Francesco Crispi Da Wikipedia, lenciclopedia libera. Nessuna - TopicsExpress



          

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Francesco Crispi Francesco Crispi.jpg Presidente della Camera dei deputati Durata mandato 26 novembre 1876 – 26 dicembre 1877 Predecessore Giuseppe Biancheri Successore Benedetto Cairoli Presidente del Consiglio dei ministri del Regno dItalia Durata mandato 29 luglio 1887 – 6 febbraio 1891 Capo di Stato Umberto I Predecessore Agostino Depretis Successore Antonio Starrabba Durata mandato 15 dicembre 1893 – 10 marzo 1896 Capo di Stato Umberto I Predecessore Giovanni Giolitti Successore Antonio Starrabba Dati generali Partito politico Sinistra storica Francesco Crispi (Ribera, 4 ottobre 1818 – Napoli, 12 agosto 1901) è stato un patriota e politico italiano. Fu presidente del Consiglio dei ministri del Regno dItalia nei periodi 29 luglio 1887 - 6 febbraio 1891 e 15 dicembre 1893 - 10 marzo 1896. Indice [nascondi] 1 Biografia 1.1 I primi anni 1.2 Lazione antiborbonica 1.3 Lesilio 1.4 La spedizione dei Mille 1.5 La politica nel Regno dItalia 1.5.1 Presidente della Camera e ministro 1.5.2 Presidente del Consiglio 1.6 Luscita di scena 2 Onorificenze 3 Stemma 4 Note 5 Bibliografia 6 Voci correlate 7 Altri progetti 8 Collegamenti esterni Biografia[modifica | modifica sorgente] I primi anni[modifica | modifica sorgente] Nacque a Ribera, in provincia di Agrigento, il 4 ottobre del 1818, figlio del commerciante di granaglie Tommaso Crispi (1793-1857), il quale ricoprí la carica di sindaco di Ribera dal 1834 al 1836 e dal 1848 al 1849 [1], e di Giuseppina Genova. Crispi discendeva per via paterna da una famiglia arbëreshë originaria di Palazzo Adriano (in provincia di Palermo), paese in cui trascorse linfanzia:[2] suo nonno Francesco era un sacerdote della chiesa cattolica italo-greca e lo zio Giuseppe vescovo e rettore del seminario greco-albanese di Palermo, dove lo stesso Francesco andò a studiare dal 1828 al 1835, dopo aver frequentato le elementari a Villafranca Sicula.[3] Nel 1837, allinsaputa dei genitori, prese in sposa Rosa DAngelo, una popolana da cui ebbe due figli, morti entrambi nel 1839 così come la loro madre.[4] Iscrittosi alla facoltà di giurisprudenza dellUniversità di Palermo, vi fondò e diresse LOreteo. Nuovo giornale di utili conoscenze e letteratura (1839-1841), caratterizzandolo in chiave romantica, antitradizionalista e di lotta al potere costituito.[5] Lazione antiborbonica[modifica | modifica sorgente] Stampa allegorica del 1850 raffigurante la cacciata dalla Sicilia delle truppe napoletane (Pulcinella) allinizio della rivoluzione indipendentista. Dopo la laurea (1843), nel 1846 si trasferì a Napoli, dove iniziò ad esercitare la professione di avvocato dedicandosi nel contempo allattività cospirativa contro il regime borbonico. Il 12 gennaio 1848, allo scoppio della rivoluzione indipendentista siciliana a Palermo, che avrebbe portato alla creazione delleffimero Stato di Sicilia, si affrettò a rientrare nellisola e prese parte attiva agli avvenimenti organizzando militarmente gli insorti e guidandoli alla vittoria. Contemporaneamente fondò un proprio giornale, LApostolato, in cui sostenne la proposta federalista per il futuro stato italiano.[6] Eletto nel ripristinato Parlamento di Sicilia, fu anche chiamato a far parte del governo provvisorio siciliano. Lesilio[modifica | modifica sorgente] Dopo la restaurazione del governo borbonico (15 maggio 1849), fu escluso dai benefici dellamnistia e costretto a rifugiarsi in Piemonte, dove cercò invano di ottenere un impiego come segretario comunale di Verolengo e si ridusse a sbarcare il lunario facendo il giornalista per diversi fogli della sinistra. In questo periodo tenne contatti epistolari con Mazzini, ma studiò e apprezzò anche le idee politiche di Carlo Cattaneo. Coinvolto nella cospirazione mazziniana di