Il 31 dicembre 2013 è la data ultima per la “rivoluzione del - TopicsExpress



          

Il 31 dicembre 2013 è la data ultima per la “rivoluzione del cinema”, infatti dal primo gennaio 2014 tutte le sale cinematografiche d’Italia diranno addio alla vecchia pellicola e proietteranno in digitale. È il progresso! Ma lo è davvero? E, soprattutto, questa rivoluzione coinvolgerà tutte le sale proiettandole verso uno speranzoso futuro o invece sarà una rivoluzione elitaria? Il progresso non può identificarsi solo con l’innovazione tecnologica; il progresso è tale se l’innovazione tecnologica è funzionale al miglioramento e al benessere dell’uomo, della società e dell’ambiente. Ma quando la novità è imposta dall’alto senza considerare alcuni aspetti oggettivi dei luoghi in cui viene inserita e senza valutare le possibili nefaste conseguenze che potrebbe determinare, beh allora non si può parlare di progresso, ma piuttosto del suo contrario. Cerchiamo di chiarire meglio la riflessione analizzando proprio la situazione di molti cinema del nostro territorio. Un primo aspetto di rilevanza è il costo del digitale: circa 40.000 euro (senza IVA) è la cifra che ogni esercente dovrà investire per poter adeguare la sua sala di proiezione. Il costo riguarda una sola sala, per cui un cinema con più sale vedrà raddoppiare o triplicare questa cifra. In realtà, per far fronte a questa spesa e aiutare i piccoli cinema, pare che alcune regioni abbiano teso una mano offrendo un contributo a fondo perduto pari circa al 50% della spesa, quindi l’adeguamento risulterebbe, seppur con un po’ di sacrificio, accessibile a tutti. Eppure molti cinema rischiano di scomparire, perché il vero problema non è tanto il passaggio al digitale, quanto il costo delle proiezioni e la gestione della distribuzione dei film, affidata a majors che sono al tempo stesso produttori, distributori ed esercenti. Attualmente tali majors dominano il mercato stabilendo i costi delle pellicole in base a un principio discriminante e paradossale. Mentre nelle multisala (quelle di loro proprietà per intenderci!) e in gran parte dei cinema del centro e del nord il costo di una prima visione si basa sulla percentuale di incassi, per i cinema del meridione si ricorre a un sistema diverso, infatti per il noleggio di una prima visione la casa di distribuzione richiede immediatamente 3000 euro di minimo garantito. Tale disparità di trattamento ha diverse motivazioni, tutte riconducibili a un’unica fonte: il guadagno. Innanzitutto le case di distribuzione favoriscono e proteggono le loro multisala; inoltre impongono agli altri cinema costi così elevati sia perché fanno appello al pregiudizio diffuso del meridionale raggiratore sia perché l’impossibilità dell’esercente di versare tale cifra determina il movimento del pubblico verso le multisala. Insomma attualmente i piccoli cinema, quelli di paesi sperduti e dimenticati del meridione, quei cinema che per anni sono stati luogo di aggregazione, di incontro e di confronto, di crescita e di svago per generazioni di persone, a stento sopravvivono, a stento sostengono delle spese in perenne aumento: dalla pellicola alla corrente elettrica, dal riscaldamento alle tasse sugli immobili. Per ora riescono a boccheggiare, ma perdono quotidianamente una fetta del loro pubblico. E i paesi perdono delle istituzioni secolari che hanno contribuito al loro sviluppo, alla loro crescita culturale, al loro progresso. Tutto ciò accade in assoluto silenzio e tutto ciò continuerà ad accadere con l’imposizione del digitale finché si giungerà alla definitiva scomparsa di queste piccole, ma importanti realtà. Infatti, nonostante la produzione di un film in digitale abbia dei costi notevolmente ridotti rispetto alla realizzazione su pellicola, nulla cambierà nelle condizioni di noleggio del film. Dunque, un piccolo esercente, di uno sperduto paese dell’Appennino meridionale, dovrà affrontare l’acquisto del digitale, per il quale dovrà richiedere un prestito di almeno 20.000 euro. Poi, se vorrà assicurarsi la prima di un film, dovrà versare 3000 euro e, infine, potrà solo pregare un santo protettore affinché l’affluenza del