Far west Il sogno americano è qualcosa di più di una semplice - TopicsExpress



          

Far west Il sogno americano è qualcosa di più di una semplice chimera o di una speranza un po’ fantasiosa. In questa frase è racchiusa la possibilità reale per chiunque di diventare qualsiasi cosa voglia. Certo non è facile; non sempre è realizzabile; è impossibile, ad esempio, per un vagabondo, alieno da colpi di fortuna e da concatenazioni miracolistiche riuscire a diventare imperatore, ma è stato possibile nella terra che fu culla dello schiavismo e del razzismo più discriminante e strumentale che un uomo di colore ne diventasse presidente. Nel lontano ovest, così era definita quella parte del continente americano, immense praterie, distese desertiche, labirintici canyon, fiumi tumultuosi e tra i più lunghi al mondo, questa capacità di immaginare il futuro fu molto più di un sogno se è vero come è vero che migliaia di uomini e donne con le loro famiglie partivano in quella direzione e all’avventura riuscendo a fondarvi agglomerati, oggi fra le città più grandi ed affollate sul pianeta. Come è nella natura delle cose, in ogni terra di conquista non c’è altra legge e non quella del più forte. I diritti inalienabili dell’uomo partendo dai quali, comunque, era derivata e riconosciuta la Costituzione americana, avevano un che di aleatorio; si provvedeva ad una giustizia sommaria, non c’era né il tempo né la voglia di perdersi in chiacchiere e nella maggior parte dei casi, qualcuno riconosciuto colpevole di un qualche reato di una certa rilevanza veniva giustiziato senza troppi riguardi e senza nessun ripensamento: “ … appendiamolo all’albero più vicino …” era lo slogan che si udiva sin dalle prime udienze di un processo, quando non sostituiva addirittura il processo stesso. Prevaricazioni, assassini, ruberie e razzie, persecuzioni dei nativi e comunque dei più deboli, il possesso di un arma con cui difendere da sé il proprio diritto, la giustizia privata e la legge del taglione, fondamenti ancora presenti e pregnanti della cultura yankees, non impedirono, non impediscono e tanto meno lo faranno in futuro, una evoluzione di quella società verso una cultura ed un progresso il cui insieme è tra i più democratici e rispettosi, vizi e difetti ammessi e riconosciuti, esistenti al mondo. Oggi, in quelle terre americane, dall’est all’ovest e dal nord al sud, alcuni di quei comportamenti fondativi non sono più concepibili; il periodo del pionierismo è passato, ha fatto storia, ha creato esperienze, ha generato giurisprudenza e leggi che sono unitariamente riconosciute ed alle quali ogni americano sottosta riconoscendo allo stato centrale il diritto dovere di provvedere ad una esemplare punizione nei confronti di colui o coloro che, avendone derogato, ne fossero scoperti. Negli Stati Uniti non v’è obbligatorietà dell’azione penale; non c’è, cioè, una diretta corrispondenza tra un reato e la sua persecuzione. Si procede solo su denuncia, che sia da parte dello stato stesso o di un privato cittadino non è dirimente, e, quindi, previa valutazione di tutta una serie di fattori non ultimo una certa sicurezza nel riuscire ad ottenere la condanna dell’inquisito. Anzi, molto spesso, è questo il fattore decisivo; ma quando si fosse deciso di procedere e quando si fosse arrivati ad una condanna o ad una assoluzione non ci sono più parole o chiacchiere possibili: innocente e te ne torni a casa e nessuno potrà più romperti le scatole, colpevole e fili in galera e sei tu a non poter più rompere le scatole. Il sistema giudiziario americano, come ogni umana cosa, ha i propri difetti e le proprie aberrazioni; la pena di morte è naturalmente la più evidente; ma, sottolineato questo tragico elemento, si può considerare esaustivo e aomunque garantista nel suo iter ordinario. In una città come Washington è, oggi nel 2013, impensabile che un politico possa continuare ad esserlo una volta soltanto sospettato di un reato; nella terra dei duelli e degli assassini a sangue freddo, oggi nel 2013, un politico riconosciuto colpevole, viene rinchiuso in un carcere a regime duro, non ha privilegi di sorta e sconta sino al termine la sua pena quando questa avesse un termine; in quella terra dove furono sterminati a migliaia indiani e neri africani importativi come schiavi, oggi nel 2013, E’ IMPENSABILE, che Barak Obama, o qualsiasi presidente fosse al suo posto, possa arzigogolare una qualche scappatoia per un ricco qualsiasi, peggio se anche politico, per impedire a costui di scampare dalla condanna, giusta o sbagliata che fosse. Oggi nel 2013 nella terra di Benjamin Franklin, Abramo Lincoln, Roosevelt e dello stesso Nixon o dell’amante delle stagiste Clinton, non si può parlare di grazia nei confronti di un evasore fiscale, di un indagato per corruzione di minorenni, di un puttaniere dichiarato ed utilizzatore finale. PERDONI PRESIDENTE, se dal mio piccolo, io mi permetto di RICORDARGLIELO. Dio non voglia, che LEI, da quel migliorista quale è sempre stato, preferisca rifarsi al detto partenopeo: “ CHI HA AVUTO HA AVUTO E CHI HA DATO HA DATO, SCORDIAMOCI IL PASSATO SIMM’ ‘E NAPULE PAISA’ … “.
Posted on: Sat, 10 Aug 2013 05:04:27 +0000

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