Milano del 6 febbraio 1853, fu espulso dal Piemonte e trovò rifugio prima a Malta, poi a Londra e in seguito a Parigi. A Malta sposò Rosalia Montmasson, lunica donna che avrebbe partecipato direttamente allavventura dei Mille partendo con il corpo di spedizione. I due vissero poi insieme per oltre venticinque anni. Nel 1858 si trovava ancora nella capitale francese e, secondo quanto affermato da Carlo Di Rudio nel 1908, partecipò attivamente allattentato dinamitardo di Felice Orsini contro Napoleone III. Espulso anche dalla Francia, raggiunse Mazzini a Londra e si trasferì poi a Lisbona, continuando dovunque a cospirare per il riscatto dellItalia e della sua Sicilia. Il 15 giugno 1859 rientrò in Italia dopo aver pubblicato una lettera in cui non condivideva lentusiasmo generale per la guerra contro lAustria, si opponeva allingrandimento del Piemonte e si proclamava fautore di uno stato italiano unito e repubblicano. Per due volte quellanno visitò, in incognito e correndo gravi rischi, varie città siciliane per preparare linsurrezione del 1860. Aderì[7] alla massoneria, 33º grado del Grande Oriente dItalia, di cui erano membri Agostino Depretis, Giuseppe Zanardelli e Giosuè Carducci. La spedizione dei Mille[modifica | modifica sorgente] Mentre la sua intransigenza democratica e repubblicana cominciava a vacillare di fronte al successo della Seconda guerra di indipendenza italiana, fu attratto dalla personalità di Garibaldi e, giunto a Genova, organizzò insieme a Bertani, Bixio, Medici e lo stesso Garibaldi la spedizione dei Mille, di cui divenne il massimo promotore. Un suo stratagemma permise di aggirare le esitazioni del condottiero nizzardo, riuscendo così a far salpare la spedizione il 5 maggio del 1860 ed egli stesso vi prese parte insieme alla moglie. Dopo gli sbarchi a Marsala il giorno 11 e a Salemi il 13, Garibaldi fu proclamato dittatore della Sicilia con le parole dordine «Italia e Vittorio Emanuele». Caduta Palermo, Crispi fu nominato Ministro dellInterno e delle Finanze del governo siciliano provvisorio, ma fu presto costretto a dimettersi a seguito dei contrasti fra Garibaldi e gli emissari di Cavour sulla questione dellimmediata annessione allItalia. Nominato segretario di Garibaldi, Crispi ottenne le dimissioni di Depretis, che Garibaldi aveva nominato dittatore in sua vece, e avrebbe sicuramente continuato ad opporsi risolutamente al Cavour a Napoli, dove era stato nominato da Garibaldi Ministro degli Esteri, se larrivo delle truppe regolari italiane non avesse portato allannessione del Regno delle due Sicilie allItalia e poi al ritiro di Garibaldi a Caprera e alle dimissioni dello stesso Crispi. La politica nel Regno dItalia[modifica | modifica sorgente] Nel 1861 si candidò per la sinistra alla Camera dei deputati nel collegio di Palermo, ma venne battuto. Tuttavia aveva presentato la sua candidatura, grazie a un caro amico siciliano, il repubblicano Vincenzo Favara, anche nel collegio di Castelvetrano; qui Crispi, pur essendo sconosciuto ai più, risultò vincitore grazie alla campagna propagandistica svolta dal suo grande elettore, che organizzò anche una raccolta di fondi per consentire al neo-deputato, allepoca in gravi ristrettezze economiche, di recarsi a Torino per linaugurazione del Parlamento. Nella capitale, dove allinizio condusse una vita grama, incontrò don Bosco, da cui ricevette aiuto e sostentamento.