HIGHLANDERS E’ un’esigenza, quella di associarsi, talmente - TopicsExpress



          

HIGHLANDERS E’ un’esigenza, quella di associarsi, talmente importante che viene disciplinata dalla Legge, che la definisce: riunione, volontaria e temporanea, di individui che perseguono uno scopo comune non economico e senza fini di lucro. La Costituzione italiana (art. 18) riconosce ai cittadini il diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati, dalla legge, ai singoli. Quello di associarsi è un istinto diffuso a tutte le latitudini, e noi a Palma non siamo un’eccezione. Infatti nel nostro paesello è un continuo fiorire di nuove associazioni. Ve ne sono di vari tipi, con una leggera prevalenza di quelle che si limitano al cazzeggio quotidiano, e un leggero deficit di quelle che propongono impegno vero. Il prevalere delle associazioni “contemplative” su quelle “operative”provoca diversi problemi. In primo luogo vi sono poche associazioni, e quindi poche persone, che lavorano per affrontare la miriade di disgrazie che quotidianamente ci attanaglia. E questo, spesso, lo fanno in silenzio e con l’unica gratificazione di aiutare il prossimo. In secondo luogo vi sono una caterva di persone che, analizzano, rilevano, sollevano, studiano, scrivono, segnalano, espongono, ma che non mettono un dito nell’acqua calda. E questo, spesso, lo fanno nella caciara totale e con l’unico scopo di aiutare se stessi. La vita delle associazioni “operative” è molto più difficoltosa di quelle “contemplative”, le prime debbono dare risposte a richieste, in maniera concreta e spesso immediata. Le “contemplative” se la pigliano comoda (sono fatte per questo); nell’ organizzare un seminario, andare a fare il giro pizza, allestire una mostra o leggere poesie, è più importante decidere l’abito da indossare che tutto il resto. Le “operative”, se riescono a coinvolgere, anche pochi individui, il più delle volte danno vita a gruppi fortemente convinti e motivati, che saranno in grado di superare ogni ostacolo (umano), che si troveranno di fronte. Le “contemplative” , il più delle volte commettono un peccato originale, quello di non stabilire lo scopo comune, e cioè dire chiaramente quali sono le intenzioni di ognuno. E’ come se sotto l’atto costitutivo, venisse messo un foglio di carta carbone, e sotto ancora un certificato di morte. E qui inizia il vero lavoro delle “contemplative”, quello di evitare che ciò che tutti sanno, venga reso pubblico. Avete mai letto, contrariamente alla nascita, un’articolo che annunci la morte di un’associazione? Putiti stari frischi. Le “contemplative” diventano delle highlanders, non c’è modo di sopprimerle, e con loro i relativi presidenti. A Palma, se uno è presidente in qualsiasi minchiata, lo rimane per sempre. Succede anche agli effimeri presidenti di seggio elettorale. Se l’esistenza delle “operative” è difficoltosa, la vita e la morte delle “contemplative” è pietosa. Sono come la colla per topi, se la tocchi non te ne liberi. Ad un certo punto diventano (le contemplative) un fardello anche per le “operative”. Negli ultimi tempi mi è capitato di avere a che fare con un presidente contemplativo che mi ha detto queste testuali parole: non sappiamo cosa fare, per favore ci puoi coinvolgere in qualcosa? Mi è venuta in mente la stessa risposta che state pensando voi, ma siccome il dialogo era istituzionale, non l’ho detta. L’associazionismo che, nel resto del mondo, si preoccupa di risolvere problematiche comuni, da noi è diventato un problema. Propongo di costituire un’associazione per l’eutanasia delle associazioni tenute in vita artificialmente.
Posted on: Thu, 08 Aug 2013 15:49:51 +0000

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