“ … Ho conosciuto mattine in cui le immagini a - TopicsExpress



          

“ … Ho conosciuto mattine in cui le immagini a ritroso avevano la capacità di stroncarmi ancor prima che io me le riuscissi a nascondere Muovendo un passo verso lo specchio nero. Arrivavano all’improvviso Poco prima dell’alba Senza nessun avvertimento. Silenziose come i virus si inoculavano dense dentro l’indefinibile forma del pensiero sfruttando alla perfezione il torpore notturno per conquistare avidamente l’ultima cella rimasta della notte. Vomitavano fotografie animate da gesti al rallentatore e parole prive di suoni luoghi confusi come risposte a domande rimaste in sospeso nel tempo Si trasformavano danzando In sensazioni provenienti da mondi che parevano lontani e sbiaditi Eppure adesso li Veri Davanti alla porta socchiusa del presente Barcollanti e alternate Come decasillabi fuori moda. Spesso Dopo aver assistito in silenzio alla loro proiezione sfuocata Mi piegavo col ventre sulle cosce incrociando le mani fino stringermi le caviglie Intimamente convinto che compattando la massa in una posizione fetale fosse più facile respingerle. Così Mi immergevo ad occhi chiusi in quel liquido amniotico d’aria e fumo Aspettando inerme il reflusso dei ricordi. Quando iniziava a mancarmi il fiato e a pulsare la testa premuta tra le ginocchia Solitamente se ne erano andate. Allora mi liberavo da quell’insolito abbraccio E cercando di vincere l’indolenzimento dei muscoli che mi carpivano i polpacci Mi dirigevo sulle crepe sottili del pavimento in mattoni rossi Fino alla piccola finestra del bagno che dava sulle colline scrutando nel vapore viola che urtava il cielo La loro scia indecifrabile … “ Sono lunghi 19 chilometri a piedi sotto la pioggia fine e insistente di questo prologo d’autunno anche se hai messo l’impermeabile cerato e gli anfibi invernali. Dopo un ora e mezza che cammini a fianco dell’anaconda scura che scende tortuosa da sud ovest verso la città ti senti avvolto da una patina umida e uniforme che di tanto in tanto anche se l’acqua non è ancora passata ti scuote in un tremito scomposto che dalla nuca ti prende le spalle fino alla spina dorsale scaricandosi Ormai esaurito in un lungo brivido di finto tepore. Allora pensi mentre riduci gli occhi a due tagli sottili se davvero ha senso la fatica dello sforzo il senso acido dello stremo o se tutto questo è solo figlio di un atavica paura in leggibile che ti impone svolgimenti assurdi al solo fine di allontanarla. Però continui a camminare senza nemmeno un ombrello o qualcosa da aprire che ti faccia da tettoia. Allora usi il cappuccio della felpa che spunta scuro e umido dallo spolvero nel tentativo vano di ripararti dal vento e dalle graffette di vetro che si attaccano piano nella cute porosa scendono insistenti figlie abbandonate di nuvole basse stese sopra il plastico cupo e deforme della campagna. Ogni tanto le trombe volgari e aperte di un camion che ti giunge roco alle spalle ti scuotono dal torpore esausto in cui sei calato riportandoti per qualche minuto alla realtà circostante. Vibri Con un solo pensiero rassegnato all’incedere dei tuoi passi sganciati e autonomi dalla tua volontà forma indefinibile di pioggia Forma indefinibile sempre. Sei li a snocciolare il rosario Che tieni al sicuro nella tasca destra dei pantaloni interrompendoti solamente per maledire una volta di più Nel caso servisse quel milione di sigarette accese nei giorni senza dimora che ti accorciano il respiro e ti fanno bruciare la gola come se invece di gocce fredde stessi inalando i vapori velenosi di un vulcano. Una volta lasciato il bivio con il serpe scuro Davanti agli ultimi 5 chilometri che si stendono sul lungo corridoio trafficato che ti immetterà sui viali cittadini alzi la testa passandoti la lingua sulle labbra bagnate. Frangente di sordidi orrori sorridi pensando che la parte più dura del pellegrinaggio sia passata. Poco più di un ora 2 al massimo e sarai dove hai sentito di andare. Sei ancora uno di quelli che nonostante tutto