Ho capito che posso vincere. 26 Luglio 2012 SOKAHAN/BYAKUREN | - TopicsExpress



          

Ho capito che posso vincere. 26 Luglio 2012 SOKAHAN/BYAKUREN | STAMPA | di Roberto P. Cagliari Mi chiamo Roberto e quest’anno compirò 35 anni. Ho conosciuto la pratica nel 2006, come tanti ho iniziato a praticare per curiosità, abile com’ero a muovermi nel mio mondo ristretto, fatto di abitudini e piccole soddisfazioni fugaci. Dopo molti rinvii, arrovellamenti e rassicurazioni, nel 2008 ho ricevuto il Gohonzon, e quasi subito sono entrato a far parte della squadra sokahan. Recitando Daimoku e facendo attività di protezione ho ricevuto davvero tanti benefici, e superato ogni volta gli ostacoli che incontravo. Tra tutte le esperienze che questa stupenda attività mi ha regalato, quella che vi voglio raccontare è una vittoria intima e speciale: parla di me e di come sono riuscito a sconfiggere il mio peggior demone, quello di non avere fiducia in me stesso. Per me non esiste vittoria più grande. L’anno scorso mi fu proposto di far parte della squadra sokahan che avrebbe protetto il grande Meeting europeo del 22 ottobre 2011 a Roma, per il cinquantesimo anniversario della prima visita del presidente Ikeda in Europa. La notizia mi riempì di orgoglio! A me, che faticavo a darmi fiducia nella più piccola azione di vita quotidiana, veniva affidata la responsabilità di proteggere un evento così determinante per il movimento di kosen-rufu! Nei mesi di preparazione all’attività del 22 ottobre ero stato preso dall’ansia di tener testa a tutti i cambiamenti; completamente concentrato sui vari impegni non mi rendevo conto di come la mia vita si stesse aprendo e di quanto ne fossi felice. Grazie alla pratica e alla mia rivoluzione umana avevo ricevuto grandissimi benefici: una nuova casa, il lavoro di fumettista, che avevo sempre sognato. Ma la mia insicurezza mi spingeva a guardare solo le difficoltà, e mi sussurrava all’orecchio “non lo meriti, tu non ce la fai, non sei all’altezza!”. La gioia di lavorare disegnando si era trasformata in ansia per le scadenze e le aspettative dei committenti. La nuova casa non si liberava e la condizione di figlio a casa dei genitori mi frustrava. Ero diviso tra quello che realmente volevo e quello che sentivo di meritarmi, col cuore imprigionato dalla paura di non farcela. Tutti i benefici che avevo ricevuto si erano ridotti a impegni da assolvere, e anche l’attività sokahan era diventata l’ennesimo impegno, quasi una banale giornata di volontariato. Andai alla riunione di preparazione a Cagliari, deciso a rinunciare all’attività. Ma alcune delle parole che mi dissero mi rimbombarono dentro: “stai solo fuggendo, Roberto! Puoi continuare a fuggire ma ogni volta che incontrerai degli ostacoli penserai sempre di non farcela e scapperai. Questa occasione del meeting è grandissima. Non sprecarla!” Cambiò qualcosa dentro di me. Improvvisamente mi resi conto che ero pieno di paura e sconforto, non facevo altro che dire “ma” e “però”. Tutto per me era diventato un “devo” e non più un “voglio”. Al posto di ringraziare la mia vita per i benefici che stavo ricevendo, mi condannavo perché mi trovavo in una situazione che non sapevo come affrontare. Tornai a casa a Macomer con uno strano formicolio dentro. Avevo la possibilità, per una volta, gettare il cuore oltre l’ostacolo e avere fiducia nella mia vita. Quella notte pensai e ripensai. Una nuova determinazione crebbe dentro di me. “E va bene” mi dissi “lotterò senza indietreggiare, vediamo un po’ quel che succede!”. La mattina successiva chiamai il mio responsabile: “va bene, vengo!”