Il Pd, la sinistra e i democristiani su Campo di Marte Autore: - TopicsExpress



          

Il Pd, la sinistra e i democristiani su Campo di Marte Autore: Michele Ciliberto A leggere giornali anche molto autorevoli, la partita nel Pd sarebbe limitata a due contendenti, entrambi politicamente e culturalmente di matrice democristiana (in senso lato).Mentre non ci sarebbe spazio per candidati che provengono, sul piano culturale e politico, dalla tradizione della sinistra italiana. È vero questo? E, se fosse vero, cosa significherebbe? Osservo, in via preliminare, che Letta e Renzi – perché è di loro, ovviamente, che si sta parlando – sono molto diversi e che solo con una certa forzatura si possono ricondurre a una matrice comune. Mentre credo sia possibile ricondurre Letta a un alveo definibile genericamente come democristiano; penso che Renzi sia piuttosto un post-democristiano, pur avendo elementi in comune con quella tradizione. Basta pensare alla loro concezione della politica che in Letta si apre a una funzione centrale della mediazione; mentre in Renzi si svolge in senso alternativo, con una forte, e costituiva, apertura a dinamiche bipolari. Ma non è di questo che intendo parlare, bensì dell’analisi generale proposta da molti giornali sulla situazione del Pd, con la connessa liquidazione della sua sinistra; e verificarne la validità. Lo dico subito: a mio giudizio è un’analisi legittima ma superficiale perché limitata a un orizzonte che oscilla fra politicismo da un lato e derivazioni di tipo giornalistico dall’altro. La situazione italiana è assai più complessa e drammatica di quanto prospettive di questo genere possano far immaginare. Vorrei partire da un dato materiale: c’è una crisi profonda che spezza tradizionali blocchi sociali e politici introducendo elementi straordinari di mobilità a tutti i livelli. Da essa deriva un risentimento generalizzato contro tutti e contro tutti, a cominciare dalla politica e dai partiti politici. Basta pensare, per averne conferma, al successo del Movimento 5 stelle. Un risentimento da cui scaturisce anche una speciale attenzione, e simpatia (nel senso etimologico del termine) verso quelle personalità della politica che si presentano come distruttori di una intera classe dirigente su cui si riversa il rifiuto, se non il disprezzo, di larga parte del Paese. C’è qualcosa di pesante che ribolle nelle viscere dell’Italia, con esiti che possono essere imprevedibili. Questo profondo risentimento è una delle ragioni del consenso trasversale che trovano le posizioni che, in modi diversi, si contrappongono al tradizionale ceto politico. Molti osservano che sono posizioni indefinite, indeterminate, ma è una scelta politica voluta, volta a intercettare quel risentimento: il quale parte da punti specifici, ma finisce per coinvolgere ogni cosa; e perciò è, in prima istanza, altrettanto indefinito, indeterminato. Ma il risentimento – e su questo occorrerebbe riflettere – non intende esaurirsi in se stesso, vorrebbe uscire dalla crisi, vedere attuate politiche che diano sollievo e speranze ai ceti più deboli e più colpiti. Vorrebbe insomma determinarsi, definirsi. Sta proprio qui – in questa crisi e nelle tensioni di questo risentimento – la radice materiale dell’esistenza della sinistra, anche della sinistra del Pd, nella società italiana. Certo, a questo disagio non ha corrisposto una consapevolezza teorica e una iniziativa politica adeguata. È questa, a mio avviso, la responsabilità del Pd: non essere riuscito ad esprimere, politicamente, quello che ribolle nel Paese. Ma il fatto che non ci sia riuscito non vuol dire che non possa riuscirci, se cominciasse a fare quello che sarebbe suo compito fare. In concreto cosa dovrebbe fare? Cito solo qualche punto. Dovrebbe elaborare una cultura politica contrapposta ai cardini del berlusconismo sul piano antropologico, culturale, sociale, anche ideale. Situarsi dalla parte del lavoro, inteso come principio di emancipazione e di liberazione. Schierarsi con gli «ultimi», cioè con i ceti più colpiti dalla crisi e dalle politiche governative degli ultimi anni. Concepire il conflitto come motore di sviluppo e di progresso della società, non come un peso di cui liberarsi. Fare propri i principi della democrazia liberale per quanto riguarda il rapporto, e l’equilibrio, dei poteri. E dovrebbe riuscire ad esprimere iniziative politiche, a livello italiano ed europeo, in grado di coinvolgere anche forze moderate interessate a un progetto di cambiamento e disposte ad uscire dalla gabbia del berlusconismo. In breve: dovrebbe essere una sinistra tanto consapevole di se stessa quanto capace di guardare verso il centro, come è necessario fare in Italia se si vuole arrivare alla guida della nazione. Se questa analisi, certo sommaria, ha un fondamento, il Pd si deve organizzare sul piano culturale, istituzionale e anche organizzativo tenendo conto di queste priorità. Ma non si tratta solo del Pd; si tratta dell’Italia. Coloro che danno per scontata l’estinzione della sinistra – e considerano un residuo del passato il candidato della sinistra alla segreteria del Pd – dovrebbero interrogarsi su cosa sarebbe l’Italia senza una sinistra forte, moderna, riformatrice e un Pd con la sua sinistra ridotta al silenzio. Certo, sono rilevanti le personalità del Pd che provengono, in vario modo, dalla matrice democristiana per il lavoro che svolgono a tutti i livelli. Ma bisogna anche sapere che oggi la funzione della sinistra, e anche della sinistra del Pd, è materialmente e politicamente indispensabile. Senza di essa declinerebbe la leva principale della trasformazioni sociali e politiche dell’Italia, almeno quali le abbiamo conosciute fin ad oggi. Ma sopratutto verrebbe meno la sola forza che può dare un esito politico positivo e democratico al risentimento che avvelena l’Italia, contribuendo a portarci fuori della crisi. Non so se sia a tutti chiara l’entità della posta oggi in gioco: il problema sul tappeto, discusso in modo spesso superficiale, riguarda, oltre che il futuro e il destino della sinistra, quello dell’Italia. Di questo si tratta quando si parla del congresso del Pd e dei vari candidati alla segreteria del partito: qualunque sia la posizione presa e la candidatura scelta sarebbe opportuno che si sapesse di cosa si sta parlando.
Posted on: Sat, 07 Sep 2013 03:07:53 +0000

Trending Topics



Recently Viewed Topics




© 2015