ai valori Al cognome Al dialetto Alle onde sommesse del sangue da il suo riluttante significato. Sollevato con 3 balzi di astio attraversi la strada e corri a ripararti sotto alla pensilina di un bar. Ti scrolli un po’ di acqua dalle spalle e con infinita calma ti accendi una paglia acida e gravosa. Ti fai portare un caffè doppio molto corretto e ti stupisci quando La ragazza fasciata di pochissimo tessuto Te lo porge. Che belle tettine mi deve avere. Neppure 30 anni e sa già la materia che capovolge il mondo. Prendi le bustine che ti hanno lasciato e lo addolcisci di zucchero. poi lo fai scendere lentamente in punta di labbra, Ostia nera Liquefatta e dolorosa penitenza del vivere che ti conquista lasciandoti l’anima dentro l’aroma forte e amaro che ti attraversa il corpo. Una dose d’ottimismo quasi insperata. Un minuto tronco Cavo Spremuto. Paghi lanci il mozzicone nella vela curva che solleva una macchina in corsa e riprendi a spingere sulle punte dei piedi con una nuova determinata cattiveria che non lascia spazio all’indolenzimento dei femorali sprecati o alla rigidità del collo quasi fossi appena partito dal tuo rifugio Quasi che l’avvicinarsi alla chiesa ti aiutasse a torcere al meglio le ultime forze che ti sono rimaste … È vero Farla a piedi con una giornata del genere è pure follia. Non sono più allenato a marce del genere anche se non lo voglio ammettere gli anni cominciano ad attirare la mia attenzione specialmente quando li chiamo di punto in bianco agli straordinari. Figli di puttana Figli di cagna sifilitica Figli del cuore Da quando ho aperto gli occhi ho un cerchio alle testa da paura e non riesco a farci nulla. Probabilmente è colpa di questa maledetta umidità padana alla quale avevo perso l’abitudine. Devo decidermi ad accendere quel cazzo di camino e mandare affanculo il timore di essere localizzato troppo presto. Quella che mi hanno dato è l’ultima parvenza di cascina abitata di tutto il versante nord del paese e per di più abusivamente. Sono vecchi fabbricati rustici risalenti all’inizio del secolo scorso un tempo almeno fino a 50 anni fa abitati dal coloni con le toppe al culo a mezzadria poi abbandonati a se stessi come beceri sdentati dentro a un bar di periferia in attesa che il progressivo crollo delle strutture abbatta definitivamente il valore per consentire ai nuovi acquirenti di comprarsi il tutto per una manciata d‘euro. Il ricovero che mi hanno destinato è al primo piano, dentro all’ex fienile. Mi hanno detto che è la parte meno umida e meno infestata da topi da insetti e da pipistrelli. due stanze, al grezzo prive di allacci, tirate su di nascosto magari di notte a ridosso della lesena sul muro di spina che fa da sostegno alla canna fumaria da una famiglia di extracomunitari Almeno 5 anni fa. Prima del mio arrivo me le hanno ripulite alla meno peggio e riempite di coperte puzzolenti scatolette e carta igienica in involucri di plastica trasparenti come fossero bicchieri. Per l’approvvigionamento dell’acqua mi servo di una piletta sotto la porta morta. Sul tavolo incamolito e sgangherato hanno lasciato la carpetta gialla che conosco a memoria Per chi non lo sapesse il mio colore preferito e una torcia elettrica a lanterna con una buona scorta di batterie. Ci sono un po’ di posate un paio di bicchieri sbeccati e alcuni piatti. Sulla parete nuda di quella che dovrebbe essere la camera da letto Troneggia morente e mesta un immagine della Madonna di Fatima. Sotto la mia branda Un odore steso sull’umidità e sulla promiscuità di questi giorni idioti. Non mi devo far vedere Non mi devo fa notare Dopo che sono morto come cazzo farei a farmi vedere in giro. Ho chiesto tutte le assicurazioni del caso. Ci mancherebbe Io Adesso Sono e il fatto che preghi non deve sconvolgere nessun piano per cui sono pagato. Devo stare attento al sudore. Con tutta la gente curiosa che c’è giù al paese se vedono un pennacchio di fumo uscire da quel rudere è la volta buona che una mattina mi sveglio con i carabinieri nel cortile. Meglio quindi