Hiroshima Giappone, O9.32 ora locale, del 6 agosto 1945. La vita - TopicsExpress



          

Hiroshima Giappone, O9.32 ora locale, del 6 agosto 1945. La vita scorre abbastanza tranquilla, come può scorrere la vita durante una guerra, la città è popolata da 300.000 persone. La domenica mattina a quell’ora si può correre per il parco, si può essere in procinto di sposarsi, si può essere testimoni della nascita di una nuova vita. Sempre con le orecchie tese, ad ascoltare le sirene che a quel tempo annunciavano attacchi aerei, perché la guerra era arrivata alle porte del Giappone la presa di IWO JIMA, nonostante la propaganda del Sol Levante, era stata un massacro, una prova di forza per stabilire chi dovesse dettare le regole, perché intanto era già quasi pronto qualcos’altro che avrebbe terminato la guerra. Ore 09.33 Le trecentomila persone continuano a fare quello che hanno sempre fatto: vivere e sobbarcarsi la quotidianità delle azioni, nessuno alzava gli occhi al cielo, nessuno aveva sentito sirene e rumori di aerei, la guerra era ancora non abbastanza vicina. Il signor Nakamoto Suzuki era nel suo orto a raccogliere i primi pomodori, da portare a tavola per ringraziare la terra che li aveva fatti crescere, per strada c’era una fila di persone che si recava nella vicina chiesa per il matrimonio tra Hirosci Sato e Ju Manji Kavasaki, era tutto pronto; la vita scorreva come al solito, ma un rumore di un solo aereo aveva fatto alzare gli sguardi di tutti verso il cielo. Un solo aereo, che mai potrà fare un solo aereo, il signor Nakamoto avrà pensato è un aereo da ricognizione, i due sposi pensavano no non adesso magari dopo ne arriveranno altri, ma confidiamo sulla nostra contraerea un solo aero non può vincere la guerra da solo, noi ci incamminiamo Ore 09.34 il dottor Teztuia Sgahsi ha appena fatto partorire la Signora Kimoto, è il primo vagito di una nuova vita. Ore 09.35 l’aereo è sopra il ponte: il pilota è arrivato a destinazione, il puntatore ha centrato il bersaglio e l’addetto alla bomba ha innescato il meccanismo. Una bomba, una bomba sola e diretta verso un ponte. Gli americano stanno finendo le munizioni o questa è l’unica cosa avanzata dopo il combattimento contro la reale contraerea Nipponica? Questo potrebbero aver pensato i 300.000 abitanti della città di Hiroshima, ma quel sibilo perché è cosi sinistro e diverso dagli altri? E perché l’aereo sta cabrando cosi velocemente? Queste domande cominciavano a ronzare nella testa di chi aveva alzato gli occhi al cielo. Nessuno sa realmente quanto impiegò dal momento del rilascio al momento dell’innesco… diecimila metri d altezza sono tanti, però la bomba era più pesante delle altre, voglio ipotizzare 3-4 minuti. In quei tre-quatto minuti in cui tutti hanno cominciato a sentire il sibilo e mano a mano a vedere l’ordigno arrivare pensavano “Via tutti nei rifugi†ma la Bomba esplode e il cielo limpido del 6 agosto di colpo si tinse di rosso e nero. Il mondo si chiuse in un triste sudario. I 4000 kg di little boy da quando ha lasciato la pancia dell’aero, è innescata. E durante la sua picchiata diventa sempre più veloce. A 500 metri sopra le verticale del ponte la carica esplosiva contenuta all’interno della camicia di acciaio bluastro del ragazzino fanno partire un proiettile di uranio che va a colpire la massa radioattiva. Alle ore 09.41 del 6 Agosto del 45 si scatenò l’inferno, presumibilmente 6 minuti dal rilascio della bomba al suo impatto, ma se l’orario dell’impatto è molto preciso, quello relativo al rilascio potrebbe essere in difetto, 5 minuti, il tempo che passa tra la vita e la morte di 200.000 esseri umani nel lasso di 5 secondi, 200.000 storie da non poter più raccontare, 200.000 sogni di un futuro troncato. L’elenco delle vittime è scritto da qualche parte, il numero esatto di bambini donne uomini, ai quali si aggiungeranno altri 20.000 morti nella notte, 50.000 consumati entro un anno dalle radiazioni… 200.000 in tutto, cifra tonda stabilita per comodità, forse per difetto, 200.000 storie che non possono essere raccontate, perché nessuno può raccontarle. Queste le brevi notizie date allora. “Tokyo – 8 Agosto – Radio Tokyo informa che la bomba atomica ha letteralmente polverizzato tutti gli esseri viventi che si trovavano a Hiroshima. I morti e i feriti sono assolutamente irriconoscibili e le autorità non sono in grado di fornire dati circa il numero approssimativo delle vittime. La città è un immenso cumulo di rovine†(Prima pagina del Corriere Lombardo, dell’8 agosto 1945). “Londra, 5 settembre – Il corrispondente speciale della Reuter, Peter Burchett, telegrafa che quanti sono ancora vivi senza nessuna ragione apparente, la loro salute comincia a declinare. Perdono l’appetito. I loro capelli cadono. Il loro corpo si cosparge di macchie azzurrognole. Le orecchie, il naso e la bocca cominciano a sanguinare. E poi muoiono†(Comun. Ansa, 5 settembre, ore 21,15) “Londra, 8 settembre – Riferendo le ultime cifre rese note alle autorità, la Domei ha dichiarato oggi che 254.000 persone sono rimaste vittime della bomba ad Hiroshima. 60.000 sono morte bruciate istantaneamente, 60.000 per ferite, 10.000 sono scomparse, 14.000 sono gravemente colpite e 100.000 leggermente. Soltanto 6.000 dei 250.000 abitanti della città sono rimasti incolumi. Ora lo sappiamo quel mattino il cielo sopra Hiroshima ha visto la fine dei sogni di tutti, le scorie radioattive non si possono nascondere né eliminare definitivamente, si può cercare di bonificare, di mettere in stato di sicurezza, ma i sommergibili nucleari affondano, le centrali nucleari scoppiano, gli uomini testano ancora ordigni sempre più potenti. E la natura si ribella: scoppiano epidemie, tsunami, terremoti, cambiamenti climatici, ma tutto questo non è servito a niente… troppa poca informazione su questi argomenti: a scuola si usa la data del 6 agosto solo per dire che segnò l’inizio della fine della 2 guerra mondiale. Nessuno racconta la storia di 200.000 persone che avevano i nostri sogni e che nel giro di 4 minuti sono stati spenti, spezzati. Oggi voglio dedicare un minuto della mia vita per fare una preghiera al signor Suzuki al suo orto, ai due sposi Horoshi Sato e il Marito Ju manji Kawasaky Alla signora Kimoto e alla sua bambina o bambino, al dottor Teztuia. Anche se queste storie sono inventate, anche se questi nomi non esistono, sono solo frutto di una fantasia. Voglio lo stesso dargli un minuto della mia vita, per fargli riassaporare il sapore delle cose, per cui oggi annuserò le rose e soffierò il loro profumo verso il cielo. Sperando che la radioattività gli permetta di oltrepassare la stratosfera e di raggiungere tutte le persone cadute per le guerre.
Posted on: Tue, 06 Aug 2013 10:16:06 +0000

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