio importante che va valorizzato e accompagnato per essere utile al nostro compito. Ringrazio anche Lavinia per aver voluto dedicare un pensiero a Franco Tomassoni, recentemente scomparso e che ha lasciato un grande vuoto in quanti lo hanno conosciuto. Ringrazio l’assemblea e gli ospiti che oggi hanno voluto dedicare una giornata al confronto e alla discussione. Il Paese vive un momento difficile, stretto tra la crisi e le debolezze di una democrazia malata dall’esasperazione degli individualismi e da un logoramento della politica e delle istituzioni. Ci troviamo di fronte a un Paese che fatica, con una società disgregata dalle troppe disuguaglianze e un’economia battuta dalla crisi e resa ancor più debole da anni di pressappochismi, con la produzione e il lavoro fagocitati dalle speculazioni del mondo della finanza e i deboli che pagano il prezzo più alto. Oggi più che mai il Paese ha bisogno di riforme strutturali che rimettano al centro il lavoro e lo sviluppo, puntando sulle giovani generazioni e guardando al futuro, ha bisogno di investire sull’innovazione per agganciare la crescita e di credere in nuove risorse e nuovi settori produttivi. Il governo Letta ha la responsabilità di gestire l’emergenza, operando scelte decisive per il cambiamento del Paese. E’ evidente, però, che le valutazioni fatte e le scelte varate non aderiscono a pieno al progetto del Pd per il Paese. A questo dobbiamo guardare, continuando a lavorare per un Pd con dirette responsabilità di governo che sia impegnato per cambiare ma senza dimenticare le nostre responsabilità di fronte al Paese. In Umbria il Partito Democratico si sta facendo interprete dell’esigenza e urgenza di una nuova e grande stagione di riforme, da tradurre con coraggio nel governo quotidiano delle nostre città e dei nostri territori. Questo significa moltiplicare gli sforzi continuando a razionalizzare e indirizzare al meglio la spesa pubblica, significa semplificare e selezionare sempre più obiettivi strategici, ampliare la partecipazione, investire in innovazione, avvicinare la pubblica amministrazione al cittadino e all’impresa. Come hanno bisogno di essere sostenuti – e ovviamente stimolate – gli enti locali nella difficile sfida di garantire la tenuta del tessuto sociale nonostante le pesanti difficoltà. Ecco perché è arrivato il tempo in cui il Pd, la sola grande forza popolare e riformista in grado di mettersi alla testa di un percorso di cambiamento e ricostruzione, compia scelte all’altezza della sfida che abbiamo davanti, nella convinzione che per cambiare la società bisogna cambiare il Pd. Bisogna, dunque, partire dalla capacità di accompagnare un confronto politico e programmatico al riparo da personalismi o semplificazioni, che sia un arricchimento per tutti e che metta al primo punto la responsabilità di interpretare i tempi e rispondere alla sfiducia di milioni di italiani che stanno alla finestra e guardano alla politica con irritazione. Troppo spesso scontiamo qualche timidezza di troppo sul chi siamo e sul progetto di Paese che vogliamo, segno che manchiamo di capacità di elaborazione. La dialettica che porta a un partito nuovo è la stessa che serve a un partito aperto, dinamico, che sappia confrontarsi per poi riconoscersi nella sintesi dei punti di vista. Serve a noi, i democratici, per trovare un’identità e sentirci comunità, qualcosa in cui il tutto è più importante del singolo, una collettività, grande per esperienze, per rappresentanza, per le importanti risorse nei territori da mettere a valore. Una famiglia, in cui ognuno partecipa alle scelte e si sente a casa propria, in cui si sappia ascoltare le esigenze della società e ci si apra a quanti chiedono un cambiamento, per ricucire, in primo luogo, il tessuto tra partito e territorio, tra partito e società. Che aspettiamo, allora, a rimuovere dal nostro interno sedimenti ingombranti e incrostazioni, per rendere la discussione, il dibattito, i processi partecipativi e decisionali interni più agili e più snelli (ma per questo non meno profondi)?. Dobbiamo partire dai problemi dei cittadini, dalle loro domande di lavoro, di sicurezza, di tutela sociale, di diritti di cittadinanza. Dobbiamo incontrare i loro progetti e le