[8] Alla Camera Crispi acquistò la fama di essere uno dei membri più combattivi e irruenti del partito repubblicano. Nel 1864, tuttavia, si convertì alla fede monarchica, pronunciando la famosa frase, in seguito ripetuta nella sua corrispondenza con Mazzini: «La monarchia ci unisce, la repubblica ci divide». Fu affiliato alla Massoneria del Grande Oriente dItalia nella Loggia romana Propaganda Massonica e raggiunse il 33º ed ultimo grado del Rito Scozzese Antico e Accettato[9]. Nel 1866 declinò la proposta di entrare nel governo Ricasoli e nel 1867 si adoperò per impedire linvasione dello Stato Pontificio da parte dei garibaldini, prevedendo la conseguente reazione francese. Fu comunque lui a salvare Giuseppe Garibaldi, prendendolo in consegna alla stazione di Monterotondo e scortandolo fuori dello Stato Pontificio prima che i francesi potessero catturarlo. Allo scoppio della guerra franco-prussiana del 1870 si mosse energicamente per impedire la progettata alleanza dellItalia con la Francia e per trasferire a Roma il governo Lanza. Presidente della Camera e ministro[modifica | modifica sorgente] Dopo lavvento al potere della Sinistra nel novembre 1876 fu eletto Presidente della Camera. Nellautunno del 1877 si recò a Londra, Parigi e Berlino per una missione di carattere riservato, avendo così occasione di stabilire cordiali relazioni personali con Otto von Bismarck. Nel frattempo il rapporto con la moglie si fa burrascoso. Lui è sempre più distante e sostiene che le loro nozze non hanno mai avuto validità. Il 26 gennaio 1878 prende in moglie Lina Barbagallo, giovane e avvenente leccese, di nobile ceppo borbonico, dalla quale aveva avuto una figlia cinque anni prima. Il matrimonio è celebrato in casa perché nessuno sapesse niente. Nonostante gli sforzi, però, la notizia trapela e la stampa lo accusa di bigamia ponendogli alcune domande sulla sua moralità e sulluso pubblico del suo potere. Ben sei domande dalle colonne de Il Piccolo, il quotidiano più accanito. I giornali rivendicano il diritto di intervenire sulla questione, sottolineandone la valenza pubblica. Crispi replica che sono fatti privati e a quelle sei domande non risponde. Lo scandalo coinvolge anche la regina Margherita di Savoia, la quale si rifiuta pubblicamente di stringere la mano al ministro Crispi, dopo aver presa visione della copia fotografica dellatto di matrimonio celebrato a Malta. Perde la fiducia del re ed è costretto a dimettersi da ministro. La magistratura apre uninchiesta per bigamia che si conclude con un giudizio a suo favore, avendo i giudici accertata lirregolarità formale del matrimonio maltese, dovuta al fatto che il prete celebrante era in quel momento sospeso a divinis per la sua attività patriottica. Un processo breve, anzi brevissimo. Crispi è infatti ancora forte, nonostante le dimissioni, e la magistratura, piegata alle esigenze politiche, è sensibile al potere dominante. Vignetta caricaturale su Crispi, raffigurato come il pallone aerostatico Ciccio, pubblicata sul n. 36 (1895) del giornale umoristico di Bologna La Rana. Il titolo recita: «Globo furbovolponico-politico-aerostatico a prova di bomba e pistola». Per nove anni la carriera politica di Crispi ebbe un periodo di stasi, ma nel 1887 ritornò in carica come ministro degli Interni nel governo di Agostino Depretis. Presidente del Consiglio[modifica | modifica sorgente] Succedette a Depretis come Presidente del Consiglio lo stesso anno, a causa della morte del vecchio camaleonte della politica, già da tempo facile obiettivo delle critiche dellopposizione per la disfatta coloniale a Dogali e logorato anche nella salute. Nel 1888 Crispi istituì, sul modello tedesco, la Segreteria della Presidenza del Consiglio dei ministri, ponendovi a capo il magistrato sorrentino Francesco Saverio Gargiulo. Nel 1889 approvò il nuovo codice penale di Giuseppe Zanardelli, che introduceva importanti novità in senso progressista, come la libertà di associazione e di sciopero per la prima volta in Europa e labolizione della pena di morte. In campo economico, adottò una politica protezionistica, imponendo dazi doganali sui prodotti commerciali. Sviluppò anche lapparato industriale soprattutto nella metallurgia e siderurgia. Il 13 settembre 1889 fu vittima di un attentato da parte di Emilio Caporali, giovane repubblicano pugliese, che lo colpì con un sasso al viso mentre