cazzo di un Dio occhialuto continuare a caricare il materasso di panni che non mancano e mangiare scatolette di lumache viscide. In fondo si tratta di una destinazione provvisoria. Mica ci devo stare l’eterntà quassù In mezzo alla vita monotona e spensierata dei calli e delle rughe E degli assorbenti nei giorni sbagliati. Un paio di mesi passano in fretta e se tutto va bene prima di quel porco natale Salvo complicazioni che non ci devono essere Lurido cazzo NON CI DEVENO ESSERE Sono già tornato a crogiolarmi i maroni al sole asciutto e secco del marocco … Imbocchi lo stradone Te lo ricordi bene Stesso riluttante traffico di lavoratori sfiniti pulci senz’anima urli scomposti Branchie occluse di una nobiltà decadente. Stesse panchine bianche Posate sul fondo come relitti evasi dall’affondamento Scogli sfogliati che emergono rari dopo la mareggiata quotidiana. Anche alle strisce pedonali gira la testa. Un attimo prima erano sorde e cieche Ora si muovono Come lische di pesce in mezzo ad una fetta rettangolare di mare scuro e puzzolente. Ce l’hai fatta Ti dici. Ci sta un’altra paglia. Orrendo figlio di chissà che madre. Orrendo comunque. Orrendo sempre Orrendo come orrido fu quel giorno in cui scopristi tutti i tuoi difetti Celati sotto la coltre di un mantello di cortesia. Rutti e hai voglia di pisciare. Il caffè caldo non perdona. Stimola quel sacco trasparente No Cazzo Irriverente E ti fa venir voglia di prendertelo in mano e sfogarlo virile su tutto quello che ci sta sotto. Da quanto tempo non scopi? Sei in chiesa A fianco della navata centrale. C’è buio Quasi nessuna luce accesa Solo candele che ballano lente nel freddo del mattino Che pruriginoso si strofina sulle pareti di marmo. Solo coriandoli Tagli di stelle filanti appese acappi di Sentieri già pestati Marciapiedi di coltri notturne Senza nessun amore. Sei in ginocchio Sull’ultimo banco Le mani conserte attorno al rosario senza effige. Un vecchi ricordo Un quadrifoglio di piccole perle stese lungo alla catenina sottile … Ti prego Se tu puoi Ancora perdonami. Si viene a pregare a piedi Quando il mondo decade Quando si stacca come una foglia macera dal suo ramo indurito. Ti prego fa che non soffra. Che non soffra nessuno Anche dopo che l’ho fatto. Fammi tornare almeno un giorno Sulle sponde colorate di maggio e di aprile Su quei seni che conosci alla pefezione Su quel corpo che sa mettermi in pace. Fammi tornare dove dovrei. Fammi Imperativo perenne Precipitare con tutto quello che sono stato Nel posto buio e senza ciglia Dove dopo Quando sparisce il sole Noi non ce accorgiamo dell’ombra che ci segue … Esci poco prima di mezzogiorno Quando il sacrestano chiude la chiesa. Tremi Ma non gli dai importanza Assecondi Tacito Quel volere ossido dentro all’anima di Annibale Sfidante refuso di un epoca e di una leggenda. Sputi appena uscito alla luce gotica di un mattina affranta E non ti capaciti del fatto che chi ti vede Ti scarti a priori. Eppure Adesso ricordi quei giorni un cui il veleno Aveva un antidoto Una pioggia come in questo giorno d’autunno Che piange le figlie lasciandole cadere. Un’altra paglia Un altro rutto Un’altra preghiera Un altro brivido … Sto sempre peggio. Nemmeno mi reggo. L’acqua dentro di me non è più calda E il sangue Quel lurido sangue È un liquido rosso che scotta e che corre dove non lo posso vedere. Avrò 40 E non me frega un cazzo. Avrò ancora un ora e mi trascino un sorriso. Avrò tutto quello resta Dopo aver speso 20 di vita a dimenticare. Scosti In modo eccessivamente plateale Il lembo di impermeabile nero. Sogni il far west La polvere calda a invaderti il viso Sogni ruttando Sogni piangendo Sogni sprecando ogni attimo che ti rimane Rigurgito di un essere o di un ritaglio. Sogno Desiderio perfetto di un anima indomita Riconciliazione con la penombra che hai detto di vivere. Vaffanculo Devo uccidere. Vaffanculo devo morire. Adesso tutto tace Come hai sempre desiderato.
Posted on: Thu, 28 Nov 2013 17:19:09 +0000

Trending Topics



Recently Viewed Topics




© 2015