loro speranze per trasformali in un futuro migliore. Dobbiamo credere in un partito organizzato, solido e autonomo, che sa scegliere e sa indicare una prospettiva. Un partito che sa fare ricchezza del pluralismo rinunciando alle dannose declinazioni di un correntismo esasperato. Quindi, un partito plurale, la cui ricchezza e forza derivi dalla capacità di operare una sintesi credibile tra i contributi che ognuno porta per la definizione di una visione comune. Ed è sul territorio che il Pd può tornare ad essere riferimento affidabile, perché è sul territorio che si misurano le capacità di rappresentanza sociale, si formano e si valutano le classi dirigenti, si mettono a valore risorse importanti. Da qui siamo partiti, ormai da qualche tempo, per promuovere un dibattito sul futuro della città e da qui dovremo partire per concretizzare sollecitazioni, idee e proposte per la Perugia di domani. Consapevoli che dovremo mantenere immutata la nostra attenzione per le questioni che riguardano la città e la nostra vocazione all’ascolto delle istanze dei cittadini, di tutti i cittadini. Perché si rende necessario e urgente promuovere un confronto serrato, animato da grande senso di responsabilità, su come far sì che la crisi diventi una opportunità di crescita e di sviluppo, su come dare a Perugia una nuova anima, un nuovo senso di appartenenza alla comunità e un orizzonte da raggiungere insieme e che abbia a che fare con il suo ruolo di capoluogo e la sua tensione verso l’Europa, anche in qualità di candidata a capitale della cultura 2019. Insomma una Perugia aperta e aperta al futuro. Per farlo è necessario che tutti, la politica, le istituzioni, le imprese, le famiglie, i cittadini e le loro associazioni, condividano un progetto e lavorino per realizzarlo. Non dovremo mancare, dunque, di confrontarci su come restituire una nuova vita al centro storico, come coagulare chi nei quartieri e nelle periferie rende vivo il tessuto sociale e aggregativo, come mettere a valore l’immenso patrimonio culturale e dei saperi di cui Perugia dispone, come sostenere la piccola impresa che vive e opera sul territorio e come valorizzare i rapporti con la grande impresa che sceglie Perugia. Dovremo rimettere al centro le tematiche legate allo sviluppo della ricerca e dell’innovazione, a una pubblica amministrazione efficace ed efficiente e al servizio dei cittadini e delle imprese, all’economia verde, alla riqualificazione urbana, al lavoro e al lavoro dei giovani, che è la nostra scommessa sul futuro, all’assistenza degli anziani, alla tutela dell’infanzia. Ovviamente non dovremo dimenticarci di parlare di sicurezza, perché crescono le paure e abbiamo il compito di non lasciare sole le persone, nella consapevolezza che al controllo del territorio vanno unite politiche di prevenzione, che significa aggregazione, inclusione, solidarietà, cultura, incontro. Ci aspetta, dunque, un compito importante. E abbiamo bisogno di un Pd all’altezza di queste sfide. Un partito forte che si confronti con la sfida del governo della città di Perugia, portando un progetto di cambiamento da realizzare insieme ai cittadini. E’, questa, una parte importante del compito e del ruolo che il Pd deve saper interpretare al meglio. Serve al Pd ma soprattutto al Paese, perché non c’è democrazia senza partiti, senza partiti solidi e affidabili, aperti e inclusivi, in cui si condivida una visione costruita sull’ascolto, il dialogo e il confronto, si costruiscano progetti che diano risposte. Dobbiamo, allora, recuperare la passione dell’impegno per l’interesse generale, non fermandoci a guardarci l’ombelico ma tendendo l’orecchio a chi ha voglia di impegnarsi ma poche sollecitazioni a farlo. Pensando a un partito che sappia raccogliere, interpretare e praticare idee nuove, nuove modalità di confronto, nuovi linguaggi e strumenti. Dobbiamo, inoltre, rivedere la nostra macchina organizzativa, senza snaturarne la capillarità territoriale ma rendendola più leggera, più accessibile e comprensibile. Pensiamo a un Pd che sappia svolgere al meglio il ruolo costituzionale che gli compete, che è quello di “corpo intermedio nella società”, luogo di partecipazione e di elaborazione, di conoscenza e comprensione, di