passava con la figlia in carrozza scoperta per le strade di Napoli. Benché motivasse il suo gesto come un atto politico-sociale, Caporali fu arrestato e, considerato pazzo, segregato in manicomio. Nel 1891 Crispi dovette lasciare il governo a di Rudinì. Alla caduta del successivo governo Giolitti, causata dallo scandalo della Banca Romana, Crispi ridivenne Presidente del Consiglio. In questa occasione il suo governo assunse un carattere sempre più conservatore e autoritario (e per questo fu celebrato dal regime fascista come il proprio precursore), reprimendo con severità i disordini operai, intervenendo contro il movimento dei Fasci siciliani e sciogliendo nel 1894 il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani. Ebbe in questo periodo come suo segretario personale, lo scrittore scapigliato e diplomatico milanese Carlo Dossi. Una delle sue prime iniziative da capo del governo fu quella di recarsi in visita da Bismarck, che desiderava consultare riguardo al funzionamento della Triplice Alleanza. Basando la propria politica estera su tale alleanza, integrata dal trattato navale con la Gran Bretagna (il cosiddetto naval entente). In politica interna Crispi completò ladozione dei codici sanitario e commerciale e riformò lamministrazione della giustizia. Antonio Gramsci nei suoi quaderni dal carcere, parlando del Risorgimento, ne offre un ritratto politico; egli descrive il politico Crispi come un uomo energico, risoluto e fanatico, ossessionato dallunità politico-territoriale del paese; in nome della quale è disposto, sebbene sconsigliato da Cavour, a trattare il Mezzogiorno con gli stati di assedio, introducendo in Sicilia i tribunali marziali contro chi ne voleva il distacco dal resto dItalia. Gramsci aggiunge che Crispi non esita a gettare il Mezzogiorno e le isole in una crisi commerciale paurosa, pur di rafforzare lindustria settentrionale che poteva dare al paese unindipendenza reale e avrebbe allargato i quadri del gruppo sociale dominante. Luscita di scena[modifica | modifica sorgente] La sconfitta del Regio Esercito ad Adua, nel 1896, provocò non solo la crisi del suo governo ma anche la sua definitiva uscita dalla scena politica. Crispi fece unultima apparizione pubblica a Roma quattro anni più tardi, per assistere, defilato, ai funerali del re Umberto I, il sovrano amico che aveva condiviso il suo ideale di politica di potenza per lItalia unita. Morì a Napoli il 12 agosto 1901. Onorificenze[modifica | modifica sorgente] Cavaliere dellOrdine Supremo della Santissima Annunziata - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dellOrdine Supremo della Santissima Annunziata — 1888 Cavaliere di Gran Croce dellOrdine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dellOrdine dei Santi Maurizio e Lazzaro — 1888 Cavaliere di Gran Croce dellOrdine della Corona dItalia - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dellOrdine della Corona dItalia — 1888 Cavaliere dellOrdine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dellOrdine militare di Savoia Medaglia commemorativa dei 1000 di Marsala - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia commemorativa dei 1000 di Marsala Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre dIndipendenza - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre dIndipendenza Medaglia a ricordo dellUnità dItalia - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia a ricordo dellUnità dItalia Stemma[modifica | modifica sorgente] Image Stemma Orn.ext.BaroneAnnunziataCollare.png Coa fam ITA crispi.jpg Francesco Crispi Barone, Cavaliere dellOrdine Supremo della Santissima Annunziata Dargento, al castagno al naturale terrazzato di verde. Dietro allo scudo sono presenti le insegne della Santissima Annunziata. Note[modifica | modifica sorgente]
Posted on: Tue, 03 Dec 2013 17:35:05 +0000

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