Ieri mi sono fissata a guardare mia nonna, a guardare con quanta - TopicsExpress



          

Ieri mi sono fissata a guardare mia nonna, a guardare con quanta meticolosità spostasse le briciole di pane da una parte all’altra. Una qui, una di qua. Una di qua e una di nuovo qui. Sorridendo le ho detto che avrebbe dovuto smetterla, ma lei mi ha fulminato con lo sguardo e mi ha risposto che qualcuno doveva farlo. Poi ha insistito per circa un’ora per lavare i piatti, per dare il cencio, per fare la lavatrice. Il problema è che non distingue una saponetta da un libro, a volte. A volte sì, a volte no. A volte è la nonna, a volte è un’estranea. A volte sono Susanna, a volte sono altro da me stessa. Per lei. Così non possiamo più lasciarle fare niente, se non con il nostro aiuto. Ricordo ancora il giorno in cui si è resa conto che, a causa dei suoi problemi alle gambe, non avrebbe più potuto andare in bicicletta. Le vennero le lacrime agli occhi e subito dopo, pur di non mostrarsi sofferente, iniziò ad inveire contro tutto e tutti. Ormai non fa più nemmeno male, fa soltanto tenerezza. E’ dolce quando è appena andata a letto e ci chiama e dice che deve andare a casa. E’ dolce, sembra una bambina. Inutile. So che si sente inutile, e questo forse la distrugge. Ma da fuori la cosa più brutta a cui stiamo assistendo è la totale perdita della dignità. Il suo pulirsi in maniera eccessiva, il suo rimettere le cose appena mangiate e inzuppare le dita nel suo stesso vomito, il suo non poter leggere, scrivere, guardare la tv, camminare, ricordare. Che ci sto a fare, se lo chiederà spesso in quei momenti ormai rarissimi di lucidità che le capitano. Che ci sta a fare ce lo chiediamo anche noi, però ieri mentre giocava con le briciole di pane, è entrata in casa mia nipote. Ha fatto un ingresso trionfale, cantando “tu mi fai girar come fossi una bambola" correndo e ridendo. Ho pensato che sì, è brutto diventare così, ma è così bello avere una marea di possibilità tra le mani, è così bello avere quattro anni, averli avuti, averne avuti dieci, venticinque, cinquanta, settanta. Aver dato un contributo al mondo, perché tutto sommato il mondo è il nostro posto, e non è mica poi tutto da buttare. A me piace, e di certo-se non morirò prima-un giorno anche io diventerò inutile. Ma non va bene l’aggettivo inutile: un giorno diventerò leggera, quasi impercettibile, e magari non lo ricorderò, ma ora che lo so lo scrivo: è bello Susi. E’ bello da morire, anche se hai un po’ di paura. Ti diverti e hai imparato a metterti la matita nera. Fai l’amore un sacco di volte e il tuo ragazzo è forte, ha tanta voglia di lavorare e di portarti in giro per il mondo. E la mamma? La mamma è nervosa, ma ti vuole tanto bene. Cara nonna, ci sono delle foto che testimoniano che sei stata felice. Mi dispiace, spero non faccia troppo male.
Posted on: Thu, 27 Jun 2013 15:49:27 +0000

Trending Topics



Recently Viewed Topics




© 2015