condivisione e di crescita, di confronto e sintesi, di azione e discussione, non certo un comitato elettorale piegato all’interesse di pochi. Perché la democrazia è partecipazione. Pensiamo a un Pd che ridefinisca l’attività dei circoli e li metta in rete, così che possano essere messi in condizione di valorizzare l’attività politica e aprirla alle contaminazioni di associazioni e cittadini, nella convinzione che i circoli sono l’essenza del nostro radicamento nel territorio, la nostra ricchezza, troppo spesso inutilizzata, anzi sprecata, e che abbiamo bisogno di rimetterci in connessione con tutte le realtà vive della società, ragionando in primis su una nuova forma di partecipazione alla vita e alle scelte del partito. Sedi sempre chiuse non ci permettono di arricchire costantemente il rapporto con i nostri luoghi, con i cittadini. Si potrebbe, ad esempio, riprogettare l’uso e l’utilizzo dei circoli aprendoli alle realtà nelle quali sono inseriti e consegnando loro funzioni di aggregatori sociale. Quindi, trasformarli in realtà aperte in cui si possano organizzare attività aggregative, culturali, socio-educative per la comunità di quartiere. Senza dimenticare l’opportunità di creare circoli tematici, ad esempio sui diritti o l’Università. Pensiamo, poi, a un partito in cui gli organismi siano in grado di riunirsi e decidere, pensiamo a un partito che sappia leggere come cambia la città e indicare per tutti una strada di miglioramento. Pensiamo a un partito che creda nel cambiamento e che investa sui giovani, implementando la formazione e aprendosi ma non per facilitare qualche carriera personale. Ben sapendo che abbiamo bisogno di rinnovarci anche nel gruppo dirigente, lavorando sulla linea della meritocrazia, quindi dando la possibilità ai più talentuosi e preparati di emergere, prerequisito per una società e per un partito che vuol essere democratico, dinamico, popolare e giovane come il nostro. Pensiamo, infine, a un partito popolare e di sinistra, che sappia stare in mezzo alla gente, aperto ma con un profilo solidamente autonomo, che recuperi un rapporto equilibrato e sano, senza prevaricazioni o contrapposizioni strumentali e nel reciproco rispetto dei ruoli, con le istituzioni, che sia luogo di partecipazione e scelta trasparente, nella convinzione che partiti forti fanno istituzioni forti. Solo se saremo in grado di fare tutto questo, di discutere, di innovare, di ascoltare, di essere chiari e coerenti, di far sentire tanti parte di questo progetto di cambiamento, potremo riannodare i fili tra politica e cittadini e quindi colmare le distanze tra il Pd e chi nel Pd cerca la chiave del cambiamento. Fin qui il progetto, certamente aperto al contributo di tutti, in primis alle proposte contenute nel documento del comitato Civati, l’unico presentato all’attenzione di questa assemblea. Aggiungo solo poche considerazioni. La prima: Perugia merita impegno, l’impegno di chi si mette a disposizione della comunità per assecondarne gli stimoli e migliorarla. Questo non può farlo un uomo solo, ma una squadra. Che nasce nei territori e che in piazza della Repubblica trova la sua sintesi raccogliendo ed elaborando idee con la massima apertura e condivisione e con il sostegno delle migliori risorse del Pd e della città. Sono a disposizione, quindi, animato dall’umiltà necessaria e dalle migliori intenzioni per far parte di un progetto a cui sta a cuore Perugia. Voglio bene alla città e voglio bene al mio partito, per cui da qualche anno mi impegno con passione disinteressata. Essere parte di questo progetto sarebbe per me un grande onore e una profonda responsabilità, il punto di arrivo di un percorso che con tanti che sono qui abbiamo portato avanti in questi anni. Non sarebbe per me né un ripiego né un trampolino. Questa candidatura, quindi, parla a tutti, non nasce da ragioni di parte, non vuole soffocarsi dietro a divisioni. Ha incontrato il consenso e la condivisione di tanti nei circoli, sotto al documento politico che presento all’attenzione di questa assemblea ci sono firme che mi riempiono di orgoglio. Grazie a tutti per questa opportunità
Posted on: Mon, 25 Nov 2013 12:14:43 +0000

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