pubblico sia tale da poter coprire tutte le spese e magari riuscire a guadagnare qualcosa per poter mangiare. A meno che il nostro piccolo esercente non sia già un Paperon de’ Paperoni, sembra del tutto improbabile che possa riuscire a mantenere in vita la sua attività. Eccolo il progresso: aumento della disoccupazione, decrescita culturale, monopolio delle multinazionali, peggioramento dell’offerta cinematografica. Eccola la rivoluzione del cinema, mirante all’affermazione totale di poche aziende che vedono uscire i soldi dalla porta e li fanno rientrare raddoppiati o triplicati dalla finestra. Le prospettive future sono squallide e aberranti: squallide perché, pur di incassare di più, si produrrà di più e con maggior velocità (processo del resto già in atto da anni!), dunque a discapito della qualità del prodotto sia nei suoi aspetti tecnici sia in quelli contenutistici; aberranti perché nessuno stato normale permetterebbe che ciò accadesse senza tentare di imporre delle regole al mercato piuttosto che lasciarsi dominare da esso. Qualcuno potrebbe obiettare che l’immagine del futuro del piccolo cinema sia fantasiosa e priva di fondamenti o addirittura frutto di un ragionamento di parte. Non è così! E a dimostrarlo è la condizione attuale di sopravvivenza dei piccoli cinema. Prendiamo come esempio il caso del cinema Fierro di Montella. Il cinema è un monosala esistente dal 1931 in una località che oggi conta circa 8.000 residenti. Negli ultimi anni, in zone confinanti, sono nati un multiplex e due multisala ove la gente accorre per poter assistere alle prime visioni. E il cinema Fierro? Non godendo della disponibilità economica necessaria (3000 euro più IVA!) per la proiezione delle prime visioni, deve accontentarsi di noleggiare il film quando il suo costo si è notevolmente ridotto. Anche in questo caso è necessario versare un minimo garantito, tuttavia viene a mancare per il gestore del cinema la possibilità di riuscire a coprire tali costi con gli incassi. Infatti quando il film arriva nella sua sala, ormai gran parte del pubblico l’ha già visto o perché si è affrettato a raggiungere una delle multisala o perché è ricorso a un mezzo non solo dannoso, ma addirittura illegale, quello della pirateria on line. E così dal 2008 ad oggi il cinema Fierro ha perso il 90% del pubblico! Eppure c’è un segnale che lascia sperare nella possibilità di continuare a far vivere quella che è a tutti gli effetti una parte della storia di Montella: quando Carlo Fierro, con molti sacrifici, noleggia una prima visione la sala si riempie. È proprio questo dato, insieme al legame affettivo con quel luogo che ha visto scorrere la storia della sua famiglia, che spinge Carlo a voler passare al digitale. È disposto a questo ennesimo sacrificio a condizione però che possa aver accesso alle prime visioni con altre modalità. Mantenere invariate le regole del noleggio significherebbe rendere del tutto inutile l’oneroso passaggio al digitale. Carlo Fierro deve pensare al futuro della sua famiglia, vuole investire per il futuro dei suoi tre figli, non vuole essere costretto a chiudere la sua attività. Se le majors pretendono delle garanzie, bisognerà dargliele; se sarà necessario aumentare i controlli per verificare che tutti i gestori si comportino onestamente, ebbene bisognerà farlo. Però non possiamo assistere inerti e omertosi a questa lenta agonia del cinema, non possiamo permettere che una minoranza, solo perché economicamente forte, determini la sorte di tante piccole comunità; ma non vogliamo neanche implorare aiuti o sussidi economici a uno stato che è già in balia di una imperante crisi economica, politica e culturale. Tuttavia ci sembra doveroso un intervento legislativo che stabilisca dei criteri, dei principi, delle regole di distribuzione e noleggio validi per tutti. Non possono e non devono essere solo le majors a fissare le condizioni, anzi proprio perché sono protagoniste di un innegabile conflitto di interessi, è necessario che tali condizioni siano stabilite dall’esterno e applicate senza distinzioni.
Posted on: Wed, 18 Sep 2013 19:51:43 +0000

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