. Rinnovai la mia determinazione, perseverai recitando un Daimoku battagliero, e la risposta dell’ambiente non si fece attendere: arrivarono i soldi che mi mancavano e feci il biglietto. Pochi giorni dopo mi arrivò il messaggio con i dettagli sulle postazioni da dove le squadre avrebbero protetto il meeting. Ero stato assegnato alla Stazione Termini di Roma! Dopo tutti i sacrifici, la determinazione di spingermi oltre i miei limiti, di credere nella mia vita, di affidarmi al Gohonzon… io di quella storica riunione non avrei sentito neanche l’odore. Ci rimasi male. Non ci trovavo nessun senso. Di nuovo fui assalito dai dubbi, ma nonostante tutto sentivo una carezza gentile sul cuore, una dolce carezza che mi invitava ad andare avanti. Questa carezza, la riconobbi dopo, era la mia Buddità. In preda a sentimenti contrastanti, mi svegliai la mattina del 21 ottobre, giorno della partenza per Roma. Poco dopo ricevetti un sms: “i treni non viaggiano c’è sciopero”. Subito iniziai a preoccuparmi, pensai a tutti i chilometri che mi separavano dall’aeroporto, il ragionamento mentale metteva il cuore all’angolo. Ma all’improvviso sentii quella carezza gentile. Il peso delle ansie si fece più leggero. Tutto rimase fermo al suo posto. Cambiai io. E determinai di vincere. Chiamai varie stazioni per avere notizie. Lo sciopero era regionale, nessuno sapeva quanti e quali treni viaggiassero. Non mi restava che andare in stazione e sperare. Il mio treno arrivò e ripartì in orario; il capotreno però mi disse che forse ci saremmo fermati a Oristano. Se non avesse proseguito per Cagliari avrei perso l’aereo. Ricordo bene quella mattinata, quel viaggio. Tutto il Daimoku che avevo recitato davanti al Gohonzon era diventato a poco a poco, senza che me ne accorgessi, una determinazione indistruttibile, che non poteva essere scossa dalle avversità. Rileggevo la Nuova Rivoluzione Umana, e mi colpì una frase: il Budda osserva tutti i nostri sforzi. Le azioni coraggiose incise nella nostra vita diventeranno la causa per aprirci a un brillante futuro. La strada cosparsa di avversità diventerà quindi l’aureo sentiero che ci condurrà sulla vetta della vittoria (NRU 24, 9° puntata). Mi sentii un pioniere. Per la prima volta avevo fiducia in me, in tutte le preghiere fatte. Per una volta mi sentivo meritevole di rispetto, ero onorato di far parte di questo movimento, onorato di essere un sokahan, certo di esserne degno. Il capotreno tornò e quasi incredulo mi disse: “proseguiamo per Cagliari!”. Raggiunsi l’aeroporto senza intoppi. Atterrati a Roma, io e il mio responsabile vedemmo gli staff byakuren e sokahan accogliere i membri in arrivo da tutta Europa, e andammo loro incontro. I sorrisi, la cordialità e l’affetto sincero che percepii mi fecero capire l’importanza dell’attività di protezione, quanto sia essenziale avere un cuore che davvero desidera realizzare kosen-rufu. Un cuore che si sa mettere a disposizione completa delle persone, che sente la gioia sublime del dare, indipendentemente da ciò che si riceve. Tutto l’aeroporto era disseminato di giovani leoni e leonesse e provai l’indescrivibile sensazione di essere a casa, di essere al sicuro e protetto. Non dimenticherò mai quella sensazione. Finalmente sentivo il mio cuore capace di donare! La mia attività a Termini fu fantastica, e l’applauso che ci fecero le comitive in partenza dopo il meeting valse tutto ciò che avevo affrontato. Ringraziai di cuore me stesso e quella sensazione di gratitudine per la mia vita. Anche se per tutta la vita farò i conti con la mia insicurezza, ho capito che posso vincere. L’attività di protezione a Roma mi ha mostrato chiaramente come fare: affidarmi alla mia vita, avere fiducia nel Gohonzon e nella Legge mistica. Ora voglio superare del tutto gli ultimi limiti mentali e gli ultimi dubbi, e realizzare una nuova esperienza tangibile ancora più grande attraverso il voto di prendermi cura della felicità di ogni singola persona!
Posted on: Thu, 08 Aug 2013 04:53:46 +0000

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